1. ci risiamo

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Stiles stringeva saldamente le mani sul volante della jeep. Guidava più veloce che poteva. Tutti gli avvenimenti di quella sera continuavano a ripresentarsi uno dopo l'altro nella sua mente continuamente, senza sosta.

La voce di Scott, che gli urlava di accelerare, con le lacrime agli occhi e Malia stretta tra le braccia, ricoperta di ferite aperte, e la maglietta insanguinata, ormai ridotta a brandelli dai proiettili all'aconito giallo che la stava uccidendo, minuto dopo minuto.

Stiles teneva ben saldo il piede sull'acceleratore, lo sguardo fisso sulla strada scura e priva di illuminazione. La voce del suo compagno gli arrivava come ovattata, e un rivolo di sudore gli percorse il volto. Anche lui era stato ferito, alla gamba sinistra, non sentiva nulla. Forse era l'adrenalina che aveva in corpo in quel momento o forse era semplicemente perché Scott aveva assorbito il suo dolore stringendogli il braccio quasi fermandogli la circolazione trascinandolo verso la macchina per portare Malia in salvo o quantomeno da Diton. Ma erano lontani dall'ambulatorio, lontani da casa, lontani da tutto ciò che gli potesse anche solo minimamente sembrare familiare.

Videro delle luci fioche in lontananza, piano piano che la distanza si accorciava si facevano sempre più vivide e splendenti e solo a quel punto Stiles riuscì a respirare un po' sollevato. Guardò i sedili posteriori della Jeep. Intravide la ragazza pallida accasciata sul grembo di Scott quando fissò negli occhi il suo migliore amico. Vide che brillavano. Non erano rossi come quelli del vero alfa che era in lui, brillavano per le lacrime che il ragazzo, il semplice e vulnerabile ventenne che usciva solo in quelle situazioni, non riusciva più a reprimere.

Con un tono di voce alto Stiles disse: "Ok, procediamo con calma, andrà tutto bene." Non aspettando una risposta continuò: "Potremmo provare a chiedere aiuto lì, alle persone in quella casa. Potrebbero essere compagni della Monroe ma dobbiamo tentare. E' la nostra unica possibilità per salvarla" disse con la voce tremante alludendo a Malia.

Scott annuì senza esitare e rimase in silenzio sul sedile posteriore, strofinando dolcemente il pollice sul viso contratto e pallido della ragazza. Ad un tratto le vene del suo braccio vennero marcate da un liquido nero che piano piano si diffondeva per tutto il suo corpo, abbandonando quello della ragazza. L'espressione di Malia si addolcì sempre di più mentre quella di Scott non faceva che contrarsi per il dolore appena assorbito. Tolse velocemente la mano dal volto della ragazza mentre il liquido si distribuiva e un'altra piccola e timida lacrima rigava il suo volto preoccupato.

Stiles tolse maldestramente le chiavi dalla macchina, scese da essa e sbatté con forza lo sportello. Appoggiò la schiena alla sua fedele jeep, abbandono la testa all'indietro sbattendola al telaio arrugginito. Avrebbe voluto semplicemente rimanere li lasciando fuggire tutti i suoi problemi che certamente non erano pochi al momento, ma no, non lo poteva fare.

Aprì la portiera posteriore ed insieme a Scott presero Malia in braccio e si avviarono verso la struttura luminosa. Camminarono in silenzio, la testa bassa, le braccia appesantite dal corpo immobile della ragazza. Forse Stiles avrebbe voluto rompere il silenzio, forse lo avrebbe dovuto fare, ma stette zitto. Non osò aprire bocca.

Arrivati alla porta in legno Scott alzò il pugno e bussò con forza. Riversò tutta la sua rabbia in quel gesto, forse ne riversò troppa, no anzi senza forse. Stiles credette per un attimo che la porta avesse ceduto a quel pugno pieno di ira e preoccupazione e invece non fu così.

Si sentirono dei sussurri al di la del portone, dei passi, quasi furtivi vagare per l'appartamento e avvicinarsi prima alla porta tornare indietro e poi tornare. Si sentì anche un rumore strano, Scott sembrava preoccupato, si quello era un caricatore di pistola. La porta di aprì e i due amici si ritrovarono una Revolver d'argento a testa puntata verso la fronte. Tirarono un sospiro di sollievo quando individuarono chi era il proprietario delle pistole. Christofer Argent abbassò le armi lentamente rivelando una faccia alquanto confusa stampata sul volto.

