« Capitolo V : odi et amo »

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I giorni seguenti furono una dura sfida per Arya, dovette sopportare il peso delle parole dei genitori del biondo, la ramanzina del preside, che era venuto a conoscenza dell'accaduto, la ramanzina del padre, la ramanzina della sua migliore amica, ed addirittura quella di alcuni professori.

Ogni singola volta che qualcuno metteva l'argomento in questione, lei provava a spiegare che era inutile rimproverarla, non si sarebbe pentita delle sue azioni, certo, se ne prendeva la responsabilità.

Ma se fosse stato necessario, lei l'avrebbe fatto di nuovo.

L'unico pro, era che Byron era tornato a parlarle.

Erano tornati anche i suoi sguardi di superiorità, come i suoi atteggiamenti pomposi, ma non le dispiaceva affatto averlo accanto.

Beh, tranne per qualche frase inappropriata, che talvolta la faceva restare di sasso.

Ma d'altronde, era pur sempre Aphrodi.

Eppure, stando per quel breve lasso di tempo con la sua famiglia, riuscì a capire che i presagi erano giusti:
ciò che mancava a lui, era proprio un po' d'amore.

Proprio per questo, diventò ancora più comprensiva e gentile nei suoi confronti.

Voleva che capisse di poter contare su di lei, per qualunque cosa.

Il pensiero che la odiasse, spesso ronzava nella sua mente, si ricordava ancora delle parole che le disse.

'La tua sola esistenza mi infastidisce'.

Scosse la testa, cercando di scacciare via tutta quella negatività.

Anche se l'avesse odiata, ciò non l'avrebbe di certo fermata dall'aiutarlo.

Si fermò dalla sua passeggiata proprio quando vide il diretto interessato, allenarsi da solo.

Per un momento le sembrò quasi come se il tempo si fosse fermato, morbide piume dorate circondavano il  ragazzo, che con classe, teneva il braccio alzato, subito dopo aver schioccato le dita.

Quell'illusione durò soltanto qualche secondo, tutto era tornato alla normalità.

Arya si avvicinò al campo di calcio, con gli occhioni brillanti, a causa dell'interesse.

< Come hai fatto? >

Mormorò poi, vedendolo finalmente girarsi e notarla.

< Non è ancora perfetta >

Si limitò a rispondere Byron.

Non capiva come mai la ragazza mostrasse così tanta ammirazione per qualcosa di ancora incorretto.

< Ma questo non vuol dire che non sia bella >

< Non è questo. Potrebbe risultare piacevole da vedere ai tuoi occhi, come a quelli di chi la guarda, ma è solo...bella, per l'appunto. Non è efficiente, per essere efficiente deve essere perfetta >

La mora rimase un po' spiazzata da quelle parole.

Raramente lo aveva visto parlare di qualcosa con questa concentrazione.

Il calcio probabilmente significava molto per lui.

Si sedette fra i fili dell'erba del terreno, incrociando le gambe ed appoggiando il mento sulle mani, come se fosse pronta ad ascoltare qualunque cosa stesse per sentire.

< Perché giochi a calcio? >

Byron sembrò pensare attentamente prima di aprire bocca.

Non si fidava ancora molto, eppure, era sicuro che lei fosse così ingenua che probabilmente se gli avesse detto ciò che provava davvero, non avrebbe fatto nulla per usarlo a suo svantaggio.

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