Two~

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Si usano gli specchi
per guardarsi il volto
e si usa l'arte
per guardarsi l'anima.

(George Bernard Shaw)

(George Bernard Shaw)

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Erano passati due giorni e Jimin aveva scritto circa una ventina di frasi perché nessuna di quelle definizioni riusciva a racchiudere a pieno ciò che per lui era arte. Nella sua testa era difficile spiegarlo a parole, era impossibile mettere insieme una frase di senso compiuto che delimitasse ciò che gli era stato chiesto. Come si poteva dare una sola definizione, creando inevitabilmente dei confini, ponendo un limite a ciò che invece era immenso ed inspiegabile? La mente umana non lo può capire, non è umanamente comprensibile il susseguirsi delle stagioni, come da un fiore nasce un frutto, la vita che si crea e si distrugge continuamente, la Terra che ruota intorno al Sole. Non è arte anche questa?

Jimin era perfettamente consapevole che qualsiasi altro suo compagno di corso pensava all'arte come a qualcosa di più ristretto, una corrente artistica, un'esibizione canora o di danza, un film al cinema ma non poteva essere solo questo, no, lui non poteva accettarlo. Perché per lui anche il gioco di ombre delle lampadine contro il muro era arte, anche le curvature del corpo umano lo erano, anche quell'orecchino a clip pendente portato nell'orecchio destro dal professor Jung era arte.

Scosso da quei pensieri, Jimin accartocciò l'ennesimo foglio di carta bianca e ne prese un altro, provando a ricominciare da capo. E quando appoggiò la punta di quella penna nera sul foglio capì. In un secondo seppe cosa scrivere e come portare a termine il compito assegnatogli per il giorno successivo.

In un batter baleno si ritrovò in classe, lui, Taehyung e Jungkook seduti uno in parte all'altro, gli altri due chiacchieravano di argomenti che in quel preciso spazio e tempo a Jimin non interessavano proprio. Era come se fosse finito dentro ad una bolla e tutto il mondo era rimasto fuori, solo lui e il suo sguardo fisso contro quella porta che finalmente si aprì e il professor Jung fece il suo ingresso. E Jimin sentì di poter respirare di nuovo come se fosse rimasto in apnea per tutto quel tempo.

Istintivamente si mise in posizione eretta, raddrizzando la schiena e sedendosi meglio e quasi come se quel movimento fosse in realtà stato un richiamo, il docente alzò gli occhi verso di lui e un brivido gli percorse la schiena quando si incontrarono. Jimin sorrise timidamente e mimò un «Buongiorno», chinando leggermente il capo in segno di rispetto ma non ottenne una reazione, anzi. Ci rimase un po' male, praticamente non era stato degnato neanche di uno sguardo e lui era davvero convinto che quello sarebbe stato l'unico contatto col suo nuovo professore ma si sbagliava di grosso.

What is art? | hopeminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora