Riccardo sospirò amaramente. Era entrato in classe di ottimo umore, felice di essere riuscito il giorno prima a chiarire le cose con Jane, ma quando lei era entrata in classe non aveva potuto evitare di notare con disappunto che nel suo viso quell'ultimo giorno di recupero c'era qualcosa di diverso e che lo irritava profondamente: una sottile linea nera le contornava gli occhi azzurri.
Perché si era truccata? Doveva forse iniziare a credere che anche lei in realtà fosse una di quelle ragazzine frivole interessate solo a farsi vedere sempre perfetto? Eppure lei era così bella senza il trucco a deturparle il viso ambrato. I suoi occhi spiccavano sul suo viso anche senza l'aiuto della matita o del mascara.
Si era forse illuso di aver incontrato una ragazza diversa dalle altre?
Quel giorno anche i suoi capelli verdi erano stati pettinati con grande cura in una coda alta, non un capello era fuoriposto. A vederla così in ordine non gli sembrava neppure lei.
"Ehi Riccardo" lo chiamò lei sussurrando nel solito tono allegro.
Lui si voltò a guardarla accigliato, non aveva molta voglia di parlarle ora che era conciata in quel modo ridicolo, aveva l'impressione di parlare con una bambola.
"Sì?" rispose lui senza preoccuparsi minimamente di nasconderle la sua irritazione.
Jane sgranò gli occhi sorpresa più che mai di sentir parlare proprio lui , che il giorno prima le era parso tanto dolce, con un tono così acido.
"Volevo darti questo" rispose sorridendo porgendogli metà di un Kinder Cereali. Qualsiasi cosa avesse scatenato quel suo improvviso malumore, pensò Jane convinta, un po' di cioccolato gli avrebbe fatto senz'altro bene. Magari non gli avrebbe fatto passare completamente la rabbia ma era certa che sarebbe servito a farlo sorridere anche solo pochi attimi.
Riccardo guardò prima la barretta che gli porgeva e poi il suo viso, le sue labbra stavano luccicando in un modo innaturale e questo non faceva altro che far accrescere la sua rabbia.
"No grazie" rispose allontanando piano la sua mano ed evitando di guardarla in faccia.
Lei lo guardò ancor più sorpresa, qualsiasi cosa lo avesse fatto arrabbiare doveva essere davvero grave per fargli rifiutare così in quel modo del cioccolato.
"come mai?" gli chiese allora mentre riavvolgeva la barretta nella carta, sistemandola di nuovo nella borsa.
"Perché non mi piace" rispose acido lui
Quando Jane alzò lo sguardo dalla cartella nella quale stava riponendo la barretta si ritrovò lo sguardo marrone e serio, incredibilmente serio e deluso di Riccardo puntato addosso, come se la stesse rimproverando silenziosamente, ma lei non ne sapeva il motivo.
In quel momento non seppe spiegarsi il perché, ma quando il suo sguardo si intrecciò per un veloce istante a quello del ragazzo sentì gli occhi inumidirsi, come se in realtà quel "non mi piace" lo avesse rivolto a lei e al modo in cui quel giorno aveva deciso di presentarsi a scuola, e che a dirla a tutta non piaceva neppure a lei.
Ma cos'avrebbe dovuto fare se non accettare in silenzio?
Voltò con estremo imbarazzo lo sguardo verso la lavagna, in un vano tentativo di allontanare quell'irritante senso di repulsione che ora provava verso se stessa, che si era lasciata mascherare in quel modo assurdo dalle sue amiche solo per poter essere finalmente accettata da loro, rinnegando così il proprio io e quello in cui aveva sempre creduto.
Era sempre stata certa che non servisse il trucco per rendere davvero bella una persona. Eppure quel mattino, quando le sue amiche le si erano avvicinate non aveva trovato la forza per rifiutare la loro proposta, e così si era lasciata truccare e pettinare come piaceva a loro.
Sapeva bene quanto moralmente sbagliato fosse il suo gesto, ma in quel momento il desiderio di essere finalmente accettata dalla classe aveva preso il sopravvento su tutto il resto.
Ora però si vergognava profondamente di quello che aveva fatto. Ma più di tutto la disgustava quella sensazione di piacere che aveva provato quando si era vista riflessa nello specchietto della sua amica. Si era sentita finalmente una ragazza normale, esattamente come tutte.
Era durata solo pochi istanti, a il suo ricordo unito alla durezza dello sguardo e delle parole di Riccardo bastarono a farle capire che se non fosse uscita subito dalla classe avrebbe finito con l'esplodere lì, e farsi vedere mentre piangeva era l'ultima cosa che voleva, si era dimostrata fin troppo debole quel giorno.
Così, ottenuto il permesso di andare in bagno, decise che vi sarebbe rimasta chiusa fino al termine della lezione, e se qualcuno fosse andato a cercarla (e lei dubitava sarebbe successo) avrebbe detto di essersi sentita improvvisamente male.
I minuti passavano veloci, e ben venti ne trascorsero da quando Jane aveva chiesto con voce leggermente tremante di poter uscire dall'aula.
Mentre si alzava dal proprio posto a Riccardo non era sfuggito lo strano luccichio nei suoi occhi, e neppure la tristezza che si era impossessata di loro, come se fosse sul punto di lasciarsi andare ad una crisi di pianto.
Fu proprio quello a spingerlo ad andare a cercarla quando finalmente il professore si era reso conto che in aula mancava qualcuno, gli ci era voluto così tanto tempo perché Jane era così silenziosa nel corso della lezione che non ci si accorgeva della sua presenza in aula. Motivo per il quale anche lui in quegli anni non aveva mai fatto caso a lei.
Percorse il corridoio a grandi falcate, fermandosi solo una volta arrivato davanti al bagno delle ragazze, dove era certo l'avrebbe trovata.
Si guardò intorno con circospezione prima di entrare veloce come un fulmine e con le guance arrossate per l'imbarazzo, all'interno del bagno.
Si guardò intorno qualche attimo spaesato: tutte le porte dei bagni erano chiuse, ed essendo lui un ragazzo, e quindi un intruso lì, non poteva certo aprirle una ad una come se fosse la cosa più normale del mondo. Decise che avrebbe bussato, e che se qualcuno gli avesse chiesto per quale assurdo motivo si trovasse lì lui si sarebbe limitato a dire la verità.
Non ebbe neppure il tempo di dare il vi alla sua ricerca che alle sue orecchie giunse la voce chiara e terribilmente tremula di Jane che parlava al telefono con qualcuno, probabilmente suo padre pensò dopo averla ascoltata.
"Ti prego puoi venire a prendermi?" si era fermata pochi secondi, nel corso dei quali Riccardo, seguendo il suono dei suoi singhiozzi, era riuscito a trovare la porta del bagno in cui si era rifugiata.
"Forse sono stato troppo duro facendole capire così che truccata non mi piaceva" pensò appoggiandosi piano alla porta.
"No, lo so che è l'ultimo giorno... ma ti prego non lasciarmi qui, non da sola" aveva supplicato lei in preda ai singhiozzi, probabilmente il suo pianto era cessato da poco più di qualche minuto.
Poi non l'aveva più sentita parlare, fu il tipico "tack" prodotto dal telefono che si chiudeva a fargli capire che la sua telefonata era terminata. Non sentendola più singhiozzare si decise e bussò piano alla porta dicendo:
"Jane stai bene?"
Ci fu qualche interminabile attimo di silenzio prima che lei si decidesse a rispondergli con tono incredibilmente acido, sicuramente dovuto al fatto che le sue parole l'avevano ferita.
"che vuoi?"
"Sapere se stai bene" rispose semplicemente lui.
"Non è vero" biascicò lei, e Riccardo non poté evitare di darle ragione. Sapeva che di salute stava bene, ciò che davvero gli interessava sapere era perché avesse deciso all'improvviso di truccarsi.
"Hai ragione" ammise lui sospirando " Voglio sapere perché l'hai fatto"
"Cosa?" chiese lei
"Truccarti come le altre!" rispose lui battendo irritato il pugno contro la porta in legno del bagno, incapace in quel momento di trattenere la rabbia che quel gesto gli aveva provocato.
La sentì sussultare per la sorpresa prima di ribattere con finta convinzione:
"Sono una ragazza, è normale!"
Ma cosa stava facendo, pensò mentre si asciugava le lacrime con il dorso della mano, cercava ancora di convincersi che tutto quello fosse giusto?
"Non è vero" replicò lui sempre più irritato.
"E tu che ne sai?! Tutti mi giudicano perché non mi trucco, tu perché mi trucco, allora cosa dovrei fare?!" la nota acuta che raggiunse la sua voce nel pronunciare l'ultima parola era un chiaro segno che per l'ennesima volta da quando si era chiusa lì dentro stava per scoppiare a piangere.
"Ora basta" disse serio lui "Esci di lì e parliamone faccia a faccia"
Non sapeva se quello sarebbe bastato a convincerla a farla uscire in tempi brevi, ma era certo che prima o poi si sarebbe decisa, e lui sarebbe rimasto lì ad aspettarla, pronto ad aiutarla a capire il suo sbaglio.
Per su fortuna Jane non ci mise che pochi minuti per decidersi ad uscire.
Riccardo la osservò: il corpo esile scosso dai forti singhiozzi e le mani messe a coprire il viso, quasi si vergognasse a farsi vedere di nuovo con tutta quella roba sulla faccia.
Non si soffermò tanto a riflettere su cosa fare e cosa no, sapeva, in cuor suo, che solo l'abbraccio di un amico sincero poteva consolarla in quel momento. Così, seppur con movimenti impacciati ed estremamente imbarazzati, la strinse con dolcezza a se, lasciando che lei, dopo un primo momento di stupore, abbandonasse il viso sul suo petto per lasciarsi andare nuovamente al pianto.
Non appena aveva sentito quanto forti erano i suoi singhiozzi, Riccardo aveva capito che la sua frase era stata solo la goccia che fa traboccare il vaso, e che in realtà sotto a tutta quella faccenda c'era qualcosa di più complicato e doloroso per Jane, e le sue parole glielo avevano dimostrato.
Tuttavia non le chiese nulla, si limitò, una volta superato l'iniziale imbarazzo di trovarsi così vicino a lei, a scioglierle i capelli per accarezzarli piano.
"Scusa" la sentì biascicare poi contro il suo petto, il tremolio del suo corpo era cessato come anche i singhiozzi.
"Perché chiedi scusa a me?" chiese lui
"Perché io non penso" la sua frase fu interrotta da un singhiozzo acuto "Di essere in grado di perdonarmi" concluse in fine.
Riccardo non parlò più, pensando che se l'avesse fatto probabilmente lei non si sarebbe più confidata con lui, quindi aspettò paziente che riprendesse il suo discorso.
"Io non vado bene... sono troppo timida e sciatta per le mie amiche... nessuno si è mai accorto della mia presenza. Per un momento quando mi hanno proposto di truccarmi e pettinarmi ho pensato che finalmente mi avrebbero accettata. Eppure ogni volta che mi invitano alle loro feste qualcosa mi impedisce di andarci, ed in quei momenti mi odio con tutte le mie forze, perché vorrei essere come loro ma non ci riesco"
Riccardo sussultò, profondamente turbato dalle parole cariche di tristezza e amarezza che la sua amica aveva appena pronunciato. Quando l'aveva invitata silenziosamente a spiegargli il perché del suo comportamento non si sarebbe mai aspettato così tanta fiducia da parte sua.
Si conoscevano appena da cinque giorni eppure lei gli aveva confidato con tanta semplicità i suoi tormenti, lasciandolo senza parole per qualche istante.
La strinse leggermente più forte a se, nel tentativo di farle capire che lui le sarebbe stato accanto qualsiasi cosa sarebbe successa da quel momento in poi.
"Non farlo più, non rinnegare più te stessa. Non hai bisogno del trucco per piacere agli altri, perché se non sanno apprezzarti per ciò che sei davvero allora non ti meritano affatto. Sei molto più bella senza trucco e con i capelli tutti scompigliati" terminò la frase con una piccola risata per smorzare almeno un poco tutta quella tensione.
Le labbra sottili di Jane si stirarono in un dolce sorriso mentre finalmente si decideva a ricambiare l'abbraccio di Riccardo.
"Grazie" sussurrò poi.
Usciti da scuola, al termine delle lezioni, Riccardo la seguì con lo sguardo correre verso una grande macchina rossa.
Sorrise, quando voltandosi verso di lui per salutarlo un'ultima volta vide i suoi occhi azzurri di nuovo allegri e raggianti, ma soprattutto liberi del trucco.Angolo autrice<3
Negli altri capitoli non ho detto nulla, mi sono trattenuta dal lasciare un commentino sul capitolo per paura di spoilerare qualcosa, ma in questo sento di dover dare qualche spiegazione.
Inizio col dire che anche se può sembrare, non ho nulla contro alle persone che si truccano, affatto, figuriamoci una persona è libera di fare quello che vuole. Im questo capitolo stavo solo cercando di esorcizzare in qualche modo la mia frustrazione. Io sono così: sono timida, impacciata e il mio aspetto non ha nulla di particolare, ho delle occhiaie che fanno invidia ad un panda e non sono poi così interessata alle ultime tendenze in fatto di moda quindi anche se non mi lascio andare, non sono il prototipo di ragazza che molti hanno in testa. Le mie amiche... eh se amiche si potevano chiamare, non erano contente di come apparivo così un giorno mi hanno invitata ad uscire e mi hanno teuccata. Adesso alla mia piccola Jane ho evitato il grande trauma che ho dovuto subire io e le ho fatto sistemare meglio i capelli e metterle un filo di lucidalabbra e di matita, ma le mie amiche mi hanno completamente cambiato la faccia e i commenti che hanno fatto mi hanno spizzata. Dicevano "Ah ora si che sei bella" "Ora ti si può guardare senza scappare", in quel momento, mentre mi guardavo allo specchio ho avuto l'impressione che avessero appena ucciso qualcosa del mio essere e mi sono ripromessa che mai più avrei cercato di essere quello che volevano gli altri.
Insomma il succo del capitolo è semplice: non bisogna mai vergognarsi di quello che si è, anche se va contro al pensiero degli altri, non ci si deve mai piegare per far piacere a qualcuno che non sa accettarti per ciò che sei.
Spero di non avervi annoiato, volevo solamente evitare ogni tipo di fraintendimento >~<
_snowfairy
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𝑨𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒊 𝒎𝒊𝒈𝒍𝒊𝒐𝒓𝒊 𝒄𝒂𝒑𝒊𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒊𝒏𝒄𝒊𝒂𝒎𝒑𝒂𝒓𝒆
FanfictionInazuma Eleven Go | Riccardo x Oc | Mini Long | ♬ | Eccomi qui tornata a rompere le scatole con una nuova storia, questa volta a capitoli. Non essendo per nulla portata per le presentazioni vi pongo semplicemente una domanda: E se Riccardo non fosse...