HELLFIRE 2' Capitolo "Sam"

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Tutto sarebbe cominciato con il fuoco. E sarebbe finito con il fuoco.

Era sempre stata quella la condanna suprema, l'ingiunzione mandata dal Cielo, che ci era stata imposta.

Tutti noi lo sapevamo, fin dal momento del Risveglio.

Quella notte non c'era nessuna luna, poche stelle.

Rallentai, continuando a tenere le mani sul volante. Quella fottuta macchina era una meraviglia. Veloce, inarrestabile.

Una delle poche cose della feccia umana che mi piaceva. A parte il sesso.

Il sesso era come sfrecciare con una fuoriserie. Cercavo sempre di oltrepassare il limite di sicurezza, finché qualcuno non mi urlava di fermarmi.

Ma di solito, non mi fermavo mai.

Almeno fino a quando non raggiungevo quello che volevo.

Gli umani avevano sempre sottovalutato il sesso e l'utilità di una sana scopata, fatta come si deve: la maggior parte viveva la propria vita limitandosi a esistere.

Mi sorprendevo sempre di come la loro indole debole e influenzabile, avesse costruito invenzioni così grandiose come la macchina che stavo guidando.

I miei sensi si misero in allarme, perché lo sentii vicino. Stavo andando nella direzione giusta. Lo stronzo che cercavo non mi sarebbe sfuggito.

Inspirai ancora e sentii il suo maledetto puzzo. Aveva bevuto, aveva fumato. Qualche ora prima si era fatto perfino una siringa.

Lurido porco.

Riuscivo a percepire gli effetti che l'eroina gli aveva lasciato in quel cervello bacato: i suoi pensieri erano ancora offuscati, ma comunque perversi.

Per quel motivo lo avevo trovato.

Trovavo sempre la merda in quel modo, erano i loro maledetti pensieri a guidarmi.

Premetti sull'acceleratore, le gomme stridettero sull'asfalto bagnato dell'autostrada, superai tutte le auto che avevo davanti. Qualcuno mi urlò di andare all'Inferno.

Risi, dopo la sua maledizione.

Tirai fuori la mano dal finestrino e gli mostrai il medio.

C'ero già all'Inferno. Non ne ero mai uscito, cazzo.

La mia macchina sfrecciò come una saetta, una Porsche 918 Spyder dal colore argento cromato che molti su quell'autostrada avevano scrutato con occhi sbarrati.

Valeva quasi un milione di dollari.

Imboccai uno svincolo. I grattacieli di Los Angeles erano un maledetto tripudio di luci e non potevo rischiare che qualcuno mi vedesse: avrei parcheggiato la macchina da qualche parte e dopo sarei andato a piedi.

Mi arrivò l'aria salmastra dell'oceano.

La salsedine, la sabbia.

Il fruscio delle palme, sulla spiaggia.

Neppure stavolta riuscii a provare qualcosa. Fanculo, avrei potuto sterminare l'intera popolazione terrestre, per riuscire a sentire qualcosa.

Soltanto una volta.

Se Lui voleva punirci, lo aveva fatto nel migliore dei modi. A parte il dolore, non sentivamo null'altro. E non era il dolore fisico.

Aveva sempre amato più loro che noi. Loro meritavano il perdono, loro avevano il Libero Arbitrio. Noi non ne eravamo degni. Quella feccia con la quale aveva infestato il pianeta.

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