Capitolo 6: Il Club di Lettura e Riflessione

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«Professore! Professor Mefisti, aspetti!» Duccio Longhi accelerò il passo per raggiungere l'insegnante che si era già avviato fuori dalla sua aula: «Aspetti!»

Due ragazze si spostarono velocemente per non essere travolte dalla fretta di Duccio.

«Professor Mefisti!» ripeté il Duellante affacciandosi oltre la balaustra del grande scalone del Tempio: «Un secondo per favore!»

Il professore era già a metà della scalinata, si fermò e alzò lo sguardo verso la balaustra: «Longhi, che succede?»

«Dovrei parlarle!»

«Devo tornare immediatamente nel mio studio Longhi, se vuoi parlarmi, seguimi» detto ciò il professore tornò a scendere le scale.

Duccio si precipitò dietro di lui, cercando di non urtare contro nessuno mentre scendeva in fretta e furia.

La lezione del professor Mefisti era appena finita e con essa tutte le altre lezioni pomeridiane, gli studenti erano ansiosi di andare a sfruttare le loro ore di libertà, correvano verso i dormitori per cambiarsi nelle loro divise sportive o i loro abiti informali, pronti a seguire i corsi extrascolastici o semplicemente a rilassarsi insieme agli amici.

Duccio raggiunse il professore poco prima del grosso focolare nell'atrio del Tempio.

«Forza Longhi, non perdiamo tempo» Mefisti mise i piedi sulla cenere argentea, afferrò Duccio per una spalla e si sistemò per bene al centro del focolare, poi disse "Palazzo Eterno, Corridoio dei Mostri" e di colpo una nube argentea li avvolse facendoli precipitare nella cenere del focolare come sabbie mobili, risputandoli giù lungo la canna fumaria di uno dei grandi e sontuosi camini stuccati del Palazzo Eterno.

Duccio lasciò uscire il professore per primo: «Ecco, quello di cui volevo parlarle...»

«Andiamo» disse secco Mefisti incamminandosi lungo il corridoio.

Duccio lo seguì rapido, cercando di non osservare le figure mostruose e le grottesche sul soffitto che lo fissavano inquietanti.

«Non è niente di grave, solo una proposta, vede professore sono stato informato da Donato Talamone, il R.A.N.A. dei Fattucchieri della Foresta che...»

«Le stelle ruotano» rantolò una delle statuette di stucco che contornavano la porta di fronte a cui si era fermato il professore.

«Il tempo corre» rispose calmo l'insegnante.

«L'orologio suonerà» dissero all'unisono la statua mostruosa e il professore, poi tutti gli stucchi si arricciarono e si contorsero, le statuette e le gargolle sbeccate si rintanarono sulla cornice della porta e Mefisti aprì senza dire altro.

Duccio rimase in silenzio per qualche secondo, rabbrividendo ai visi deformi delle sculture di stucco.

Lo studio del professor Mefisti rispecchiava perfettamente la sua persona, era trasandato ma al tempo stesso sembrava che nel disordine ci fosse un ordine, era semibuio ma le candele erano tutte accese, si trovava in una delle aree più remote e umide del Palazzo, ma era sempre caldo.

La stanza era un mistero e una contraddizione.

La finestra era opaca e polverosa, su un trespolo stava appollaiato un magnifico corvo nero dalle penne lucidissime con una zampetta fasciata.

Il professor Mefisti aprì un cassetto della scrivania ingombra di libri, tomi, alambicchi e oggetti sinistri e tirò fuori una scatola di cartone scuro e quello che sembrava essere un misurino.

Duccio restò ancora in silenzio, sentiva la pelle d'oca sulla nuca e il suo olfatto potenziato era disorientato da tutti gli odori della stanza.

Mefisti aprì la scatola, era piena di semi e cereali vari, riempì il misurino e poi travasò i semi nella ciotolina fissata al trespolo del corvo.

Aeternam: Il Destino Della MagiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora