Vuoto. Una infinità di nulla nel quale perdersi. Poi ricominciarono gli incubi:
La luce della luna illuminava una ragazza sui quattordici anni dalla pelle olivastra e i capelli neri legati in una treccia. Era consapevole di essere stato davvero lì con lei ma in quel momento poteva solo guardare se stesso passivamente. Sulla schiena della ragazza un arco argentato scintillava nella notte, mentre ella scompariva sotto ad un enorme piede d'acciaio. Poi il gigante cadde ma della Cacciatrice non era rimasto nulla. Percy fu pervaso dal senso di colpa. Si vide cercarla fra i rottami per ore. Avrebbe dovuto impedirle di andare... Il senso di colpa colmò la sua mente non lasciando spazio a nient'altro, poteva solo soffrire per ciò che non era stato capace di fare.
Il cielo brillava, percorso da mille sfumature di rosso, rosa e arancione. Percy si vide su un autostrada, mentre spazzava via orde di nemici, nulla poteva tangerlo. Era scioccato e infuriato perché qualcuno a cui teneva molto era stato ferito, ma non riusciva a ricordare chi fosse... Quelle emozioni lo stavano guidando in battaglia, avrebbe potuto continuare per settimane, ma il suo nemico era lì, e lui non poteva essere battuto. Quando quest'ultimo era arrivato i suoi amici erano ormai tutti fuggiti, solo uno era rimasto, il leader, a coprire la ritirata. Ricordò di aver fatto come gli aveva detto quel ragazzo. Si vide conficcare e subito dopo estrarre la spada dall'asfalto, da lì l'acqua eruttò, spaccando il ponte in due. Ma quando tutto smise di tremare Percy era rimasto solo sul ponte, un arco giaceva abbandonato sul lato della strada. Di nuovo colpa sua. L'ennesimo compagno era morto... ed era stata colpa sua.
La sua mente staccò da tutto questo, gettandolo in un turbine di immagini sconnesse ed emozioni discordanti. Prima o poi sarebbe diventato pazzo... o forse lo era già ? Era pazzo o una voce lo stava chiamando? Mentre cadeva nel buio sempre più profondo, i timpani graffiati da un vento assordante, riconobbe una voce ovattata, distante, che lo pronunciava il suo nome, come a volerlo trarre in salvo. Cercò di aggrapparsi a quella familiare voce con tutto se stesso...
I ricordi divennero sempre più rapidi. Il ragazzo afroamericano, Charles, aveva una ragazza... Con uno sforzo non da poco Percy forzò la sua mente a cercare ricordi di quella ragazza. Funzionò.
Vide il fumo levarsi dalle strade di un enorme metropoli. Un plotone di semidei combatteva contro un dragone verde che nessuno di loro era destinato a sconfiggere. Dal cielo arrivò una squadra di carri trainati da magnifici pegasi. I carri attaccarono il dragone. La capessa abbandonò la biga, proseguendo a terra. Qui Percy ricordò di aver dubitato che fosse davvero la ragazza che pensava. La capessa venne colpita da uno spruzzo di acido. Percy si vide correre verso di lei, ma i ricordi opposero resistenza, non mostrandogli ciò che più voleva, il volto di quella ragazza. Combatté con la sua stessa mente: l'unica cosa che riuscì a tirar fuori fu l'immagine sfocata di un medaglione d'argento sulla mano di Silena (il cui nome era riemerso dalla mente di Percy), un medaglione con una falce. Le emozioni collegate ai ricordi di quel simbolo lasciarono Percy ammutolito. Prima che i suoi ricordi cambiassero di nuovo, riuscì a vedere una ragazza con la lancia della caduta in mano gridare mentre si lanciava contro la bestia.
Tutti i ricordi riguardanti Luke, e Luke soltanto, inondarono percy che rivide ogni suo incontro con il ragazzo. Vide il loro primo scontro, lo vide in quelli che dovevano essere stati sogni, visioni, lo vide all'interno di una bara dorata con un buco nel petto, lo vide alzarsi da quella stessa bara con gli occhi come sfere perfette di oro freddo, lo vide sulla nave che lui e Charles avevano fatto esplodere, ma soprattutto lo vide al centro di una magnifica sala, circondato da 12 troni giganteschi. Qui la sua mente si fermò e Percy si vide attaccare il Titano.
Lo scontro non era mai stato bilanciato, Percy aveva retto bene per un po', ma l'ultimo colpo assestatogli era stato tremendo. Si vide tentare di sollevarsi più volte, e quando ci riuscì il titano stava combattendo contro una ragazza dai capelli biondi. Percy si vide cercare con tutto se stesso di aiutarla, ma riuscì ad alzarsi solo quando il titano schiantò con uno schiaffo la ragazza contro il trono di sua madre. Quella scena ferì il ragazzo nel profondo. Il titano si avvicinò per il colpo di grazia, ma qualcosa che la ragazza disse scosse il titano, che perse il controllo del corpo che non gli apparteneva veramente. Percy poté finalmente vedere il volto della ragazza: ferito, sia sulla pelle che nel cuore. Due occhi grigi come l'acciaio fissavano imploranti il titano, una chioma bionda sparsa malamente a terra. Il flusso dei ricordi si interruppe bruscamente. Fu come se qualcuno lo stesse aiutando a risalire a nuoto una cascata, i ricordi riaffiorarono a uno a uno nella testa del Figlio di Poseidone (e non Nettuno, come fino ad allora credeva). Persone, luoghi, voci si mischiarono finché qualcuno non lo tirò fuori dal flusso dei suoi pensieri. Percy capì di essere ancora nella sua testa, ma quello che vedeva non era un ricordo. Una ragazza bionda lo osservava dall'alto in basso sorridendo. Gli occhi grigio tempesta che tormentavano le notti di Percy da mesi avevano finalmente trovato la loro collocazione in quel volto delicato, magnifico, che per Percy era tutto. Percy in quel momento fu felice.
Poi tutto si fermò. Per la prima volta da ore la mente di Percy era finalmente vuota. Finalmente vi era solo il silenzio e il buio. Un buio senza pensieri. Poi i sensi cominciarono a tornare poco alla volta. Percy riaprì gli occhi, mise a fuoco una sagoma china sopra di lui, la ragazza dei suoi sogni lo guardava con la speranza e un accennò di lacrime negli occhi.
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Il difetto fatale
FanfictionQuesta fanfiction riguardante il mondo di Percy Jackson è una Percabeth, composta da 7 capitoli di diversa lunghezza, (tutti mediamente corti, richiede circa un quarto d'ora per essere letta). È ambientata all'inizio de "il Marchio di Atena", l'uni...