BIKER 1' Capitolo "Motociclisti"

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È ora di andare a scuola, così mi costringo ad alzarmi dal letto. Mi sento stanca, come se non avessi dormito. Ieri ho studiato tutto il pomeriggio, in biblioteca.

Assieme a Penny, la mia migliore amica.

I miei sforzi sono stati dovuti al fatto che lei non si concentra, perché pensa sempre ai ragazzi.

Così faccio il doppio della fatica.

Vado in bagno e sento dal piano di sotto mia madre che mi chiama:

«Hope, sbrigati o farai tardi!»

È lei che mi accompagna ogni mattina. I miei genitori non mi lasciano prendere l'autobus come le persone normali.

Sbadiglio e faccio una lunga doccia, per riprendermi. Non serve a molto.

Mamma sta preparando la colazione, casa nostra è in periferia, una villetta a due piani. Mi trovo bene, ho la mia privacy.

Il mio liceo è privato, solo studenti del nostro ceto sociale.

«È arrivata Penny» mi fa sapere mia madre.

Mi vesto di corsa, per fortuna non abbiamo l'obbligo dell'uniforme, e mi precipito di sotto. Penny mi sta aspettando in soggiorno, con il suo zaino.

«Ehi, dormigliona» mi saluta con ironia.

Sa che abbiamo fatto tardi per colpa sua, ieri sera, perché non la smetteva un attimo di parlare di ragazzi, invece di fare i compiti.

«Buongiorno» ricambio il saluto.

Mio padre è già andato in ufficio, non lo vediamo molto.

Non posso fare a meno che sbadigliare, e non ce la faccio proprio a smettere. Sono una dormigliona, è vero. Preferirei dormire piuttosto che andare a rompermi le scatole al liceo.

«Servitevi» la mamma indica la colazione sul tavolo.

Ogni mattina prepara di tutto: uova strapazzate, sandwich, spremute di vari gusti.

«Grazie, signora Craig» Penny si siede al suo solito posto. Lei di solito fa sempre colazione con noi, visto che siamo sole.

Essere figlia unica è triste, posso almeno illudermi di avere una sorella.

Ci serviamo e mangiamo, in fretta e furia, perché siamo già in ritardo.

Casa mia è sempre pulita, immacolata: mamma provvede a tutto. Sempre. Non si lascia scappare una macchia.

A volte è fin troppo precisa, e pretende che io sia come lei, quando invece sono confusionaria.

Quello che i miei genitori vogliono, è che io abbia una buona istruzione, e il liceo Saint Paul, una scuola cattolica privata, è famoso per le sue leggi ferree.

Mi sento in trappola.

Ma il guaio è che non posso parlarne con nessuno.

Io e Penny frequentiamo gruppi esclusivi, le feste alle quali partecipiamo sono tutte uguali. Sempre le stesse persone.

«Sabato prossimo, Clarissa Clark festeggia il suo compleanno» dice appunto Penny.

«Ancora un'altra festa?» mia madre sbuffa.

Io quasi mi metto a ridere. Sappiamo come va a finire, lei lo ignora.

Sono feste per ragazzi privilegiati come noi, ma gira anche alcool, marijuana, ecstasy. I nostri genitori ovviamente sono all'oscuro.

Penny mi fa l'occhiolino. Significa che ci saranno anche un sacco di ragazzi carini. Come mi aspettavo.

«Allora, andiamo?» mi alzo dalla sedia e prendo il mio zaino.

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