1 ASHLEY

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Sono passate tre settimane dalla morte di mia madre ma il dolore è ancora qui con me.
Sono le undici e un quarto del mattino e io sono già in un bar a bere un bicchiere di vino ... o forse il terzo.
Da quando mamma se n'è andata sono stata malissimo.
Ero ubriaca tutti i giorni, non andavo a lavoro e ogni notte ero in compagnia di un'uomo diverso, pensando di poter colmare quel vuoto che mi sta lacerando dentro, ma niente di tutto ciò funziona.
Ogni mattina mi sveglio uno schifo.
Ho sentito Lana cinque volte in queste tre settimane, è molto scossa e io le dò spazio.
Mia madre era la donna più bella di tutta New York: mora, occhi azzurri come il mare e un'animo gentile. E' sempre stata anche molto disponibile verso tutti.
Oltre alla morte una cosa sola nella vita l'ha stroncata: MIO PADRE.
Due anni fa divorziarono perché la tradì con la sua segretaria.
Le cadde il mondo addosso ma non si lasciò andare alla depressione e alla disperazione. Si è sempre alzata più forte di prima e con la voglia di vivere la vita.
Mio padre era un pezzo di merda ma da quando se ne andò, è stata la cosa migliore che abbia potuto fare in tutta la sua vita.
Forse sono come lui, una fallita che non sa fare altro che bere e creare casini, invece che fare come mia madre e alzarmi a testa alta.

                                  
Alticcia, pago il conto ed esco dal bar dove mi dirigo verso casa per fare una lunga e bella dormita.

E' sera, esco di nuovo ma questa volta per cercare un'altra scusa per riempire il mio senso di vuoto.
Cerco qualcuno di interessante all'interno del pub ma stasera non sono attratta da nessuno  Eppure è sempre pieno di fusti.
" Signorina, un cocktail per lei."
Il bel manzo del barista mi sta offrendo per caso un drink per conquistarmi?
" Offerto dal signore laggiù in fondo." tende la mano per indicare.
Un pò dispiaciuta ma non sorpresa, ringrazio il bel ragazzo e giro la testa per vedere il misterioso ammiratore.
Con un cenno l'uomo in giacca e cravatta alza il bicchiere in segno di saluto, io faccio altrettanto con lo stesso gesto.
Passata una mezz'oretta, stufa e annoiata, decido che era il momento di andarmene.
"Buonasera."
O forse no...
Mi giro e trovo l'uomo in cravatta che sorride nel guardarmi.
"Sera." rispondo.
" Mi presento, sono Peter.  Peter Thompson."
" Ashley Collins."
Ci stringiamo la mano. E' morbida ma possente e decisa.
Sono una ragazza da uomini più rudi, con jeans e giacca di pelle ma il pinguino qui difronte a me non mi dispiace. Alto, moro, occhi verdi e un sorriso stupendo. Contagioso oserei dire.
                         
       
" Allora, che ci fa un'uomo come lei in un pub del genere?" Chiedo curiosa.
" Posso dire la stessa cosa di lei. Non le si addice un posto così." Risponde in contrattacco.
Si starà riferendo al mio look di stasera: vestito nero attillato dove sulla mia schiena percorre una cerniera e dei tacchi rossi.
" Touchè. Una donna ha sempre i suoi misteri non crede?" divago, e porto alla bocca il bicchiere per sorseggiare il mio drink.
Fa una risata corta ma mi asseconda con lo sguardo.
" Che lavoro fai?" chiede.
" Sono a capo di un'azienda editoriale. La Collins Publishers."
" Wow! Un pezzo grosso allora." sorride e beve il suo calice di vino ma continua a guardarmi fisso negli occhi.
" Hai degli occhi stupendi." dice.
Devo dire che nonostante sia un complimento sentito tante volte, mi stuzzica un pochino il pinguino occhi verdi.
" Grazie, presi da mia madre, azzurro come il mare." A solo nominarla mi si crea un nodo in gola. Abbasso la testa per cercare di non piangere e scacciare via il pensiero.
Continuiamo a parlare per un'altra ora di svariati argomenti.  Guardo l'orario e noto che è tardissimo e subito mi viene in mente che domani ho un'importante riunione di lavoro.
Prendo la borsa e con femminilità mi tiro giù dalla sedia e dico:
" Devo andare."
" Oh, certo.  Ehm... posso chiederti il numero di cellulare?"
O mio dio, non ci credo.  Vuole seriamente il mio numero di telefono per chiamarmi e uscire con me? Per quanto sia attraente, non ha nessuna speranza con me, non è il mio tipo.

" Non offenderti Peter, ma sarà l'unica volta che mi vedrai. Non avrebbe senso incontrarsi. E' stato un piacere."
Mi dirigo verso l'uscita ed esco dal pub, la brezza fresca notturna di New York mi sfiora le guance arrossate dall'alcool dandomi un leggero senso di piacere. Dopodiché torno a casa, dove, per la prima volta, la passerò a dormire, con nessun uomo.

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