Mi sono addormentato in una vasca da bagno, riempita con acqua congelata, non riuscivo a muovermi, avevo freddo, ma non provavo dolore, né paura.
Ero in una stanza vuota, mura grigie così come il soffitto ed il pavimento, c’era solo una finestra che dava su una stazione in lontananza, era pomeriggio, si riusciva a vedere il sole, sporco di sangue.
Guardavo la finestra, con lo sguardo fisso, le pupille dilatate che ricordavano la carcassa di un pesce, era una concentrazione folle, quasi ossessiva, potevo solo guardare quella stazione e ogni quarto d’ora il treno passare, ero così preso dal rimanere mummificato, eppure non ho distolto mai lo sguardo, non ho mai ceduto l’occhio al vuoto, tant’è che iniziai a contare ogni volta che il treno passava, pensandoci fino a quel momento, era passato tre volte.
Incominciava a fare buio, ed io ero arrivato a contare ventuno treni, avevo così paura di perdermi quel momento in cui passava che incominciai a non chiudere più le palpebre dopo le prime volte.
Non sentivo più freddo, ma era calato il buio, non vedevo più niente, non riuscivo più a controllare che il treno passasse, così chiusi gli occhi e piansi.
[...]
Lei mi ha chiesto perché le parlavo al cuore, che giorno dopo giorno non mi ascoltava ed io che non sapevo rispondere, guardavo lei che fumava via la voglia ed il mio amore, come se avesse potuto comprarlo in stazione.
Ricordo ora che mi accorsi che le lenzuola sulle quali sono seduto profumavano di ricordi un po’ troppo presto, collezionavo lacrime cristallizzate, ci incidevo sopra i tuoi nomi, e poi gli sussurravo pregando di non sparire.
Sentivo le tue voci cullarmi dicendo ‘’un paio di sospiri profondi, non ascoltare i singhiozzi...’, e vorrei solo stringerti, rassicurarti circondati da bottiglie vuote che collezionavano sogni, tu piccola, tanto.
Vorrei solo sapere il tuo nome, tu mi fai male, e vorrei solo dirti che bastano ‘’un paio di sospiri profondi, non ascoltare i singhiozzi’’ sapendo che non basterà, perchè tu piccola, piccola, tanto.
E mentre vomito l’anima riaffiora un pensiero di te, sento di ricordare un momento.
E ora mi spengo con un vuoto fra le braccia, senza alcol sulle labbra, e col petto pieno di te, di cui non so il nome, così inutilmente pieno di te, che sto per chiudere gli occhi, e non aprirli mai più…
[...]
Mi sono svegliato sul prato cinque minuti fa, sotto un cielo terso di rosa, con poco più di un nome nel petto ed un fiore nella mano, origliando il tuo nome dal vento che passava.
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Parole
PoetryUna raccolta di sfoghi personali verso la civiltà moderna socialmente instabile, e poesie.