Capitolo 4

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La classe è ancora vuota tranne che per qualche ragazzo ed il mio compagno di banco: Liam.
È alto, muscoloso, ha i capelli corti, castani, gli occhi scuri e una piccola voglia sul collo; a differenza di Michael, Liam lo conosco da due anni, ovvero dal mio arrivo in questa scuola.
Sinceramente non ricordo come diventammo così uniti, ricordo solo che ci lanciavamo occhiate complici, ma poco importa, il passato è passato. Mi siedo vicino a Liam, mi saluta facendomi l'occhiolino ed io ricambio con un sorriso; nello stesso momento entra il prof di chimica, il signor Depp. Uomo sulla cinquantina dall'innegabile fascino, il signor Depp non sembra affatto un professore di chimica, anzi sembra un attore, o molto di più.
-Buona giornata ragazzi.- enuncia il professore mentre poggia la sua cartella sulla cattedra -Oggi avevo voglia di portarvi al laboratorio per fare un ripasso generale, seguitemi.- il prof si alza e aspetta che prendiamo il nostro materiale.
Ci dirigiamo tutti in laboratorio ed io e Liam ci scegliamo un posto agli ultimi banchi, quasi senza farci notare.
Dopo mezzora di spiegazioni inutili sui glucidi e sui lipidi mi giro verso Liam che sembra davvero interessato a quello che il signor Depp sta spiegando, così cerco di non disturbarlo e mi metto a giocherellare con il mio telefono senza preoccuparmi di quello che potrebbe dire il prof.
La prima ora passa lentamente ed il signor Depp ci saluta con un sorriso, accompagnato dai risolini delle mie compagne di classe.
Al suono della seconda campanella inizia a sentirsi il tipico mormorio dei compagni di classe che si rilassano chiacchierando tra di loro e delle compagne che si truccano, come se fossero ad una sfilata di moda dove è necessario risultare perfette ad ogni ora.
Il mormorio viene interrotto dall'arrivo della professoressa: la signora Baudelaire.
Ci guarda, stringe di poco gli occhi facendo diventare le sue tante rughe ancora più profonde di quello che sono già, qualche ciocca di capelli di un biondo scolorito tendente al bianco le scivola dall'orecchio destro, i suoi occhi scuri squadrano la classe come schifati dagli adolescenti
-Buongiorno- dice in modo altezzoso.
Ogni sua parola sembra scandire una forma di odio.
Tutte cosi le prof di matematica
-Avete fatto i vostri esercizi?- ovviamente qualche secchione deve sventolare il suo quaderno per entrare nelle grazie della prof, come se servisse a qualcosa.
Inizia così un'altra ora di noia e pensieri.
Uno dei miei pensieri viene interrotto da Liam che mi chiama e mi guarda preoccupato -Harry, che hai?- mi chiede -Niente- rispondo - Perché?- il mio compagno di banco continua a guardarmi pensieroso -Beh, oggi non hai parlato per niente, non è da te..- Non so perché ma ho una gran voglia di abbracciarlo -Non ho niente Liam, sono solo stanco perché stanotte non ho dormito.- Appena finisco la frase mi mordo il labbro inferiore, consapevole di aver mentito: non faccio altro che ripensare al ragazzo sull'autobus.
-Styles, Payne, se avete voglia di parlare venite alla lavagna.- La signora Baudelaire ci guarda quasi soddisfatta di poter rovinare la media di due studenti -Allora, cosa aspettate?-. Io e Liam ci alziamo e ci dirigiamo alla lavagna dove la Baudelaire ci ''accoglie'' con uno dei suoi orrendi sorrisi circondati dalle sue sottilissime labbra; ci interroga in quindici minuti e ci rimanda al posto con due insufficienze.
Liam sembra disperato per l'insufficienza, io non gli do tanto peso.

Il suono della campanella annuncia la ricreazione e tutta la classe esce fuori dall'aula per potersi rilassare; io e Liam andiamo di fuori dove lui inizia a parlare con un ragazzo ed io mi accendo una sigaretta, prendo l'iPhone dalla tasca e controllo i messaggi.
Un messaggio da Michael;
<< Harry, oggi vieni alle prove della band con i ragazzi? Ci conto!>>
La campanella che annuncia la fine della ricreazione mi distrae dal telefono e mi ricorda che devo tornare in classe, cosi ignoro il messaggio. Inizio a dirigermi in classe con Liam vicino e qualche ragazza che coglie l'occasione per salutarci con un leggero movimento della mano e mettere in mostra il proprio corpo, qualcuna ci segue perfino vicino alla nostra classe per poi sgattaiolare di corsa fino alle loro classi dove probabilmente le aspettano professori innervositi dal loro ''ritardo''.
Nella nostra di classe invece, non c'è nessuno, solo Horan che intrattiene le ragazze con le sue battute tristi e banali. Guardo Horan mentre scherza con le compagne di classe cercando di conquistarne qualcuna per passarci la notte: Niall Horan, irlandese, trasferitosi qui per motivi che non ha detto a nessuno in questa scuola, ha la faccia contratta in una risata fragorosa, i capelli biondi ondeggiano mentre scuote la testa e continua a ridere, arrossisce facendo nascere un contrasto tra i suoi occhi azzurri e le gote rosse.
Questo patetico spettacolo viene interrotto dall'arrivo della signorina Patterson la professoressa di inglese. La borsa le scivola dalla spalla e cade sulla cattedra rumorosamente, si scusa per la confusione e riordina goffamente il tutto; se fosse di qualche anno più giovane la confonderei con una studentessa del quinto anno.
Ci chiede se abbiamo portato il libro che dovevamo leggere per il weekend e spontaneamente impreco a bassa voce: l'ho dimenticato sul cuscino stamattina. Alzo la mano e dico alla Patterson di averlo dimenticalo, successivamente le chiedo se posso andare a prenderne una copia in biblioteca: mi manda.

Dopo cinque minuti di passeggiata nei corridoi entro finalmente in biblioteca ed inizio a cercare il libro che la prof ci ha assegnato: cammino tra le corsie,cerco tra gli scaffali dove so che non lo troverò mai solo per trovare qualcosa che potrebbe interessarmi e poi finalmente, dopo un quarto d'ora di ''gita'' nella biblioteca, mi dirigo allo scaffale dei ''Classici'' e cerco l'autrice; Jane Austen.
Passo altri dieci minuti a cercare il libro della Patterson e finalmente, dopo trenta minuti, torno in classe. Il resto dell'ora passa più velocemente delle ore precedenti e al suono dell'ultima campanella ci alziamo, ci prepariamo ed usciamo.
Vedo i compagni di classe dividersi in gruppi e andare a fumare o chiacchierare, io invece mi incammino da solo per arrivare in fermata. Preso dalla noia mi accendo una sigaretta e ricordo di dover rispondere a Michael:
<<Hey Michael, dove, quando e a che ora?>>
La risposta arriva quasi immediata :
<<Alle quattro sotto casa mia!>>
Nel frattempo sono arrivato in fermata,invio un messaggio di conferma a Michael,alzo lo sguardo e lo vedo: il ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli scompigliati di stamattina.

&quot;Goodbye&quot; [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora