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Niente canzoni d'amore• Marracash

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Niente canzoni d'amore• Marracash

William

𝙍𝙤𝙢𝙖, 𝙇𝙖𝙯𝙞𝙤
inverno, 2018

Pensandoci Pier ha ragione, dobbiamo ricostruire il rapporto che abbiamo interrotto bruscamente, ci penso un altro po'. «Ok va bene, abbiamo molto da ricostruire, dobbiamo riparare tutte le ferite che ci siamo procurati» gli dico fissandolo negli occhi, voglio che si fidi di me.

«Un'ultima cosa, toccala dove non la devi toccare, sfiorala dove non la devi sfiorare, falle qualcosa e vivrai una breve vita in agonia. Sono stato chiaro?» È geloso, lo è sempre stato ma ora la situazione è degenerata. «Ok capo» dico sorridendogli e allontanandomi dal soggiorno.

Salgo le scale e busso alla porta, non vorrei stesse dormendo e la mia interruzione la svegliasse. «Avanti» le sento dire, non sono pronto a mantenere un discorso con lei.

«Sei tornato» mi dice con occhi tristi. «Ho sempre mantenuto le promesse, lo sai» dico abbozzando un sorriso, la vedo rabbuiarsi un po', forse non dovevo parlare, rovino sempre tutto.

La vedo intenta a far spazio tra le coperte, poi batte la mano su materasso, mi avvicino al letto e mi sdraio.
Incrocio le braccia dietro la testa e vedo lei un po' esitante avvicinarsi al mio petto, poi la vedo appoggiarsi con l'orecchio sul lato del cuore, voglio che senta come palpita di felicità, poggia la sua mano sullo stomaco e mi accarezza lentamente.

Sussurra un «mi sei mancato» io sorrido con gli occhi colmi di gioia, mi è mancata davvero. Sposto un braccio da dietro la mia testa e, con la mano inizio a giocare con qualche ciocca dei suoi capelli. «Mi sei mancata anche tu» le dico sorridendo, lei si avvicina ancora di più a me.

«Ti ricordi quando da bambini, mi promettesti che saremmo andati a vivere in un castello?» Fa un risolino e poi alza lo sguardo nella mia direzione facendo intrecciare le nostre mani. «Me lo ricordo, eravamo davvero piccoli» la stringo di più a me.

«Mi spieghi una cosa?» Mi chiede, «perché quando eravamo piccoli volevi stare con me? Non ho nulla di particolare o così eclatante da invogliare una persona a stare con me, faccio schifo, sono brutta, non rispecchio i canoni di bellezza. Mi sono sempre chiesta perché tu fossi così legato a me».

«Devo ammettere che avevo una cotta per te e, poi ti ho sempre detto che sei bellissima, ti ricordi cosa ti promisi? Ti avrei fatto credere in te stessa, fosse l'ultima cosa che avrei fatto, ecco quella promessa è ancora valida» le dico serio, non voglio che pensi questo di se, lei è davvero bella deve solo credere un po' di più in se stessa.

«A una domanda non mi hai ancora risposto, del perché tu volessi stare con me. In fondo l'amore esiste in natura, la coppia è un'invenzione dell'uomo» espone la sua tesi.

«Sei sempre stata la mia ancora, mi hai sempre dato forza. Mi hai sempre spronato ad andare avanti, a credere in me stesso. Tu e mamma siete sempre state le donne della mia vita, anche dopo che abbiamo litigato. Sono troppo affezionato a te, non è stato facile ammettere che ci fossimo distaccati». Sento il suo respiro farsi più leggero, le lascio un bacio sulla testa e una carezza sul viso, incrociamo le gambe come facevamo da adolescenti e, ci addormentiamo l'uno abbracciato all'alta, è stata una giornata abbastanza complicata e frastornata oggi. 

Accanto a me la sento muoversi, girarsi e rigirarsi, d'un tratto la sento alzarsi di scatto da sopra me, il suo respiro è affannoso, così sono costretto ad alzami pure io. 

«Che succede bimba?» Le chiedo posandole una mano dietro alla schiena, lei mi guarda impaurita e mi stringe forte in un abbraccio, le lascio un bacio sulla fronte. «Che è successo bimba?» Le ripeto calmo, «ho fatto un incubo» mi guarda con le lacrime agli occhi. «Ho sognato te che mi abbandonavi di nuovo, io Will, non voglio che mi abbandoni di nuovo, ti prego non di nuovo, non lo sopporterei» dice scoppiando in un pianto nascondendo la testa nell'incavo del mio collo, bagnandolo. 

«Bimba non ti abbandonerò di nuovo, dovrai tenermi accanto te ancora per molto» sento formarsi un sorriso sul mio collo, le accarezzo la testa. Non la abbandonerò più, fosse l'ultima cosa che faccio. La stringo ancora più forte, una lacrima solitaria solca il mio viso, non piangevo da anni, non l'ho fatto quasi mai.

«Puoi  dormire con me per un po'?» Mi chiede speranzosa, io annuisco. «Pierfrancesco mi ha proposto di dormire qua per un po', per tenerti compagnia e per non farti commettere cose di cui potresti pentirti, di cui faresti star male tuo fratello o me».

«Mi ha anche detto di non toccarti e non sfiorarti dove non devo, direi che è diventato più geloso confronto ad un paio di anni fa».

«Si, diciamo che è peggiorato con la gelosia, mi è stato molto accanto in questo periodo» abbassa lo sguardo, «lo è da quando me ne sono andato io, vero?» Le dico io rassicurandola, lei annuisce, io la abbraccio.

Sembriamo molto appiccicosi, da piccoli ci scambiavano per fidanzati. 

Ci sdraiamo di nuovo, l'uno vicino all'altra, io con la testa nell'incavo del suo collo. 


A palpitar si move, questo mio cor di sasso

-G. Leopardi


◊ -'opera protetta da copyright '- ◊

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𝖴𝗇 𝗀𝗂𝗈𝗋𝗇𝗈 𝗇𝖾𝗋𝗈 ; 𝗡𝗮𝘆𝘁 (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora