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Che figura.. è stata la cosa più imbarazzante della mia vita ritrovarmi davanti a lui, in quel momento maledivo Akai perché aveva ragione. 

"Come fai ad essere.."

"Storia lunga.. scusa" Risposi molto dispiaciuta.. insomma, quante probabilità avevo di trovarmi nello stesso bar di Tooru? 

"Q-Quindi.. cosa ti ordino?" mi chiese, anche lui visibilmente imbarazzato. Insomma vede una ragazza morta.. viva.

Decisi di optare per dei tramezzini che solo al vederli dalla fotografia nel menù mi veniva l'acquolina in bocca. 

Non ci mise molto ad arrivare l'ordine, e mentre lui si sedette difronte a me, stavo dando il primo morso al panino, per poi benedirlo

"Questo panino è la cosa più gustosa che abbia mai mangiato, dopo la pizza margherita assaggiata a Napoli ovviamente, e anche il sushi! Il salmone è la cosa più deliziosa al mondo" 

Tooru rideva dalla mia reazione verso quel panino e mi chiese il come faccio ad essere qui, viva e vegeta dopo ciò che è successo ad Osaka

"Il pavimento dalla visione di Vermouth era.. coperta dall'ambulanza e altre cose, e uno dei problemi era sistemato.. per quanto riguarda Heiji avevo bisogno di una persona cara che mi vedesse.. insomma.. cadere. Sapevo che lui non si sarebbe mai affacciato nel vedere.. che in realtà c'era un materasso a tenermi.. per quanto riguarda il corpo, è una mia copia fatta di cera.. sono una persona orribile.." Finii di mangiare il panino che mi aveva portato precedentemente.

Lui fece una cosa che mi sorprese: mi prese la mano e mi alzò il viso con il pollice e l'indice poggiati sul mento: "Sei molto forte.. e.. per quanto sia doloroso anche per te, l'hai fatto per aiutare tutti, non devi sentirti in colpa, dovevi farlo per il bene di tutti e questa cosa in un futuro la capirà, non preoccuparti okay?" 

CI guardammo.. i suoi occhi erano una quiete.. anzi: la quiete. Avete presente il proverbio "la quiete prima della tempesta"? Esattamente. Lui era quella quiete..

Mi alzai per poi risedermi, sta volta, al suo fianco e abbracciarlo, lui ricambiò subito per poi riprendere a parlare: "che ne dici di uscire insieme sta sera? Non so magari.. andiamo al cinema.. oppure possiamo andare al karaoke!" ridacchiai e sorrisi annuendo: "mi fido di te." 

Passai tutto il pomeriggio con lui, cambiai di nuovo postazione, sedendomi al bancone, visto che comunque stava ancora lavorando ma stavamo ancora e ancora a parlare di qualsiasi cosa: "Sii mmi  piaceva tantissimo agli inizi.. non puoi capire come l'ho trattato all'inizio, ero così scontrosa!. Ridemmo insieme e poi lui interessato mi domandò: " e  poi?" sorrisi al pensiero e risposi: "Iniziò a parlarmi della sua amica di infanzia, Kazuha,  e mi spiegava, dove quando e come voleva confessarle i sentimenti che provavo, così iniziai a capire.. che non era lui la persona che cercavo in quel senso.. ma per me è stato molto importante e lo è tutt'ora a dire la verità. E' il mio migliore amico.. fargli quello che ho fatto.. è bruttissimo.. se qualcuno l'avrebbe fatto a me.. non so come la prenderei" dissi con un tono di malinconia e tristezza.

Dopo avermi tirato su il morale finii di lavorare e uscii insieme a lui dal locale e mi mise un cappello ridendo: " Ehi!" quando alzai lo sguardo per vederlo dietro di lui passò qualcuno. Infatti per ciò mi fermai di colpo irrigidendomi per poi girare lo sguardo verso sinistra, era lui non c'erano dubbi. Non era ne la sua postura.. ne il colore dei capelli e neanche il colore della sua pelle olivastra.. ma era la mancanza di un oggetto fondamentale che caratterizzava a pieno la sua persona, come un simbolo che avevo dedotto la sua identità



Il cappello. 



"La figlia di Vermouth - parte II" - DCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora