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JAKE
Guardo la mia immagine allo specchio mentre mi allaccio la cravatta e sorrido compiaciuto e pronto ad affrontare una nuova giornata.
"Barron sei pronto? " Urlo verso il corridoio dove il mio bambino appare subito dopo vestito di tutto punto con la divisa della sua scuola privata.
Con il mio stipendio da investigatore non me lo potrei permettere ma i miei genitori hanno insistito sul fatto che se io non volevo accettare il loro denaro il loro nipote meritava di frequentare una scuola decente.
Sono cresciuto in una famiglia dell'Alta borghesia di Palo Alto, California.
Mio padre è proprietario di oltre cinque vigneti mentre mia madre è un'ereditiera dell'impero immobiliare della sua famiglia e la sua perfetta moglie trofeo che non ha mai lavorato un solo giorno da quando lo ha sposato.
Quando gli ho detto che non sarei andato a Yale come fanno tutti gli uomini Parker da generazioni per entrare in polizia pensavo che gli sarebbe venuto un colpo, hanno cercato di dissuadermi per parecchio tempo poi ,quando è stato chiaro che non ci sarebbero riusciti come loro solito fare hanno deciso di abbandonare il problema e di voltarmi le spalle, da quel momento mi hanno trattato continuamente in maniera fredda rivolgendomi la parola solo in situazioni di necessità e abbiamo iniziato a vederci solo alle feste comandate.
Mia madre almeno in diverse occasioni mi ha dimostrato che anche se non ero il figlio perfetto mi voleva comunque bene mentre con mio padre tuttora c'è il gelo.
Le cose sono cambiate in meglio quando sei anni fa mi sono sposato con Adeline Green, un giovane procuratore distrettuale che avevo conosciuto al dipartimento della polizia di New York dove ero stato da poco promosso come detective.
Lei era bella, sensuale, intelligente ed estremamente dolce, ero stato subito rapito da lei e dopo meno di sei mesi di relazione le avevo chiesto di sposarmi.
Il nostro matrimonio andava a gonfie vele, dopo qualche mese lei è rimasta incinta di Barron per il quale i miei hanno messo da parte tutto il loro astio nei miei confronti e si sono trasformati nei nonni perfetti.
Poi, dato che niente va mai come ci aspettiamo tre anni fa, durante un'indagine che riguardava un giro di pedofilia ho arrestato un pezzo grosso che nonostante fosse colpevole aveva i giusti contatti per rovinarmi la vita e la carriera e così ha fatto.
Mi sono ritrovato senza lavoro, con un mutuo da pagare, un figlio a carico e con il solo stipendio di Adeline che era una dipendente statale per tirare avanti.
Da quel momento in poi sono entrato in una grandissima spirale di depressione, passavo le giornate intere sul divano a fare telefonate per trovare qualsiasi altro impiego per far sì che la banca non decidesse di vendere la nostra casa e più ricevevo cattive notizie più diventavo insofferente.
Mi pesava enormemente essere il capo famiglia e non potere provvedere per loro, mi ero ridotto al punto che dovevo chiedere 50 dollari per la spesa ed era veramente imbarazzante e il mio orgoglio mi impediva di chiedere aiuto ai miei genitori, ero sempre più cattivo con Adeline e le facevo pesare la situazione in maniera assurda, ero arrivato persino ad essere geloso del suo successo nel lavoro, la mortificavo, umiliavo ed insultavo ad ogni occasione utile e non la guardavo nemmeno più.
Questa situazione è andata avanti per quasi un anno, fino a quando non ho trovato lavoro come rappresentante di una ditta farmaceutica e quindi passavo la giornata a fare avanti e indietro per la città per visitare tutti gli studi medici e così non ero mai in casa, odiavo quel lavoro ma almeno quel contratto ci aveva permesso di tenere la casa, cercavo di essere più gentile con mia moglie e meno scostante con il bambino ma sembrava che nonostante i miei sforzi Adeline non fosse propensa ad andare avanti era come se non le interessasse più di me e non sapevo più come fare per essere perdonato.
Eravamo diventati quasi estranei sotto lo stesso tetto, sembrava quasi che la mia presenza la infastidisse, ho ancora vivido il ricordo delle sue espressioni scocciate appena entravo in casa o degli sbuffi che emetteva appena provavo a baciarla.
Ha continuato ad andare avanti per un bel po fino a quando un giorno, rincasando prima di lei mi sono messo a cercare le doppie chiavi della macchina tra le sue cose e non ho scoperto qualcosa che mi ha completamente inorridito: nascosto tra i vestiti nell'armadio c'era un fascicolo su di me con varie informazioni tra cui articoli di Forbes o del Wall Street Journal sulla mia famiglia e il loro Impero vinicolo, articoli di giornale sulle ricche ereditiere della California tra le quali figurava mia madre, aveva addirittura una cartella in cui venivano elencati i miei hobby , come approcciarmi e come fare ad assicurarsi che la sposassi , aveva addirittura previsto di rimanere incinta di Barron per far sì di assicurarsi una fetta di tutti i miei averi in caso di divorzio.
Ero completamente sconcertato dal fatto che qualcuno che diceva di amarmi in realtà avesse programmato di spillarmi tutti i soldi dall'inizio.
Ora capisco perché era così scostante con me, non si aspettava che sposandomi avrebbe vissuto in un appartamento con due camere nel Greewich Village dovendo contare su ogni singolo dollaro che guadagnava per sopravvivere.
Mi sono sentito come trapassare da lame taglienti pensando al fatto che avevo condiviso così tanto con un'arrivista il cui unico scopo era stato quello di incastrarmi per far sì che la sposassi.
Poi dal dolore sono passato alla rabbia per non essermi reso conto prima che mi stesse prendendo per il culo, avrei dovuto analizzare meglio i suoi gesti e le sue parole e forse me ne sarei accorto ma ero troppo preoccupato a ragionare con il cuore e il cazzo per farci caso.
E alla consapevolezza che io, un uomo dotato di un notevole intelletto ero stato raggirato in maniera così semplice mi saliva una rabbia indescrivibile quasi accecante, preso dal livore ho buttato tutte le sue cose per strada compreso il cartone con tutte le sue informazioni sotto la pioggia,sotto gli occhi increduli dei passanti.
Mi sono chiuso in casa con il bambino e quando è arrivata e si è resa conto del fatto che avevo capito tutto ha iniziato a chiedermi di lasciarle spiegare battendo con le mani sulla porta e piangendo in mezzo alla strada.
Ho alzato il volume della televisione e l'ho ignorata mentre continuava a disperarsi nel freddo di gennaio.
Quella sera mi sono ripromesso che non avrei mai più permesso a nessuno di prendersi in gioco della mia intelligenza, avrei ragionato solo con la testa e l'unica persona che mi avrebbe visto debole sarebbe stata mio figlio.
Da quel momento in poi sono diventato veramente stronzo, ho contattato i miei genitori e gli ho raccontato tutta la faccenda e loro si sono inviperiti, mi hanno fornito uno dei migliori avvocati divorzisti che esistesse e l'ho praticamente lasciata in mutande: mi sono fatto dare la custodia permanente del bambino in modo da riuscire a controllare quando lo avrebbe visto o meno e mi sono tenuto la casa.
Ma nonostante la rabbia che mi montava in corpo ogni singola volta che pensavo a ciò che aveva fatto e fossi pieno di voglia di fargliela pagare tutto si annullava quando guardavo il suo viso triste e sconsolato e la felicità che vi leggevo ogni volta che le permettevo di passare il weekend con il bambino.
La frustrazione data dal fatto che non riuscissi ad odiarla con l'intensità con la quale avrei voluto mi stava letteralmente logorando dentro, avrei voluto sedermi con lei e darle il tempo per spiegarsi ma mi ripetevo solo che c'era sempre tempo ma come dice Lorenzo de Medici ne "La canzone di Bacco" non abbiamo certezza del domani, infatti due mesi dopo il nostro divorzio mi è arrivata una notizia che mai mi sarei aspettato:un'incidente se l'era portata via e così noi non abbiamo mai avuto il tempo di chiarire.
Il senso di colpa per questo mi seguirà fino alla morte.
Cerco di scrollarmi questi pensieri dalla testa mentre Rachel fa il suo ingresso in stanza con lo zaino del bambino e il pranzo in un contenitore di Tupperware per me.
Rachel è la sorella minore di Adeline, ha ventitré anni e studia alla scuola di cucina qui a New York , da quando è morta la sorella si è trasferita con noi nella casa di central Park dei miei genitori per aiutare con il bambino che aveva veramente bisogno di qualcuno che gli ricordasse la madre nei primi tempi dopo la sua morte.
È molto dolce e servizievole con me e il bambino e in più tornare a casa e trovarsi gustosi manicaretti tutti i giorni non è niente male.
Li saluto entrambi ed esco di casa per prendere il taxi.
Appena arrivo in ufficio da Pierce vengo accolto dalla segretaria che mi rivolge subito un sorriso smagliante, le strizzo l'occhio con fare complice , se non avesse più di cinquanta anni magari un pensiero su di lei lo farei eccome.
Apro l'ufficio di Ryan e la sorprendo sulle punte, mentre sistema dei documenti su di uno scaffale.
La posizione in cui si trova mi permette di ammirarla per bene, indossa un blazer vestito che lascia scoperto tutto il retro delle sue cosce, il sedere sodo e alto è perfettamente arcuato in avanti, è senza dubbio una delle donne più belle che abbia mai visto, magra ma con tutte le forme al punto giusto, ha delle gambe chilometriche e quelle labbra carnose farebbero venire pensieri perversi persino al più casto degli uomini per non parlare poi dei suoi seni, nonostante il fisico longilineo sono enormi cazzo.
Un fremito mi colpisce in mezzo gambe e mi ricordo immediatamente che questo non è il momento adatto per eccitarsi, lei è soltanto la donna per cui lavoro e io non mischio più la mia vita privata con il lavoro dai tempi di Adeline.
"Serve aiuto? " lei sobbalza e si gira a guardarmi de formando il suo bel viso in un'espressione arcigna.
"Da dove vieni non si bussa?" dice con tono altezzoso accomodandosi dietro la scrivania in marmo nero ricolma di documenti
"E da dove vieni tu non si Usa mettere le calze?ti si vedeva tutto" affermo con un sorriso accattivante facendola irritare sempre di più
"Spero che tu abbia qualcosa per me dopo due giorni" afferma cambiando completamente argomento, se c'è una cosa alla quale non disattendo mai è la mia etica professionale quindi in questi ultimi giorni ho fatto il mio lavoro al meglio delle possibilità.
"Ho analizzato il computer della ragazza e ho trovato delle cose molto interessanti, a quanto pare era molto lontana dall'essere una brava persona, era una cercatrice di dote professionista,negli ultimi sei mesi ha scopato con oltre dodici ragazzi ed erano tutti atleti multi milionari e figli di politici e diplomatici dai quali si faceva mantenere, servire e riverire, ho controllato il suo homebankig e riceveva almeno diecimila dollari al mese da tre uomini diversi ed uno di questi era il nostro Quinn "
"Questo non me lo aveva mai detto" sibila innervosita
"Ho guardato anche il suo cloud ed era in possesso di fotografie di loro due durante diversi rapporti sessuali ed era in trattative con il suo agente per ricevere oltre un milione di dollari in contanti altrimenti le avrebbe divulgate ovunque"
Lei mi guarda spalancando la bocca come scioccata dal cumulo di informazioni che le ho vomitato addosso.
Come in trance prende la borsa e mi intima a seguirla , sfrecciamo fuori dall'ufficio e saliamo all'interno della sua auto mentre lei continua ad imprecare piano.
È talmente incazzata che le tremano le mani.
Quando siamo fermi ad un semaforo tolgo le chiavi dal lunotto e la costringo a girarsi verso di me.
"So che non ti conosco bene e magari questo è un comportamento normale dovuto alla sindrome premestruale o a qualsiasi altra cazzata che voi donne usate come scusa per dare di matto senza motivo ma tu adesso mi spieghi cosa ti prende"
Lei si gira verso di me e mi fissa digrignando i denti.
"Certo perché ovviamente se una donna è nervosa deve per forza essere il ciclo no? Non ci può essere una ragione più grave noi ci arrabbiamo solo per i ragazzi, le scarpe e quando perdiamo sangue dalla vagina vero?"urla e in questo momento sembra posseduta dal demonio mentre tutte le auto dietro di noi iniziano a suonare, alcuni provano addirittura a sorpassarci rischiando un frontale, lei si ricompone lentamente, mi strappa le chiavi dalle mani e  si immette nel traffico.
"Comunque rispondendo alla tua domanda sono incazzata perché Anthony non mi aveva mai detto delle foto compromettenti che aveva la vittima e questo è un movente perfetto per l'omicidio, l'accusa lo saprà già dato che hanno analizzato tutti i file prima di noi, sto andando dal suo agente per cercare di capire perché me lo abbiano tenuto nascosto"
"Chi è il suo agente?"
"Sua moglie"afferma premendo sull'acceleratore.

ERI SOLO DA INCONTRAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora