-3. Strangers-

211 20 6
                                    

Armin aveva preso il treno, un autobus, e aveva camminato per una buona mezz'ora, solo per arrivare in spiaggia.
Già, il mare.
Ciò che non aveva mai avuto la possibilità di vedere, ma che aveva sempre ambito.
In realtà, non sapeva bene perché lo attirasse tanto, ma finalmente aveva esaudito quel suo piccolo sogno che lo portava a immaginare la sensazione dell'acqua salata sulla pelle.
Trovò poi un punto abbastanza isolato, lontano dai rumori invadenti della città vicina.
Era un piccolo pontile in legno, dall'aspetto malandato, probabilmente, il suo scopo primario era quello di offrire appoggio ai pescatori. Dall'altra parte della strada, un piccolo bar dall'aspetto accogliente.
Percorse tranquillo il pontile, lo scricchiolio del legno sotto i suoi passi era quasi sovrastato dall'infrangersi delle onde sulla riva.
Quando arrivò in punta, si sedette togliendosi le sue Vans rosse e arrotolando i jeans grigi che indossava fino al ginocchio.
Lasciò i piedi penzolare dal bordo,  alcuni schizzi d'acqua raggiungevano il suo volto, bagnando anche il maglioncino beige che indossava.
Il sole stava tramontando, e tingeva di un acceso arancione il cielo, che si rispecchiava nel mare.

Solo dopo, si accorse di una presenza al suo fianco.
Era una ragazza, più o meno della sua età, con le cuffie nelle orecchie. I capelli c/c che seguivano il gentile movimento del vento, e gli occhi c/o che guardavano, persi, verso l'orizzonte, risplendevano illuminati dalle sfumature del mare e del cielo riflesso in esso.
Teneva le ginocchia al petto, cingendole con le braccia.
Indossava una felpa larga, nera, e dei semplici jeans, completando il tutto con delle scarpe sportive bianche.
Non si rese conto di essere rimasto a fissare la ragazza, finché lei non si risvegliò dalla sua specie di trans, voltandosi verso di lui e guardandolo confusa.
"Sei una specie di stalker o qualcosa del genere?"
La voce calma, quasi divertita della ragazza, completamente inadatta alla domanda fatta, colpì il biondo, che, agitato, iniziò a balbettare, portandosi una mano dietro la nuca e gesticolando con l'altra, tentando di spiegarsi nel modo più adeguato possibile.
"N-no, io stavo solo... Bhè e-ecco io non... S-scusa, non volevo..."
"Fissarmi in quel modo inquietante?"
Armin abbassò lo sguardo, imbarazzato.
"S-sì"
Ammise poi.
La ragazza poi, scoppiò in una fragorosa risata, divertita dai modi impacciati del biondo.
"Non hai molti amici, sbaglio?"
Chiese mettendo di ridere, ma un sorriso scherzoso non lasciava il suo volto.
"Bhè e-ecco..."
"Tranquillo, sto solo scherzando"
La c/c tornò poi a guardare il cielo, togliendosi le cuffie dalle orecchie e mettendole disordinatamente in tasca.
Il ragazzo invece teneva la sua attenzione fissa alle sue ginocchia, una leggera sfumatura rosa colorava le sue guance, ancora imbarazzato per i precedenti avvenimenti.
Sperava la coetanea non lo notasse.
Ma così non fu.
Nonostante i capelli a scodella, rasati dietro la nuca, coprissero parte del volto, T/n aveva notato il rossore del biondo.
Ridacchiò silenziosamente, mentre l'altro riprendeva un po' della sua confidenza.
Ora che guardava il mare, la c/c poté notare i bellissimi occhi azzurri del ragazzo.
In essi riuscì però a scorgere un velo di malinconia.
Era un peccato, pensò, degli occhi tanto belli dovevano per forza essere rovinati da quel velo di tristezza?
"Perché?"
Chiese senza neanche accorgersene
L'altro la guardò confuso.
"Voglio dire... Uhm..."
Anche le sue guance si colorarono di rosa, e si maledisse mentalmente per aver parlato.
"Sembri triste"
Riuscì a spiegare poi.
"Già... Forse un po'..."
Ammise lui.
Non sapeva perché si stesse confidando con una completa sconosciuta, ma si tolse un enorme peso.
Non badò a ripercussioni future, aveva bisogno di parlarne.
La ragazza se ne accorse.
"Che succede?"
Era una domanda tanto spontanea, sembrava fatta da una vecchia amica, qualcuno che conosci da una vita.
"È che... Io voglio fare di più. Intendo... Mi sento come, come sprecato, ecco"
Un sospiro lasciò le labbra del biondo.
"Voglio fare nuove esperienze... Voglio... Non so... Vedere cose nuove, insomma, non fare tutte le stesse cose ogni giorno"
Lei annuì pensierosa.

Un sorriso soddisfatto si fece lardo sul suo volto, quando le venne una strana idea.
Prese il telefono, e controllò l'orario.
"Sono le 18:30"
Disse guadagnandosi la confusione del biondo.
"Ti aspetto qui, domani"
Spiegò
"Non ho idea di dove tu viva o cosa tu debba fare domani, ma ti aspetterò.
Continuò, alzandosi dal suo posto, seguita dallo sguardo interrogatorio del biondo, che non staccava i suoi occhi biondi dalla figura femminile di fianco a lui.
La c/c aveva già raggiunto la strada quando aggiunse:
"Se non verrai domani, ti aspetterò dopodomani"
Continuava a camminare spedita, e quelle parole, sovrastate dalle onde, giunsero solo in parte ad Armin, che, mentre si alzava e rimetteva le scarpe, capì ugualmente ciò che la ragazza voleva dire.
"Aspetta!"
Gridò il biondo nel vano tentativo di fermarla, ormai era troppo distante per poterlo sentire.
In un sussurro, Armin disse più a sé stesso che a qualcun'altro le parole che voleva rivolgere alla ragazza:

"Come ti chiami?"

Angolo cottura bagno
Come va?
Spero bene.
E spero anche vi sia piaciuto questo capitolo :)

Non ho molto da dire, quindiiiii
Addio~

Waiting For Love || Armin x Reader || MODERN AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora