Un'altra possibilità

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Michele pov

Sono passati molti giorni ormai dall'incidente di Aurora, non è più in ospedale ma sta passando la convalescenza da sua madre con cui ci sentiamo quasi tutti i giorni. Cerco di tenermi aggiornato sulle sue condizioni tramite Clara o mio padre che mi rassicurano e mi confermano sempre che sta bene sia fisicamente sia mentalmente oltre a star recuperando un pochino alla volta i ricordi mancanti.

Un'amnesia selettiva la sua, le cose che Aurora non ricorda riguardano totalmente o in parte o di striscio me. Già, strano vero? Non tantissimo se ci penso, anzi, cercando di farmene una ragione mi dico che chiunque avrebbe fatto così e senza incidente. Anche Angela mi ha confermato che probabilmente il suo inconscio ha messo in atto un meccanismo di difesa e come quando finisce una relazione importante la persona che ne soffre di più si allontana non solo dal suo ex ma anche da suoi amici, conoscenti e parenti così lei ha rimosso. Io l'ho fatta soffrire e lei cerca di difendersi!

Sono consapevole di aver ampiamente meritato questa punizione ma non posso affermare di non soffrirne.

Sin da quando ho realizzato cosa e quando era successo, ho capito di averne tutta la colpa, ho desiderato di potermi sostituirmi a lei in quel letto d'ospedale e ho confessato a tutti ciò che lo aveva scaturito.

Nessuno ha voluto starmi a sentire, neanche sua madre che, anzi, mi ha sgridato. Le hanno detto che l'auto di Aurora stava procedendo a una velocità regolare, che è scivolata su una copiosa macchia d'olio dovuta a un altro incidente avvenuto poco prima, che ha avuto la sfortuna di passare al momento e nel posto sbagliato ma la fortuna di essere soccorsa immediatamente perché l'ambulanza era già sul posto.

Angela è stata l'unica che, conoscendo i fatti, inizialmente mi ha addotto colpe salvo poi, scioccamente, scusarsi perché troppo sconvolta per ragionare e troppo coinvolta in quanto anche lei colpevole. Addirittura mi ha detto che se non avesse mai iniziato a torturarci per la sua tesi non sarebbe accaduto nulla e noi saremmo stati sempre e solo amici.

Naturalmente le ho detto, credendoci davvero, che lei non aveva alcuna colpa, ha cercato solo di aiutarci. Ha avuto ragione sin dall'inizio ciò che ci frenava era la paura. In particolare io ho reagito in maniera spropositata e mi sono comportato sempre peggio, sono stato un coglione senza palle mentre Aurora ha tentato di mettere da parte la paura e di trasformare la nostra relazione in ciò che, tra l'altro avevo sempre desiderato.

Posso pensare solo che il destino, Dio o chi per esso, si sia sempre divertito a farmi soffrire e con questo incidente abbia deciso di prendersi proprio beffe di me perché questa volta la paura irrefrenabile di perderla per sempre è diventata concreta, reale, e mi ha completamente stravolto! Saperla apparentemente sana, pochi graffi e qualche escoriazione testimoniavano l'avvenuto incidente, vederla incosciente prima e irritata dalla mia presenza dopo mi hanno sconvolto togliendomi ogni ragione di esistere.

Quando si è svegliata, stavo piangendo al suo capezzale, pregavo per avere un'altra possibilità di renderla felice e l'ho avuta.

Mi sarei aspettato che mi cacciasse per rabbia, per odio, per rancore non certo perché sconosciuto ai suoi occhi e alla sua memoria.

Mi si è gelato il sangue nelle vene e sono uscito lasciandola in pace, deciso a sfruttare comunque quella possibilità.

A sua madre che è venuta a cercarmi ho chiesto di non pensare a me, ho detto che me lo meritavo e che il necessario era solo che lei si fosse svegliata, che guarisse al più presto e stesse bene.

Dopo c'è stato solo un susseguirsi di giorni e notti trascorsi in ospedale in parte a lavorare per tenere occupati mente e corpo e in parte a vegliare Aurora di nascosto.

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