Ed ancora, ancora, non riesco a spiegarmi queste lacrime, non riesco a capacitarmi della voglia del mio stesso sangue, di sgorgare via da questo involucro, di portare il calore via da queste mani, di privarmi della possibilità di trasmettere questi tocchi di luce nel buio abisso della solitudine.
Perché?! Non riesco a trovare un motivo per il quale non dovrei farlo, sotto questi grigi alberi, al di sotto di questa bianca neve che urla alla luna, come un branco di lupi, grida, grida, grida.
Potrei morire stanotte, domani, tra un anno; non farebbe differenza, noi abbiamo cominciato a morire nel momento in cui siamo nati, ed è così che la materia che compone noi, i nostri sogni e pensieri è fatta, si deteriora, contorce e dissolve.
Preferirei andare nello spazio, tra le stelle, nella gola di un buco nero mi tufferei, solo per vedere cosa ci sarebbe dopo, con la morte in gola, berrei un goccio di alcol, e la farei bruciare, ustionare, solo per non sentir mai più la mia voce; ed a quel punto farei entrare quella grigiastra aria che sofferenza e morte porta nei miei polmoni, solo per non poter mai più respirare; e iniziare a tagliare fino a piangere, non respirando, non potendo urlare, e nonostante tutto, nello spazio, nessuno può sentirti piangere.
Che sia tra le stelle, sulla terra, nell’aria, in me, in te, negli altri, sarò solo, senza te, senza nessuno, senza calore, senza amore, senza un tocco, solo col rosso me stesso riflesso negli occhi di chi ha ancora il coraggio di guardarmi.
STAI LEGGENDO
Parole
PoezjaUna raccolta di sfoghi personali verso la civiltà moderna socialmente instabile, e poesie.