4 PETER

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Vedere la faccia sconvolta ed esterrefatta di Ashley dalla notizia, mi ha fatto stare bene. Notare ogni sua emozione e apprendere il suo stato di nervosismo, come se fosse un termometro, dove piano piano saliva e raggiungeva la temperatura più alta, equivalente al suo stato di tollerabilità, mi scaturiva il completo senso di totale controllo.
Sono stato un vero stronzo lo ammetto. Non avrei mai acquisito del tutto l'azienda, ma dovevo dire qualcosa che facesse nascere in lei la percezione di vicolo cieco. Non pensavo che ci avrebbe creduto; è stato facile, più di quanto pensassi. Non immaginavo che l'avvocato Lowie avrebbe portato, in modo così semplice e veloce, sulla mia strada Ashley. Situazione comoda per me. Ho notato del feeling tra loro due, non mi piaceva. Se la sarà portata sicuramente a letto. Viscido. Lavorativamente non mi porta nessun problema e spero che intimamente sia lo stesso, perché se fosse così, sarebbe una grande seccatura. Non potrò farlo io.
Prima di raggiungere il mio avvocato, lancio una frecciatina a lei, anche se girata di spalle. Alla mia provocazione intuisco che è arrivata dritto nella sua testa, infatti come risposta ricevetti una specie di sbuffo. Penso sia infastidita. Bene.
Io e Anderson ci accertammo che l'avvocato cagnolino e scopamico della signorina Collins, sia andato via e non sia dei paraggi, e ci dirigemmo verso il primo bar sulla strada, vicino all'edificio dove ho appena varcato la porta d'uscita; entrammo, parlammo dell'accaduto e quali sarebbero state le prossime mosse. Percepisco che siano degli avvertimenti nei miei confronti, Anderson non si fida di me.
" Non preoccuparti Lewis, ho tutto sotto controllo. Ho fonti e aiuti da persone attendibili al mio fianco e tu lo sai." Dico con tono marmoreo.  Alzandomi dalla sedia faccio capire che la conversazione è finita e che non ho bisogno del suo aiuto. Mi segue ma solo per salutarmi e mettermi al corrente degli ultimi documenti che riceverò, dove richiedono la mia attenzione e delle firme. Lo guardo, mi giro e me ne vado, diretto verso la mia auto.
Mentre guido ripenso alle gambe di Ashley, alla sua gonna e a quella camicetta -vedo non vedo-; me la ghigno un pò. Quanto avrei voluto strappargliela di dosso, ma penso che lei non abbia le mie stesse intenzioni. Mi odierà, e sarà lì dove io le farò cambiare idea. Le farò capire che sono innocuo e che venire a letto con me sarà uno dei suoi desideri. Mi cercherà e mi vorrà. Ne sono sicuro. Nessuna scappa senza essere state marchiate da Peter Thompson.
Arrivo davanti alla mia, abbastanza umile, dimora. Parcheggio l'auto, scendo e con un click chiudo la macchina. Entro in casa, getto le chiavi sul piatto all'entrata e mentre tolgo le scarpe, lanciandole sparse sul pavimento, mi slaccio, con una presa morbida, la cravatta grigia. Ci legherei lei a letto dopo il piccolo e velato scontro di oggi, e me la scoperei fino a farla gridare. Assetato e famelico della ragazza occhi blu, sento le mie pulsazioni intime arrivare alle stelle, così decido di divertimi, purtroppo non con lei ma con un'altra. Prendo il cellulare, digito lettere a caso e scorgo il primo nome sulla rubrica: Lina. Splendida ragazza, timida ma un vero fuoco a letto. La chiamo, le dico di venire al mio indirizzo e chiudo la conversazione. Passano una decina di minuti circa e suonano alla porta. Avrei sperato fosse Ashley, ma per quale motivo dovrebbe presentarsi e bussare alla mia porta? Pur non sapendo dove abito, non fatico a credere che avrebbe potuto scoprirlo anche da sola. Apro ed era Lina; la guardo e sorrido, un sorriso seducente. Poco dopo ritornano i pensieri poco casti avuti prima e ricordo il motivo della presenza della ragazza posizionata sul ciglio della porta, la tiro a me e le tolgo quel cappotto di quel marrone orrendo, gettandolo per terra, lei sorride e inizia a mettere le sue mani attorno alle mie spalle facendole scivolare giù fino ai polsi per poi risalire di nuovo. Non la bacio. Lei si dispone in modo per riceverlo ma io non l'accontento. Non bacio nessuno. Ha un tubino color fucsia, credo. Colore ripugnante. Ai piedi indossa dei tacchi neri vertiginosi da poco di buono. Le blocco il collo con la mano destra e subito dopo le ringhio un'ordine:
" Inginocchiati. Ora. Sai cosa devi fare." E con le mani posizionate sulle sue spalle, la spingo in basso, facendole raggiungere l'altezza del mio inguine. Ormai la mia erezione, attraverso i pantaloni, è visibile già da un po'. Senza indugi sbottona le mie brache e mi strappa via le mutande in una rapidità riconoscente. E' vogliosa. Lo vedo dagli occhi. La guardo ammirare il mio sesso e dal suo viso scorgo dello stupore, come se fosse meravigliata dalla stabilità ferrea che ha davanti agli occhi, come se non lo avesse mai visto in questo stato, più contento e vispo del solito. Ovviamente la mia erezione non è di certo per lei, ma per l'altra tipa che adesso mi odia; mi serviva un mezzo per farmela passare. Per questo Lina è qui. Per soddisfare il mio bisogno. Nient'altro. Caccio via i pensieri su Ashley e ritorno alla ragazza messa in ginocchio davanti a me.  Inizia a prenderlo in mano e lo scruta, curiosa, cercando la parte su dove iniziare. Inizia dal basso, percorrendo con la lingua tutta la mia venerabile lunghezza, fino a salire alla punta dove poco dopo lo prende, del tutto, per via orale, stuzzicandomi le parti sferiche in basso. Aiuto lei con l'entrata, spingendola con la mano posizionata sulla sua testa, cercando di godere di più; la intimo a prenderlo tutto ma capisco, dal suo verso strozzato, che non ne è in grado. Decido di lasciarla fare. Il ritmo è aumentato, il suo avanti e dietro è così veloce da farmi buttare la testa all'indietro. La prendo e la tiro su, le alzo la gonna e mi inserisco prontamente in lei, così brutale da farle emettere un grido. Un grido di piacere. Appoggiata con le mani e con il corpo al muro, mi spingo in lei ancora più a fondo. Velocizzo il mio movimento.  Ansima così forte che le tappo la bocca. Sento il suo respiro sul palmo della mia mano. Aumento ancor di più il ritmo fino a scoppiare. Mugolo e vengo. Il mio fiato è corto e i battiti accelerati iniziano a rallentare facendomi cominciare a respirare in modo regolare. Scopata deliziosa ma avrei preferito Ashley al suo posto. Pensavo a lei mentre mi facevo Lina. Immaginavo lei urlare e pregare di farla venire. Ahimè, non lo era. Esco da Lina e con un gesto le faccio intuire di rivestirsi e di andarsene. Ha il viso arrossato ma noto in lei del dispiacere. E' stato solo sesso. Lo deve capire. Qualche minuto dopo apre la porta ed esce. Fortunatamente non disse niente, non avrei tollerato nessun discorsetto da ragazzina innamorata. Io non mi innamoro. Mai. Posseggo e basta.
Mi rilasso sul divano, dopo essermi fatto una lunga e rilassante doccia. Sono pensieroso e non so il perché. Sdraiato fisso il soffitto, facendo saettare gli occhi a destra e a sinistra. Cosa mi turba? All'interno dell'azienda sono entrato, e il primo passo è stato completato. E' stato pure così corrivo accedere. Allora cosa c'è che non va? Dopo averci rimuginato su per un pochino capisco che, forse, si tratti di ansia. Ansia da primo giorno di lavoro. Dico tra me e me che non posso avere paura o essere intimidito per un stupido iniziale giorno di lavoro. Mancano ancora tante ore e io sto impazzendo già da adesso. Il resto della serata la passai tra scartoffie e televisione, fino a che non presi sonno e mi addormentai. Dovevo essere pronto per domani e riposare mi avrebbe fatto bene.
Le prime luci Newyorkesi fanno breccia dentro la stanza, apro gli occhi e vengo quasi accecato dal sole. Ho dormito così tanto, senza essermi svegliato ne anche una volta, che sembra di aver preso uno di quei sonniferi potentissimi per gli insonni. Non è suonata la sveglia, strano. Ricordo di averla impostata ieri sera. Dubbioso della mia memoria, afferro il cellulare dal comodino accanto alla mia destra, raggiungendolo roteando il corpo come una foca; avevo ragione. La sveglia non ha suonato perché era ancora presto. La sera prima impostai l'orario per le otto e quarantacinque del mattino ed erano solo quasi le otto. Raramente mi alzo prima che il trillo del cellulare suoni. Prendo la palla al balzo e opto per la decisione di alzarmi e prepararmi. Prima di farmi la solita doccia mattutina, vado in cucina e mi preparo una tazza di caffè. Raggiungo il ripiano dove sono depositate tutte le tazze, ne afferro una e la inserisco dentro alla macchina del caffè. Mentre il rumore fastidioso dei chicchi di caffè macinati risuonano nell'abitazione spegnendo il silenzio tombale, alla testa mi assale il ricordo di quando andai in Italia e assaggiai per la prima volta il caffè. Dio se era buono. Darei tutto per averne solo una tazza. Gli italiani sono ospitali, accoglienti, vivaci e anche un pò strambi. Quanto vorrei vivere lì. E' fantastica l'Italia. Ci tornerei in un batti baleno in quel posto. Precisamente alloggia nella fantastica isola della Sicilia. Mare fantastico e altrettanto per il cibo. Visitati anche Milano due anni dopo ma non potetti visitarla da turista, come avrei voluto. Ero lì per affari. L'odore, proveniente dalla macchina alle mie spalle, mi fa ritornare alla realtà. Prendo la tazza e sorseggio il mio caffè con tranquillità. Dovrei svegliarmi più spesso così presto al mattino. Mi farebbe bene. Sono di buon umore. Ma non so per quanto durerà questa spensieratezza. Appena metterò piede alla Collins Publisher, Ashely mi tirerà uno dei suoi sguardi assassini. Beh... un motivo in più per farmi coraggio e andare. Vuole la sfida? Che sfida sia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 05, 2020 ⏰

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