Ivan poteva scegliere tra i fotografi più competenti della città, aveva a disposizione abbastanza soldi da permettersi un intero book fotografico e l'affitto per una location decente, ma per quanto fossero capaci e consigliati lui si era fissato con una sola.
L'aveva scoperta per caso durante una lezione, era così annoiato che aveva iniziato a guardare la pagina eventi dell'università, cosa che non faceva mai, e rimase colpito da alcune foto. Non ci mise molto a risalire a chi le avesse scattate e passò il resto dell'ora ad esplorare il suo profilo. Non sapeva precisamente cosa gli piacesse, ma c'era qualcosa nella sua tecnica che lo affascinava.
La sera stessa decise di mandarle un messaggio per chiedere delle informazioni, lei non rispose, neanche visualizzò.
Nei giorni a seguire continuò sempre più provocatorio deciso ad ottenere una risposta, le concesse persino carta bianca sul prezzo, ma niente lo ignorò. Era un pò deluso da come stava andando ma non si scoraggiò, non era nella sua natura.
Era la mattina di martedì due novembre Ivan era nei pressi del parcheggio principale dell'università, su un lato c'era la biblioteca e sull'altro la facoltà di economia e giurisprudenza, intorno ai quali gira un parco ben curato popolato dagli studenti sopratutto durante le belle stagioni.
Faceva freddo, una nebbiolina fitta e umida avvolgeva l'università. In questa parte della città la nebbia era particolarmente densa, gli spazi ampi e tanto verde, che in quel periodo dell'anno appariva sempre scuro.
Si tirò su il cappuccio della felpa e sistemandosi lo zaino in spalla si incamminò verso la biblioteca deciso a prendersi un caffè per svegliarsi un pò. Dentro non c'era tanta gente, alle otto e mezzo era raro trovare qualcuno in sede, lui preferiva arrivare in anticipo per evitare il traffico e rischiare di non trovare parcheggio.
Al bar non vide nessuna faccia familiare, non che gli dispiacesse, Ivan é sempre stato il tipo di persona che non ama fare conversazione la mattina e chi lo consce bene sa che é meglio non infrangere questa sua regola.
Alla cassa c'era Tiziana, come tutte le mattine, che gli preparò subito il suo caffè nero accompagnato da un cioccolatino. Borbottò un "grazie" e tirò fuori il telefono per evitare chiacchiere di circostanza, iniziò a scorrere tra i messaggi non letti.
Non faceva caso a quello che gli succedeva intorno, non che fosse difficile visto che oltre a lui c'erano soltanto due persone lì, esclusa Tiziana. Si stava tranquillamente godendo il suo caffè e il silenzio, quando entrò una ragazza esclamando un buongiorno generale, distruggendo così la sua pace.
Ordinò un ginseng da portare via ed Ivan non riuscì a dominare una piccola smorfia, non capiva come la gente potesse bere quella roba.
-: Oggi fa veramente freddo. Commentò Tiziana sperando di riuscire a scambiare due chiacchiere almeno con lei. -: é veramente arrivato l'inverno.
É novembre, medita Ivan, che si aspettava? 32 gradi all'ombra?.Per fortuna la macchinetta é veloce e lui non deve stare a sentire a banali conversazioni sul meteo per altro tempo.
La giovane prese il suo ordine e ringraziò, aggiungendo che poteva tenere il resto. A quel punto lui alzò lo sguardo per guardarla, con le premessa di evitarla ogni volta l'avrebbe vista al bar.
Era una bella ragazza, snella e con poco seno, i suoi pantaloni avana e portava un maglioncino verde troppo leggero per quella stagione, i capelli erano sciolti, come li portava sempre.
Ivan la riconobbe immediatamente. Era lei, la maledetta.
La osservò uscire sorridente, ma non poteva finire così. Prese dalla tasca dei jeans qualche euro che lasciò sul bancone e senza salutare si incamminò deciso verso la biblioteca dove l'aveva vista avviarsi.
Le porte si aprirono con un cigolio fastidioso, attirando lo sguardo vispo e cattivo della bibliotecaria. Una donna dai capelli argentati e un pessimo carattere.
Ogni volta che lo vedeva gli diceva di non farsi venire strane idee " questa é una biblioteca, non un posto dove amoreggiare",gli diceva. Non che Ivan avesse mai fatto qualcosa con una ragazza lì, ci capitava di rado e non ci aveva mai portato nessuno.
Non aveva la minima idea del perché glielo dicesse ogni volta, ma non aveva mai contestato, le sorrideva civettuolo e andava per la sua strada.
Le sue scarpe scricchiolavano rumorosamente mentre percorreva il corridoio centrale, guardava a destra e a sinistra, tra le alte librerie, per assicurarsi che non le sfuggisse. Per un momento pensò di aver seguito la persona sbagliata perché non riusciva a trovarla, ma quando arrivò a metà della sala si accorse di dove si era nascosta.
Era seduta ad un tavolo per sei persone nella sezione di arte e cultura, dove non ci andava mai nessuno. Aveva due libri e una calcolatrice davanti a lei e tamburellava la matita sul quaderno, aveva la faccia di chi non ci stava capendo niente.
Era così concentrata che non si accorse di lui, ovviamente, pensò.
-: te sò rimasto così sulle palle da non merità manco un visualizzato?. La frase suonò più dura di quanto volesse, non che un tono più amichevole lo avrebbe aiutato. Ivan era un ragazzo alto, circa 1,83 e aveva un fisico atletico che lo faceva sembrare una montagna, inoltre la felpa che portava lo faceva apparire più massiccio
Si tirò giù il cappuccio, come se quel gesto potesse aiutare a farlo apparire meno minaccioso. Lei non sembrava spaventata, aveva gli occhi sbarrati come se l'avesse colta di sorpresa.
Non gli risponde subito anche perché non ha la minima idea di cosa volesse dire, ma quella provocazione la colpì. Lo guardò dalla testa ai pedi. -: Scusami?. La sua voce era piatta, sembrava quasi annoiata ma in realtà il cuore le batteva all'impazzata.
Lui incalzò-: voglio una de quelle foto che lascia il segno, per la mia pagina, ti ho scritto in privata ma non hai mai risposto.
Lo guardò di soppiatto, come se stesse cercando di studiarlo. -: Non mi é arrivato niente e poi non posso accettare nessun lavoro per conto mio, devi rivolgerti all'agenzia di fotografia in centro, quella accanto alla gioielleria.
Non era del tutto vero, poteva accettare lavori anche da sola ma aveva perso la password del suo profilo due settimane fa e continuava a procrastinare la cosa. Il negozio era di suo zio Cassio, di tanto in tanto le passava qualche lavoro semplice e lei continuava ad usare la storia degli ingaggi come scusa per evitarsi l'imbarazzo della verità.
-: E che ne sapevo, non c'é scritto niente sulla pagina. Il tono non era accusatorio, ma lasciava trapelare un leggero senso di colpa. Lo sguardo era duro, sicuro, tanto che lei si chiese se il suo l'avesse già tradita.
-: Senti- chiuse un libro- lasciamo stare. Se hai ancora bisogno delle foto chiedi di me al proprietario, Cassio.
Ivan annuì soltanto, adesso si pentiva veramente della sua reazione.
" Sei cocciuto" gli diceva sempre sua madre, troppo impulsivo. Aveva ragione, quando si metteva una cosa in testa difficilmente cambiava idea e difficilmente si metteva in discussione, proprio come suo padre.
Strinse la presa sullo zaino mentre la osservava sistemare le sue cose, il suo orologio segnava un quarto alle nove. Doveva andare subito se voleva arrivare in tempo alla lezione, la facoltà di economia non era molto distante ma la classe era all'ultimo piano e lui non aveva poi tutte queste energie di mattina.
Si congedò con un semplice " ci vediamo" e iniziò ad incamminarsi verso l'uscita. -: Aspetta!- non si voltò- Sono Irene.Devi chiedere di Irene!.
-: Lo so chi sei.

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SBAM!
Fiksi RemajaAvete presente tutti i personaggi sfigati che vengono emarginati dalle altre storie? Ecco,sono tutti qua! Irene é una semplice universitaria, che si guadagna qualche soldo in più facendo la fotografa. Proprio grazie ad un servizio fotografico inc...