I due migliori amici non ci fecero nemmeno caso barcollarono all'interno della casa, guidati dal calore accogliente che li aveva catturati. Adagiarono Malia su un divano rosso davanti ad un camino molto luminoso e si abbandonarono sulle poltrone che sembravano le cose più comode al mondo in quel momento.

Chris chiuse la porta e cominciò: "bene ragazzi, che diavolo è successo". Stiles stava per rialzarsi e gettarsi in un racconto animatissimo dell'accaduto ma sfortunatamente il suo sguardo cadde sulla gamba ferita. Ebbe un conato di vomito che riuscì a reprimere ma ciò che non riuscì proprio a fermare fu lo svenire. Crollò sulla poltrona ancora, questa volta privo di sensi. Gli altri due "sani" rimasti nella stanza si guardarono con espressione incredibilmente simile. 

"Lo ha fatto ancora" disse Scott. "direi proprio di si" annuì Chris con un briciolo di divertimento nella voce. "beh almeno tu mi vuoi dire che diavolo è successo?" "Emh, forse è il caso che ci occupiamo di Malia prima" fece una pausa abbastanza sofferente "avvelenamento da aconito giallo, bisogna bruciarlo e fasciarle le ferite" Chris sorrise anche se nel suo volto c'era un'ombra di preoccupazione "Vedo che fai progressi" disse mentre andava a prendere tutto il necessario richiesto da Scott.

Il ragazzo rise dentro di se. Chris alludeva al suo tirocinio con il dottor Diton che andava avanti ormai da anni, ma che ora era più puntato sul mondo del soprannaturale che sul diventare un veterinario.

Chris arrivò con le braccia colme di tutto ciò che poteva servire a Scott, rovesciò tutto sul tavolino davanti al divano dove era stata riposta Malia e il Dottor. McCall iniziò ad operare. In circa 30 minuti Malia aveva fasciature sulle ferite più profonde, il proiettile all'aconito era stato rimosso e i rimasugli dell'intruglio letale erano stati bruciati. Inoltre la testa di Stiles era stata dotata di una borsa di ghiaccio e la ferita sulla gamba fasciata accuratamente. Il ragazzo stava iniziando a riprendersi aprendo gli occhi e stava già cercando di riacquistare il suo solito grado di sarcasmo.

Scott era vicino alla finestra, guardava fuori preoccupato e parlava al telefono. Era Lydia. "Ok va bene, noi siamo qui vi aspettiamo". Stiles si alzò in piedi un po' a fatica e guardò Scott con aria interrogativa.

Lui capì "Stanno venendo tutti qui. A quanto pare Lyds sta bene. O almeno stando a quanto dice lei. Theo è ferito non penso gravemente ma ha bisogno di cure, Liam sta bene, non so come ma sembra illeso. Mason sta bene e Corey ha solo un graffio da proiettile. Quello messo peggio è Jackson ha una pallottola nella spalla, forse strozzalupo normale forse giallo. Ethan è abbastanza preoccupato dobbiamo prepararci altre fasciature. Oh e Alec sta bene sembra aver passato il primo giorno con il resto del branco e già questo è un buon traguardo" Disse il ragazzo guardando lo schermo ormai spento del cellulare.
"dovevamo fare come dicevi tu, avevi ragione"

Stiles annuì compiaciuto e poi disse in modo ancora un po' stordito "Forse non è il momento giusto per dire te lo avevo detto ma te lo avevo detto" Scott scosse la testa e la rivolse verso la sua ragazza che sembrava stesse cercando di rimettersi a sedere.

"uo uo uo Malia cosa pensi di fare rimani sdraiata li dove sei" la ragazza ubbidì e smise di tentare.

Chris allora riprese la parola, rompendo un lungo silenzio imbarazzante. "allora?" Scott alzò gli occhi al cielo, lo imbarazzava parlare dei suoi insuccessi ma pensò di non avere scelta.

TEEN WOLF s7- the pack is backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora