Capitolo 1:Please To Meet You

183 6 2
                                    

Voci.Voci che si rincorrevano, che urlavano.Beh, questo era un aeroporto. E Faith non ci avrebbe mai fatto l'abitudine, cazzo.Non era un posto per lui,l'aeroporto.

Faith aveva diciannove anni,e si chiamava Faith."Fede".Gran bel nome del cazzo,secondo lui.In effetti non era mai andato orgoglioso del proprio nome,almeno fin quando una ragazza non gli aveva detto che lei adorava il nome Faith. Lui lì per lì ci aveva creduto, ma non gli ci era voluto molto per capire che era una bugia lunga quanto le Montagne Rocciose.Maledette bugiarde.

Dicevo.Aveva diciannove anni,Faith.Abbastanza alto,magro,capelli troppo lunghi per un ragazzo ma troppo corti per un metallaro, occhi di un anonimo color marrone,tuttavia molto profondi.Carnagione chiara,anomala per un ragazzo di Albuquerque. Non che a lui importasse molto,delle cose normali o anomale.In realtà, Faith era un ragazzo alternativo.Ma non come tutti coloro che si fingono alternativi,no.Lui era oltre. A lui non importava niente di cosa pensava la società, se ne fregava delle mode o di ciò che avrebbe dovuto fare:lui faceva ciò che gli piaceva e che riteneva giusto.Un mancato hippy, potrei definirlo.Era un ragazzo istintivo,libero,senza vincoli.Il classico tipo di ragazzo che adora Che Guevara.

Era seduto su una delle infinite poltroncine blu di plastica dell'aeroporto, segno della globalizzazione imminente.Osservò la sua immagine riflessa in uno degli immensi specchi fissati alle pareti:sì, si piaceva, e questo era l'importante. Jeans,Vans slip-on nere,maglietta nera pesante,giubbotto di pelle. La sua mano corse istintivamente al ciondolo che portava al collo,una croce templare con inciso il suo nome.Gliel'aveva regalata sua zia,tanto tempo fa...

Allontanò i ricordi.Non era il momento. Si ficcò la mano in tasca e ne tirò fuori un pezzo di carta che valeva notti insonni,sogni di gloria e parecchi giornali consegnati per raccogliere abbastanza dindini.Il biglietto per il concerto degli Iron Maiden a Göteborg,nell'arena Ullevi. Un sogno che si avverava.Gli Iron Maiden,cazzo.

Si sedette un ragazzo accanto a lui.Faith girò istintivamente la testa,ma con una calma e una lentezza degne di uno che si sa controllare. Guardò il ragazzo.

Aveva i capelli lunghi,quanto Johnny Depp.Una sottile barbetta adolescenziale gli incorniciava il volto,sebbene Faith era quasi certo che quel ragazzo fosse più grande di lui.Aveva un viso rilassato,il naso lievemente a patata e il mento tondeggiante.Nessun segno di acne.Aveva gli occhi di un colore incredibile,un misto tra il verde e il grigio;erano occhi delicati ma infinitamente profondi,come un incredibile abisso di esperienze,una specie di archivio che solo lui poteva aprire,a cui solo lui poteva accedere.Abbassò lo sguardo.Il ragazzo portava una giacca di jeans molto larga,con le maniche arrotolate all'altezza del gomito,decorata dietro con un simbolo della pace arancione,mentre davanti c'era un'infinità di tasche,taschini e bottoni;sotto,una maglia arancione con la scritte verde "Peace,Love,Rock" e due collane:una croce e un'ocarina(???).

Portava jeans abbastanza larghi,forse troppo grandi per lui,e un paio di Vans slip-on tatuate con simboli tribali e totem.Strano.Faith sporse la testa per guardare l'avambraccio sinistro,coperto dal libro che il ragazzo stava leggendo con passione;sull'avambraccio sinistro,aveva tatuate le teste di quattro capi indiani,tutti con relativo copricapo piumato. Il tutto sembrava molto interessante.

Road To The RuinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora