Capitolo VII - Epilogo

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| Capitolo VII - Epilogo

«Qualunque cosa deciderai di fare, non badare a me. Fai ciò che ritieni più giusto per te.» Gli aveva detto Peter, prima che lasciasse casa sua, per raggiungere suo padre a villa Stark e confrontarsi con lui. Stavolta in maniera definitiva.

Non badare a te? Come se fosse semplice! Aveva pensato, leggermente divertito, sbuffando via una risata che, paradossalmente, un po' di timore glielo aveva strappato dal petto. Poi gli aveva rubato un bacio e si era dileguato; non perché non vedesse l'ora di cominciare la battaglia, ma perché fremeva per concluderla. E Peter? Non voleva deluderlo, perché quel ragazzo lo avrebbe aspettato e lui non sapeva nemmeno se sarebbe tornato da lui oppure no. Pure se erano destinati a stare insieme per tutta la vita.

Il tragitto verso casa fu silenzioso e pesante; lungo, ma non abbastanza, pensò, quando infine Jarvis imboccò la lunga via privata che saliva, tra le curve, su una collina verde e avvolta dalla pace di una natura imponente. Un posto incantevole, se lo si guardava al di fuori; invece austera e quasi distaccata, anche se ci si spendeva una vita intera come abitante. Era sempre stato difficile chiamare quel luogo casa e se lo aveva fatto, era sempre stato non grazie a suo padre. Ripensò alla rivelazione di sua madre, mentre il cancello d'entrata si avvicinava sempre di più e a quanto fosse assurda quella storia. Gli avevano mentito per diciassette anni, senza mai battere ciglio, senza mai accennare nemmeno lontanamente al fatto che l'amore, a casa sua, poteva quasi considerarsi una mezza menzogna. Che il destino non aveva scelto di unirli, come era accaduto a lui e Peter, ma in qualche modo ci aveva messo comunque il suo diabolico zampino.

Si chiese quante altre cose non sapesse. Si chiese se ci fossero altre cose sulle quali era stato tenuto all'oscuro ma, quei quesiti, gli morirono appena sotto al palato quando l'auto si fermò di fronte casa e Jarvis aprì la portiera posteriore per farli scendere.

Howard era già lì, in attesa, probabilmente già avvisato del loro arrivo; ansioso di elargirgli, per l'ennesima volta, la lezione fondamentale di una vita: quella che Tony non aveva alcun diritto di scelta. Quando incontrò il suo sguardo, non riuscì a sostenerlo per molto e la cosa gli fece una rabbia inumana. Lui, che non aveva mai abbassato lo sguardo di fronte alle sfide di suo padre – ai suoi rimproveri, ora era inerme e incapace di difendersi, perché l'unica via era la comprensione; un concetto così lontano, nella mente dell'uomo che aveva di fronte, che seppe di star combattendo una guerra già persa in partenza.

«Vieni nel mio studio», disse solo Howard e si voltò, rientrando in casa.

Tony lanciò un'occhiata a sua madre che, con un sorriso che sapeva di dolcezza e, allo stesso tempo, di ignoto, lo spronò con un gesto delle mani a non tirarsi indietro. Vai e riappropriati di ciò che è tuo, diceva quel gesto e Tony, sebbene fosse più che determinato a riuscirci, sentì la paura incastrata nelle ginocchia. Si incamminò lungo le scale e, aggrappandosi al corrimano di legno lucido, combatté contro l'impulso di scappare via e non tornare mai più, ma aveva già varcato la linea di non ritorno. Deglutì.

Quando raggiunse lo studio, trovò l'uomo seduto alla sua scrivania. Le mani incrociate tra loro, lo sguardo duro che mai lo aveva abbandonato nel corso di quegli anni. Un muro che non era mai riuscito a scalfire. Nemmeno una volta.

«Dunque?»

«Ci sono molte cose di cui dobbiamo discutere, Tony.»

Lui incrociò le braccia al petto e, sospirando, non accolse il suo invito a sedersi di fronte a lui. Decise di combattere in piedi, in una posizione più alta, come se solo questo potesse cambiare le cose.

Rewrite The Stars // Young Starker // Tony x Peter // Soulmate!AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora