Per la prima volta, dopo 13 anni, mi ritrovo un pomeriggio in camera mia.
La mia vita è in continuo movimento e di solito dalle due e mezza fino alle nove sono a danza.
Nel primo pomeriggio insegno, anche per racimolare un po' di soldi, alle bambine le basi della danza classica e non appena finisco mi dirigo nella sala accanto e mi alleno per conto mio fino alle nove per poi andare a lavorare al Prisma.
Ma questo pomeriggio no.
Leonardo, il mio maestro di danza (nonché fidanzato da tre anni), è il proprietario dell'associazione di danza della nostra scuola e oggi si trova a Torino per delle audizioni importanti. Perciò ha deciso di chiudere la scuola per oggi e quindi ora mi ritrovo qui, stesa sul mio letto, non sapendo cosa fare.
Non è una villa la nostra ma è comunque una casa modesta che può anche essere considerata grande.
Io e mio fratello la condividiamo da due anni.
I nostri genitori tornano due volte al mese a casa e quindi, non volendoci assumere la responsabilità della villa dei nostri, io e mio fratello abbiamo deciso di comprarci una casa, non molto distante dal centro di Roma.
Un cinguettio mi distrae dai miei pensieri e mi accorgo che il verso proveniva dal mio telefono.
Lo prendo in mano e leggo un messaggio proveniente da mio fratello, Valerio."Sei a casa?"
"Sì, perché?"
"Sto per venire con i miei amici. O sparisci o cucini per tutti. Decidi!"
"Non voglio andare via quindi vi ordinerò delle pizze."Butto il telefono sul letto e vado in bagno con l'intento di farmi una doccia.
Metto della musica e il disco parte da solo.
La voce di Noyz Narcos rimbomba nelle pareti del bagno.
Uno dei cd di mio fratello era inserito ma, pur essendo una ragazza da danza classica, devo ammettere che il rap non mi è mai dispiaciuto.
Apprezzo i rapper che fanno buona musica ma preferisco coloro che non parlano costantemente di sesso, fumo e Alcool.
Mi spoglio ed entro nella doccia cercando di rilassare i muscoli.
Dopo quindici minuti di doccia spengo la radio, fermatasi sul pezzo "Alfa Alfa".
Prima di entrare in camera mia mi soffermo sull'inizio delle scale e cerco di avvicinarmi di più con l'orecchio per capire se i ragazzi fossero già arrivati.
Non sentendo alcun rumore scendo le lunghe scale.
Non ho mai conosciuto gli amici di mio fratello.
L'unico ragazzo che ho visto una volta è stato Giulio (o almeno credo si chiamasse così) e ricordo di aver pensato subito che la sua statura sia veramente stramba.
Non appena scendo l'ultimo scalino mi accorgo che i ragazzi, in realtà, erano tutti giù ed erano in silenzio solo perché erano occupati a rollare.
Cerco di risalire ma mio fratello si accorge della mia presenza e senza guardarmi mi chiama.«Arianna, abbiamo portato le birre.»
Non appena ebbe pronunciato il mio nome i suoi amici si girarono tutti verso di me.
Mi trovavo in mezzo al soggiorno con un asciugamano attaccato molto velocemente in maniera strana, un turbante in testa e il mascara colato.
«Oh merda! Potevi dirmelo che stavi così!» disse lui.
«E voi smettete di guardarla, coglioni!» finì Valerio.
I ragazzi risero e continuarono a rollare mentre io fulminavo mio fratello con lo sguardo.
«Mi spieghi perché sei scesa così?» chiese.
«Non sentivo nessun rumore e nessuna voce e quindi sono scesa direttamente pensando che non foste ancora arrivati.» dissi.
Lui mi guardava con uno sguardo tra l'arrabbiato e il dispiaciuto.
Mi girai per andarmene ma mi bloccai sul primo scalino, rigirandomi verso i divanetti.
«E un ultima cosa: non voglio quella merda in casa mia!» dissi riferendomi all'erba.Salì le scale e mi diressi in camera mia incavolata nera.
Non solo aveva portato quello schifo in casa mia ma in più si era incazzato di sopra.
Presi una maglietta nera con su scritto "Ossimoro" e la indossai insieme a dei pantaloncini bianchi.
Pur essendo maggio il caldo è già arrivato e in più in casa nostra i riscaldamenti sono sempre accesi dato che mio fratello soffre costantemente il freddo, contrario di me che soffro sempre il caldo.
Presi le Vans nere e le indossai.
Me le aveva regalate mio fratello per il mio diciassettesimo compleanno e le usavo poco e niente ma devo ammettere che sono maledettamente comode.
Presi il phono e mi asciugai i lunghi capelli castani.
Facendo balletto i capelli lunghi sono sempre andati a pari passo con il mio stile e modo di ballare ma in realtà così lunghi non li ho mai sopportati.
Presi il telefono e controllai per vedere se vi erano chiamate di Leo ma niente.
Scendo giù e vado in cucina per evitare di puzzare di fumo.
Ogni sera che ritorno a casa da lavoro trovo sempre la casa vuota ma con la costante puzza di erba che il mattino dopo scompare ma che la sera ritorna.
Ho capito lo "stile di vita" di mio fratello e quindi preferisco farmi i fatti miei pur non comprendendo la scelta.
Entrando in cucina noto un sacchetto bianco sull' "isola" in mezzo alla cucina.
Apro il sacchetto e, come avevo già intuito, dentro vi erano le birre.
Oltre alle birre però c'erano delle uova, farina, latte e zucchero e accanto alla busta un post-it con su scritto " Giorgio e Giulio si fermano qui per dormire, domani fai i Pan Cake. Ti amo. "
La scrittura, da bimbo di sei anni, mio fratello si riconosceva benissimo su quel foglietto giallo.
Misi tutto in frigo, tranne lo zucchero e la farina che posai nella dispensa.
Prendendo il telefono in mano notai un messaggio da parte di Leo.
"Mi manchi, amore mio."
Risposi al messaggio dicendo che mi mancava anche lui e digitai il numero di telefono della pizzeria.
Non appena ebbero risposto andai in soggiorno e domandai a tutti i gusti di pizza che volevano.I ragazzi si girarono verso di me sorpresi di vedermi lì.
«Ab..aba..oh.» disse quello più basso di nome Giulio.
Feci una faccia confusa e guardai Valerio chiedendo spiegazioni.
Un ragazzo con i capelli scuri che mi fissava si girò poi verso mio fratello.
«Sei sicuro di non essere adottato? Sei il più brutto della famiglia.»
Iniziai a ridere ma poi pensai ad una cosa.
Mi avevano appena vista.
Perché ora è come se mi vedessero per la prima volta?
Mi girai verso le scale e notai che da quella prospettiva si vedeva solamente una parte della scala.
Non appena mi rigirai mio fratello era sopra il ragazzo precedente e faceva finta di picchiarlo, ridendo.
Mi ricordai della signora delle pizze al telefono e chiesi delle margherite per tutti.
Non appena chiusi mi ritrovai accanto a me un ragazzo.
«Ehi» disse rosso in faccia «io sono Luca. Siamo due Luca ma io sono quello più bello.» risi a quel l'affermazione e gli porsi la mano.
«Sono Arianna.» dissi.
Mi sorrise e lo fece con un'aria veramente tranquilla.
Di dovrà essere allenato per sfoggiare un sorriso simile.
Lo immaginai di fronte ad uno specchio mentre provava vari sorrisi da sfoggiare e mi venne da ridere.
Lui mi guardo stranito e mi fece segno di seguirlo per andare accanto agli altri.
Mi immaginavo una comitiva di stolti che non facevano altro che fumare e bere senza mai parlare.
Invece, pur essendo in condizioni critiche, riuscivano a ragionare semplicemente e a cacciare discorsi divertenti.
Tutti parlavano, tranne uno.
Il suo sguardo era fisso sulla seconda canna che si stava rollando.
Era l'unico che se ne stava facendo un'altra.
Lo guardai.
Lui alzò lo sguardo fissando il nulla per pochi attimi e poi si giro verso di me, forse sentendosi osservato.
Cambiai subito la direzione del mio sguardo e puntai a mio fratello che si trovava impegnato in una conversazione con un ragazzo che chiamavano J.
Non appena abbassai lo sguardo lui mi stava ancora guardando.
Solo che il suo sguardo puntava dritto nei miei occhi.
Un brivido mi oltrepassò la schiena.
Lui sorrise capendo cosa fosse appena successo e osservo la scritta sulla mia maglietta.
Il silenzio era ormai calato e lui ripeté ad alta voce la scritta sulla mia maglietta.
«Ossimoro. Folle acuto.» disse sorridendo.
Avevo scoperto la sua voce.
Una voce calda e a tratti stridula ma, per prima cosa, potente.
Gli sorrisi stupida del fatto che sapesse il significato.
Valerio si alzò e dicendo alcune parole senza senso e poi rise, sedendosi.
Mi misi a ridere.
«Fa sempre così?" Chiesi sempre tra le risate.
Mister "ossimoro" mi guardò e rise.
«Sì, diciamo che è quello che pare più strambo in queste occasioni. Ma tra cinque minuti passa.» disse sempre lui.
Fece una pausa e poi ricomincio a parlare.
«Comunque io sono Giorgio ma tutti mi chiamano Mostro. Lui - disse puntando il ragazzo che aveva precedentemente lanciato la battuta a mio fratello - è Luca ma tutti lo chiamano J. Lui - disse puntando il ragazzo che si era presentato poco prima - è Luca ma tutti lo chiamano SaC1. Se lo chiami "Chico" (Cico) è meglio. E infine c'è lui - disse puntando Giulio - che è Giulio ma puoi chiamarlo LowLow.»
Strinsi la mano a tutti tranne a Sac, con cui avevo già fatto amicizia, e mi soffermai su Giulio.
«Il tuo nome ti rispecchia molto, giusto?» dissi riferendomi al nome "LowLow".Tutti risero e io mi girai verso Giorgio.
Mi diede la mano e mi guardò di nuovo negli occhi.
«E tu sei..» disse aspettando il mio nome.
«Arianna.» dissi non distogliendo lo sguardo dalla sua bocca.
«Ciao, Baby.» disse stringendomi la mano un ultima volta e accendendo la canna.Erano strani.
Non erano il gruppo che avrei mai scelto come compagnia.
Non sono bravi ragazzi o altro.
Ma mi piacciono.
Proprio tutti.---
Prima FF e spero la consideri qualcuno.
Se ci sono errori grammaticali scusatemi tantissimo e spero voi me li facciate notare.
Come primo capitolo non è un granché ma spero di avervi incuriosito in parte.
La serata è appena iniziata.
Baci.upinthemars.
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Ossimoro. ||Mostro||
FanfictionArianna Apa ha 17 anni e la sua vita è in continuo movimento. Scuola, Danza, Amici e il suo ragazzo, Leonardo. Vive con suo fratello Valerio e la sua vita cambia radicalmente il giorno in cui si trova per la prima volta un pomeriggio a casa, convint...