26.siamo tornati

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La sera Hermione aveva deciso di uscire dalla sua camera, appena passò per i corridoi tutti la guardarono sorpresi: era stata tre settimane rinchiusa li dentro e non aveva visto nessuno se non Ginny.
Appena all'entrata della sala grande sentì gli occhi addosso anche dei professori, ma lo sguardo che più temeva era quello di Harry e Ron. Chissà cosa le avrebbero detto? O cosa lei dirà a loro?
Appena incrociò lo sguardo di Harry, lui abbassò subito il capo, le venne una fitta al cuore.
Però decise di continuare a camminare con il sorriso verso il suo tavolo, quel sorriso che piaceva tanto a Draco.
La stava guardando, era dispiaciuto per il suo migliore amico, lei aveva detto delle cose bellissime su di lui e ne era felicissimo, ma mai avrebbe voluto che fosse la causa dei loro litigi.
Di quello che era successo quella sera non lo sapeva nessuno, anzi solo i tre protagonisti della scena, Ginny, Ron e Blaise, basta, e nessuno doveva sapere ancora della loro storia, ormai si erano messi ufficialmente insieme dopo aver chiarito.

–Ciao...– disse sedendosi sul posto –ciao Herm– rispose la rossa, gli altri due la guardarono e basta, senza dire nulla –ragazzi andiamo... mi dispiace, come ve lo devo dire..– disse triste, si era stufata anche lei di non passare più del tempo con loro. Nonostante Ginny fosse carina, buona e gentile, lei voleva anche gli altri due al suo fianco –non abbiamo niente da dire– disse solo Harry, poi si alzarono entrambi e uscirono.
Hermione seguì con lo sguardo le loro figure che si allontanavano abbandonandola, scese una lacrima sul suo viso, poi girò la testa ed incontro il mare più bello che ci sia, fece un cenno come per dire 'no' scuotendo poco la testa e arricciando le labbra da una parte, poi riniziò a mangiare.

***

Erano passati un paio di giorni, Draco ed Hermione erano sempre più innamorati, passavano ogni sera insieme, o in quella della grifona, o in quella della serpe.
Le cose con Harry e Ron era di poco migliorate, avevano discusso una volta e 'fatto pace', ma la riccia vedeva che ancora erano rigidi con lei. Ginny invece aveva deciso di prendersi una pausa da Blaise, avevano corso troppo, quindi si erano allontanati per un po'. Chi mai avrebbe detto che la situazione cambiasse così in poco tempo...

Era un sabato sera, Hermione si ritrovava a camminare tra i sotterranei per andare in camera di Draco. Era buio, forse anche troppo. Aveva paura di quel silenzio che nel momento regnava, si sentiva solo il rumore del vento, dei fischi. L'unica cosa che riusciva a vedere erano le candele consumate appese sul muro e la poca luce che facevano illuminava a malapena il corridoio.

Ad un certo punto qualcuno la prese dal braccio e la trascinò in un angolo ancora più buio del cielo, sentiva una mano ghiacciata sul suo polso e stringeva, l'altra invece sulla sua bocca per non farla urlare. –mhmh!– riuscì solo a dire, cercava di dimenarsi e di parlare, ma non c'era verso. Dopo un pò il volto le si avvicinò all'orecchio, riusciva a sentire l'alito sul collo, di solito quando sentiva l'alito di Draco sul collo era piacevole e il suo corpo riusciva a riscaldarla, questo invece sembrava di ghiaccio –siamo tornati...– sussurrò ridendo un pò –ve la faremo pagare...– continuò. A quelle parole Hermione smise di botto di dimenarsi, spalancò gli occhi facendo cadere due lacrime da entrambi, la sua pelle era diventata pallida e fredda più di quella persona misteriosa. Poi, d'improvviso, l'uomo le prese con una mano il collo e cercò di strozzarla, tossiva e cercava di urlare, ma niente. Gli diede dopo qualche secondo una gomitata allo stomaco riuscendosi a liberare, corse più che poteva, ogni tanto guardava indietro, vedeva l'uomo camminare velocemente verso di lei: aveva una veste completamente nera, delle scarpe nere lucide ed il cappuccio con la punta molto lunga. Riusciva solo a vedere che stava facendo un ghigno, aveva la testa bassa. Si fermò e gli lanciò un paio di incantesimi che parò. Così continuò a correre, arrivò davanti al quadro serpeverde, –purosangue– sussurrò con il fiatone. Continuava a ripensare a quelle due parole siamo tornati, cosa avrebbe dovuto significare? Corse più veloce che poteva fino alla camera del biondo, bussò in fretta e sempre più forte, intanto le sfuggì l'idea dei mangiamorte, siamo tornati non poteva essere una cosa qualunque.

Dopo nemmeno un secondo smise di bussare ed aprì la porta, la richiuse di scatto. Si girò verso di essa come se potesse entrare da un momento all'altro, si faceva girare la bacchetta sul dito e lo sguardo era convinto e fermo sulla porta. Il respiro ancora era molto profondo e alcune volte si portava la mano al collo sul segno viola che le era comparso.
Dopo qualche secondo non arrivava nessuno, così si girò e vide Draco che la guardava strano, si avvicino su una parete ed appoggiò la schiena su di essa, aveva il fiatone, le guance bagnate dalle lacrime e i vestiti sgualciti, scoppiò in lacrime, quel suo ultimo pensiero poteva essere vero, ciò significava che ancora non era finita, la guerra ancora non l'avevano vinta. Appoggiò la testa al muro e fece scivolare la schiena fino a sedersi per terra con le ginocchia al petto, stringeva i capelli tra le mani, era disperata.
Quando lui la vide si preoccupò subito, la sua espressione era esasperata e sembrava qualcosa di importante. Vide dei segni viola sul collo.
Si fiondò vicino a lei –cosa è successo?– chiese preoccupato, però nessuna risposta. La ragazza continuava a piangere, le lacrime continuavano a scenderle sul volto, i denti erano stretti e i capelli sempre più arruffati per colpa delle strette delle mani, poi sussurrò qualcosa –sono tornati...– continuava a ripetere, ogni volta sempre più forte –sono tornati..– disse infine togliendosi le mani dai capelli e girando lo sguardo verso il biondo, lui era rimasto immobile, era sbiancato, non voleva credere a quelle parole –no!– disse, poi la grifona si alzò per avvicinarsi a lui e abbracciarlo –no!– ripetè più forte, questa volta aprì la porta e stava per continuare ad andare fino a quando Hermione non gli prese un polso –no, non andare! potrebbe essere qui...– disse. Fortunatamente lui si fermò e rientrò, poi sbattè la porta infuriato –cosa ti hanno fatto?– chiese avvicinandosi a lei per vedere che stava bene –niente, mi ha solo trattenuta e mi ha detto che sono tornati e.. che ce la faranno pagare... poi mi sono liberata e...– rispose, intanto le caddero altre lacrime e si maledì mentalmente per non essere riuscita a vedere chi fosse –no, cosa hai sul collo?– chiese spostandole una ciocca di capelli davanti ai segni –niente– rispose fredda allontanandosi –sono una stupida, dovevo vedere chi era...– aggiunse –ei.. non è colpa tua..- cercò di consolarla abbracciandola, ma lei si liberò –no! sai questo cosa significa? significa che loro verranno qui e... dovremmo combattere ancora... questo significa che la guerra ancora non è finita...– disse tra le lacrime –lo so lo so.. vieni qui...– sussurrò abbracciandola ancora, questa volta non si liberò. Si era lasciata stringere dalle sue possenti braccia, li dentro si sentiva protetta e al sicuro, mise le mani nel petto del ragazzo e strinse la sua camicia tra le dita, le lacrime la bagnavano tutta –shh... tranquilla, ci sono io, shh..– la rassicurava accarezzandole i capelli.

Dopo un pò si staccò, lo guardò attentamente, i suoi occhi erano sempre gli stessi, sempre bellissimi e chiarissimi –e se questa volta non riuscissimo a vincere?– chiese preoccupata –ci riusciremo... tutti insieme..– rispose facendo un piccolo sorriso, le accarezzò una guancia asciugando le lacrime, poi lei gli prese la testa e lo baciò, un bacio semplice e corto ma pieno di sentimenti ed emozioni.

|spazio autrice|
ciao ragazzi! vi volevo tanto ringraziare per le 100 letture al primo capitolo, vi adoro!!

Eclipse; DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora