"Era troppo bello per essere vero"Tutto nella mia vita appariva come un fulmine disarmante a ciel sereno, un combusto di imprevisti pronti a far marcire ogni frutto che raccoglievo, il mio pessimismo non includeva in alcun modo il vittimismo, in quanto se qualcuno mi avesse definito vittima, io avrei obiettato incoraggiandoli a credere che io fossi il carnefice. Perchè il senso di colpa mi logorava e quel senso di soffocamento, quell'abisso che mi risucchiava scopariva solo in determinato e importante luogo, la casa che mi ha visto crescere, la casa per cui mio padre aveva fatto enormi sacrifici, e che mia madre aveva reso confortevole e intima impegnandosi nell' arredamento.
Era il mio nascondiglio. Nessuno sapeva che ogni giorno mi recavo in quella casa, che aveva udito e visto tanto dolore e soffriva la mancanza di una famiglia che l'abitasse. Solitamente me ne stavo nella mia roccaforte, la mia cameretta. Le pareti bianche riuscivano a sollevarmi di poco l'umore, quel che bastava per alleggerire il mio animo almeno per un po' davanti a qualche film o ascoltando buona musica. La piccola finestra lasciava entrare una luce troppo debole, che illuminava solo una piccola parte della stanza, e passava attraverso le tapparelle semi abbassate. Era sempre stata la pecca della camera, amavo i raggi di luce che trapassano dal vetro delle finestre, ma in quella stanza non avevo mai potuto godere a pieno di una luce splendente, sempre troppo fioca per i miei gusti.
Il mio armadio, diventato spoglio, era appoggiato al muro accanto alla scrivania disordinata, su cui nulla trovava armonia, colori e matite sparsi, fogli uno sopra l'altro, vecchi libri che avevo finito di leggere da un bel po', le mie storie che non avevano mai trovato una fine.Ma quelle cose mi ricordavano una parte di me, che non doveva soccombere e non doveva trovar riparo in uno scatolone o forse in un sacco della spazzatura, dovevano rimanere lì, avrei di nuovo usato quelle matite, scritto su quei fogli, riletto i vecchi libri, e concluso le mie storie. La mia chitarra riposta nella sua custodia ormai piena di polvere non veniva accordata da un bel po' e si trovava appoggiata al mobile, forse un giorno avrei usato anche quella.
Avrei tanto voluto un'amica, o un semplice confidente, con cui aprirmi, ma andare da uno psicologo sembrava la scelta più conveniente per tutti quelli che mi circondavano, per me non era così, e rimanere ferma a contemplare la sua lampada che rifletteva la luce sul muro scuro era alla fine ciò che facevo.
Ci sarei dovuta andare quel pomeriggio, ma avevo rimandato fingendo di star male. In realtà non avevo mentito.
Stavo veramente soffrendo, il dolore era troppo forte per essere sopportato e la mia voglia di cibo aumentava al passare di ogni ora. E quando diminuiva, il senso di inadeguatezza, di colpa, non faceva che incrementare."Tesoro, sono acasa" Era tornata mia zia Kelly dal lavoro, lei e suo marito Pit mi avevano accolta come una figlia, loro non ne avevano di propri. E questo spiegava come erano decisamente inappropriati e incapaci a gestire una ragazza, soprattutto se quella ragazza ero io.
"Arrivo subito"Urlai.
Mi precipitai in bagno per sciacquare il viso, gli occhi però continuavano ad essere rossi.
Quando piangevo un tempo, almeno subito dopo la morte di mia madre, mi bastava pensare ad un ricordo felice, ma non ne avevo più, perché non facevano parte più di me. La mia anima era vuota, priva di ogni genere di felicità.A tavola mio zio continuava a fissarmi.
Forse perché non stavo mangiando, e lo facevo per loro. Mi sentivo un peso, un errore capitato nelle loro mani, io mi sentivo di troppo. Erano le uniche persone che mi stavano accanto, anche se a volte ero io a non essere troppo vicina a loro, mi limitavo a rispondere alle loro domande, ma mai a farne di mie. Con il cibo il mio rapporto era molto difficile, anche se di fatto, rimaneva la mia unica e vera salvezza, odiavo il fatto che lo fosse, e odiavo far vedere agli altri questa mia assidua dipendenza, perciò preferivo strafogarmi di nascosto invece che farlo davanti agli zii o a chiunque altro.
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A beautiful empty soul
RomanceIl romanzo "A beautiful empty soul" rappresenta una ferma opposizione contro gli stereotipi che la società crea, sopratutto tra i giovani, che ignari di ogni possibile conseguenza cercano di vivere la loro giovinezza in maniera fin troppo superficia...