Capitolo 8

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Ale
Credo di essere stata così arrabbiata pochissime volte nella mia vita, il mio ex era arrivato davvero al limite e se non era riuscito a capirmi con le buone, sicuramente l'avrebbe fatto con le cattive.
<<Esci da casa mia>>
Si riavvicinò a me
<<Scusami però è stato istintivo>>
<<Istintivo un corno! Ti ho detto ESCI>>
Lo spinsi fino alla porta, la aprii e lo cacciai via
<<Non ti far più rivedere Luca, non voglio più saperne niente di te, e dammi le chiavi di casa MIA!>>
Mi porse le chiavi e se ne andò amareggiato.
A quel punto tirai un sospiro di sollievo e cercai di chiamare Marco, ma non mi rispose...chissà cosa stava pensando di me, ero stata davvero un'idiota a permettere che Luca restasse solo con me in casa mia. Lasciai a Marco innumerevoli messaggi in segreteria sperando che mi capisse, sarei andata a riprendermelo immediatamente dopo il concerto della sera successiva.
Scoppiai in un pianto liberatorio arrabbiata con me stessa e delusa dal mio comportamento, adesso però nella mia testa era tutto chiaro: io volevo lui, lo amavo e non potevo neanche pensare al fatto che probabilmente avrebbe chiuso i rapporti con me ancor prima di cominciarli. Con gli occhi gonfi e arrossati mi distesi sul letto e mi addormentai, stanca di tutto.

Marco
Mi risvegliai la mattina successiva, era il 5 dicembre, il mio primo pensiero naturalmente volò ad Alessandra. Ero deluso ancora una volta, non riuscivo a capire il motivo del suo comportamento...insomma se voleva stare con Luca perché non me lo diceva esplicitamente? Io l'avrei accettato, sì, ci sarei rimasto male per un po' ma poi mi sarei ripreso. Invece così non faceva altro che darmi dispiacere, io l'ho sempre reputata una persona sincera con tutti e invece adesso cominciavo seriamente a perdere la fiducia in lei, e senza fiducia non avremmo mai potuto cercare di costruire qualcosa.
Erano circa le 10, dopo una doccia calda e una bella colazione, mi distesi sul divano. Avevo chiesto a Marta un giorno di riposo da tutto, per riflettere e stare un po' da solo.
Stavo cercando di rilassarmi quando qualcuno citofonò a casa.
Io aprii la porta, probabilmente era il corriere che mi aveva portato la macchina del caffé che stavo aspettando. Lasciai la porta semi-aperta, ma quel ragazzo non era il corriere, era quello stronzo dell'ex di Ale.
<<Che cazzo vuoi? Non provare a mettere piede in casa mia>>
Stavo gridando, non era possibile che si permettesse di entrare nelle case delle persone senza permesso.
Luca: <<Un tempo eravamo amici, ricordi?>>
<<Idiota io non sono mai stato amico tuo, e mai lo sarò perché francamente sei una persona che non sopporto e che non stimo per niente...e siccome in casa mia faccio entrare solo le persone che mi sono amiche ora te ne puoi anche andare, ciao Luca>>
<<Che peccato...ero venuto per dirti che io e Alessandra siamo tornati insieme, per questo pensavo che saremmo potuti tornare come prima...amici come prima, ma comunque vedo che non ti interessa, ciao Marco, stammi bene>>
Se ne andò, in quel momento non so descrivere neanche come mi stessi sentendo, mi stava crollando la terra sotto i piedi. Mi accasciai sul pavimento, gettai la testa all'indietro e delle lacrime amare cominciarono a rigare il mio volto. Ero distrutto...perché mi aveva fatto questo?
Chiamai Marta e insieme a lei decisi di uscire quella sera e andare in discoteca per divertirmi un po' e liberare la mia testa da tutti quei pensieri.

Ale
Ore 18.00
Stavo facendo le prove per il concerto di quella sera a Roma e continuavo a pensare a lui. La paura che lui avesse frainteso qualcosa non mi dava pace.
Dopo le prove mi rifugiai in camerino e mi preparai per il concerto: era arrivato il momento di lasciarsi alle spalle tutti i problemi personali e di pensare alla mia Big Family.
Appena cominciò il concerto infatti fui travolta dall'emozione e il mio cuore si riempì di gioia. Cantare per me era l'unica cosa che poteva farmi stare bene in qualunque momento della mia vita.
Alla fine del concerto non persi tempo e comunicai a Giacomo la mia intenzione di partire immediatamente per Milano. Inizialmente non mi dette ascolto, secondo lui infatti ero troppo stanca per affrontare un viaggio a quell'ora, ma alla fine quando gli ebbi spiegato tutta la situazione capì e decise anche di accompagnarmi.
Senza Giacomo non so cosa avrei fatto, sapevo di poter sempre contare su di lui.
Arrivai a Milano nel bel mezzo della notte...erano le 4 passate. Andai subito a casa di Marco, non mi importava dell'orario, io volevo riprendermelo.
Arrivai dietro la porta di casa sua e bussai.

Marco
Quella sera ne combinai di tutti i colori. Bevvi davvero troppo. Mi si avvicinò una ragazza, una gran bella ragazza a dire il vero. Cominciammo a parlare e alla fine mi portò in pista. Ma più che ballare ci strusciavamo a vicenda, dopo un po' ci appartammo e cominciammo a limonare. Poi non so come, mi sentii tirato dalla mia amica, naturalmente scoprii che era Marta.
<<Marco staccati>>
<<oh ma che vuoi, lasciami stare>>
<<ti ho detto andiamo!>>
Mi strattonò e mi buttò in macchina per riportarmi a casa, io non mi reggevo neanche in piedi. Erano circa le 3 di notte, come previsto Marta cominciò con il cazziatone.
<tu stai con Alessandra! È così che pensi di poter risolvere la situazione? Sei un idiota Marco>>
Mi portò fin sopra a casa e poi mi lasciò dicendo:
<<Ora dormi e riprenditi, domani sappi che ti voglio in studio>>
Chiusi la porta e andai a cambiarmi, ancora mi sentivo un po' spaesato quando sentii bussare alla porta di casa, probabilmente era di nuovo Marta che si era dimenticata qualcosa. Senza pensarci aprii la porta e mi ritrovai davanti lei, Alessandra, probabilmente era tutto un mio sogno dovuto alla sbronza.
Stavo per chiuderle la porta in faccia quando:
<<No Marco, aspetta! Devo parlarti>>
<< Cosa mi dovresti dire eh? Non lo vedi come cazzo sto per colpa tua? So tutto, puoi tornare dal tuo Luca>>
<<e lasciami entrare porca miseria Marco!>>
Io ero ancora debole per bloccarla, e infatti riuscì ad afferrare la porta e ad entrare chiudendola alle sue spalle.
<<Io non me ne vado finché non mi ascolti okay? >>
Stavo per cadere a terra ma riuscì a sorreggermi.
<<Ma che hai, sei ubriaco Marco>>

Ale
Non potevo credere ai miei occhi, non l'avevo mai visto ridotto così.
<<vieni con me>>
Lo accompagnai fino al suo letto e lo feci stendere.
Lui non parlava, era talmente ubriaco che non capiva neanche cosa stessi dicendo, così decisi di approfittare della situazione per una volta e gli dissi: <<posso rimanere a dormire con te?>>
<<Fai un po' come ti pare>>
Riuscii nel mio intento e mi distesi accanto a lui.
Sicuramente la mattina dopo gli sarebbe preso un colpo vedendomi accanto a lui, ma non avevo altro modo per parlargli.
Ci addormentammo insieme, nello stesso letto, sentendo i nostri respiri che si confondevano.

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