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Quando quel giorno entrò in classe Riccardo non poté trattenere un'esclamazione di stupore nel trovare la ragazzina dai capelli verdi già seduta composta nel banco accanto al suo, con i capelli legati in due treccine un po' disordinate

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Quando quel giorno entrò in classe Riccardo non poté trattenere un'esclamazione di stupore nel trovare la ragazzina dai capelli verdi già seduta composta nel banco accanto al suo, con i capelli legati in due treccine un po' disordinate.
"Oggi sei in orario" la salutò lui sorridendo mentre posava sul banco la propria cartella.
Lei ridacchiò arrossendo leggermente
"Non potevo tardare anche oggi, o il professore mi avrebbe punita. Così ho deciso di saltare gli allenamenti" rispose lei mentre apriva il quaderno per dare un'ultima rapida controllatina agli esercizi.
"Allenamenti?" chiese Riccardo curioso, mentre proprio come stava facendo lei controllava i suoi esercizi. Non avrebbe saputo dire con convinzione se fossero giusti o meno, lui sapeva solo che per risolverli ci aveva messo tutto l'impegno di cui era capace.
Lei annuì non accennando minimamente allo sport che praticava, come se fosse convinta che lui lo sapesse già, si limitò semplicemente a sporgersi verso il suo banco, stando in equilibrio precario sulla sedia, per dare una sbirciatina al suo quaderno e confrontare così i propri risultati con i suoi. Fu in quel momento che Riccardo si rese conto con estrema vergogna di non sapere ancora nulla di lei, né il suo nome, né la sua provenienza, perché gli sembrava abbastanza ovvio, dato che lì pareva non conoscerla nessuno (perché nessuno oltre a lui e il professore le aveva mai rivolto la parola), che si fosse appena trasferita alla Raimon e che proprio per quello era stata costretta a frequentare i corsi di recupero direttamente lì.
Decise quindi che era giunto il momento di smetterla di chiamarla con soprannomi o con un semplice e alquanto scortese "Ehi", e così, fermamente convinto della sua tesi si azzardò a chiederle:
"Senti tu vieni da un'altra scuola? Non mi sembra di averti mai vista prima di questi giorni"
In un primo momento a Riccardo non parve davvero di aver sbagliato porgendole quella che a lui era parsa una domanda più che lecita, ma quando vide lo sguardo perplesso e colmo di delusione che lei gli stava rivolgendo iniziò seriamente a credere di aver commesso l'errore più grande della sua vita azzardandosi a parlare.
"Oh davvero?" la sentì bisbigliare mentre tornava a sedersi composta al suo banco. Teneva lo sguardo basso, e per un veloce istante a Riccardo parve quasi che i suoi occhi, solitamente allegri e pieni di vita, si fossero riempiti di lacrime. Lacrime che sicuramente aveva causato lui con la sua domanda, anche se in realtà lui non ne capiva il motivo.
"Ehi va tutto bene?" le chiese preoccupato dalla sua improvvisa tristezza.
Lei voltò piano il viso leggermente abbronzato e con voce atona disse:
"Davvero non sai chi sono?"
Lui scosse piano la testa, mentre una bruttissima sensazione si impadroniva di lui, sperava solo di non sentirle dire proprio quello che temeva: che erano in classe assieme da tempo.
"Eppure siamo in classe assieme dalla prima media" bofonchiò lei, e il suo tono era colmo di delusione.
Nel sentirle pronunciare quelle parole Riccardo sentì le guance andargli improvvisamente a fuoco a causa del troppo imbarazzo. Possibile che lui non avesse mai fatto caso ad una ragazzina tanto solare? Era così allegra e pasticciona che era quasi impossibile non notarla!
Beh a ben pensarci quella però non era la prima volta che gli capitava di dimenticare un nome o peggio ancora l'esistenza di qualcuno. Spesso nel corso soprattutto di quegli ultimi due anni di scuola, si era concentrato così tanto sul calcio e su di se da non fare quasi più caso a quello che gli capitava intorno.
"Ecco io..." provò a giustificarsi lui, ma lei lo bloccò subito regalandogli un sorriso amaro
"Tranquillo, non ti giustificare... mi capita di continuo" e queste furono le ultime parole che lei gli rivolse quel terzo giorno di corso di recupero.
Non uno sguardo, non un sorriso e neppure una parolina di conforto quando il professore lo aveva chiamato alla lavagna, dalle sue labbra quel giorno uscirono solo sospiri abbattuti che servivano solo a far sentire Riccardo ancora più in colpa.
Tutto quel tempo trascorso nella stessa classe e lui non si era mai accorto di lei, che in quei giorni si era dimostrata tanto buona con lui confortandolo di continuo e senza chiedere nulla in cambio. Era davvero uno stupido insensibile! E probabilmente ora lei non gli avrebbe più rivolto la parola, e come biasimarla? Ne aveva tutte le ragioni.
Ma lui non voleva perdere la sua amicizia, doveva fare qualcosa pur di farsi perdonare quella terribile svista.

𝑨𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒊 𝒎𝒊𝒈𝒍𝒊𝒐𝒓𝒊 𝒄𝒂𝒑𝒊𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒊𝒏𝒄𝒊𝒂𝒎𝒑𝒂𝒓𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora