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"And look into your heart, and you'll find that the sky is yours".

Il passato era l'arma per i deboli di cuori, odiavo quanto potesse essere potente e spietato nei miei confronti.
Avrei potuto vincere ogni battaglia con ogni arma necessaria, ma alla fine , quando avrei guardato dietro di me avrei ritrovato solo un sentimento, il senso di colpa costante per ogni passo che mi ritrovavo a compiere, per ogni sentiero che vedevo all'orizzonte.
Era un chiodo fisso, ogni azione nella mia testa implicava la considerazione che avrebbe avuto di me un'altra persona. E se decidevo di non curarmi di quella considerazione, allora il senso di colpa si poggiava lentamente su di me e metteva radici,

"Oggi parliamo della seconda parola che avevi scritto, il senso di colpa. Sei pronta ?"

Non ero pronta, non lo ero per niente ma provarci era essenziale. Anche se questo comportava delle rotture dentro di me.Annuii restando in silenzio.

"Cosa pensi di te stessa?"
Due finestre si spalancarono dentro i miei occhi, in quel momento visualizzavo tutto, il mio peso, la mia voce, il mio carattere, il mio aspetto, la mia autostima che aveva toccato il fondo del baratro.

"Odio tutti di me, odio chi sono e come sono, odio ciò che ho fatto e ciò che non riesco a fare ora. Odio quando mangio così tanto, odio quando vomito. Odio tutto ciò che riguarda me stessa"

Volevo essere perfetta, volevo avere tutto sotto controllo eppure non riuscivo a farcela, non riuscivo a mangiare, non vedevo luce e mi sentivo così in colpa perché riuscivo solamente a intrufolarmi nel buio.

"Sentirsi in colpa deve essere davvero doloroso per te. Nel tuo rapporto con il cibo è qualcosa di cruciale, in quanto il tuo sentirti in colpa non ti aiuterà di certo a non abbuffarti, o a vomitare dopo averlo fatto. Tu non lo fai per cercar di migliorare, tu senti questa colpa in maniera così forte che riesci solo a prendertela con te stessa e a giudicarti. Segui un ciclo, un ciclo che dobbiamo decisamente interrompere."

Nessuno mi aveva provato ad aiutare, forse perché io non avevo dato modo per farlo, ma in quel caso, avevo accettato il soccorso del dottor Forester.

"Come dovrei fare?"

Lui sorrise.

"Devi cercare di dire a te stessa che hai fatto il meglio che potevi fare, devi essere in grado di dire:<<Nicole, non è colpa tua se hai mangiato così tanto e se non sei riuscita a controllare la nausea>>, oppure, se qualche tuo compagno ti prende di mira devi dirti sempre:<<Nicole, se loro non vogliono stare con te non è colpa tua, è un problema loro>>.
Devi alleggerire il carico. Devi prenderti cura di te, altrimenti non riuscirai mai a curare le ferite che trascini."

E dire che piansi in quel momento era poco, in quel momento volevo affondare in tutte le lacrime che avevo versato fino ad oggi.
Non volevo più però, rimanere schiava di quello che mi stava accadendo, e se superare il senso di colpa che creava confusione e tristezza dentro di me, allora, avrei dovuto combattere.

"Come è andata con il tuo nuovo compagno di scuola?" Prese di nuovo parola lo psicologo riferendosi ad Evan Black.

"Non molto bene, è ossessionato dalla popolarità"Risposi secca e stanca di doverlo pensare. Avrei voluto farmi un'idea diversa di quel ragazzo, ma non avevo il minimo presupposto per farlo.

"Ci siamo passati tutti, anche tu lo eri, forse grazie a te si renderà conto di quanto non valga a nulla"

Avrei voluto tanto fosse così, ma io non potevo essere di certo un modello da seguire per qualcuno. A malapena riuscivo a fare qualcosa io, dare un consiglio a qualcuno allora mi sembrava impossibile è improbabile.

A beautiful empty soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora