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*Driin*

La sveglia delle sette in punto mi distolse dalla fine del sogno più bello di tutti i tempi.

Un sogno semplice. Sembrava tutto così reale. Non uno di quelli 'ho incontrato il mio idolo', ma uno di quelli 'ho abbracciato mio padre'.

Un sogno bellissimo che purtroppo non riuscii a finire.

Mi alzai dal letto, lo sistemai e aprii l'armadio per decidere cosa mettere per un'altra, noiosa, stressante, giornata di scuola.

Presi il mio solito jeans scuro al quale abbinai una maglietta gialla, misi una felpa nera e corsi via da casa.

Prima di uscire salutai mia madre che neanche mi notò.

Aspettai il pullman che mi avrebbe portato davanti scuola. Non passò.

Perfetto, che facevo?

Volevo chiamare James ma... non potevo. Chiamai Frà e neanche tempo di finire la frase che lo ritrovai alla fermata degli autobus. Ah, se non ci fosse lui con me.

Arrivai a scuola, scesi dalla moto, diedi un bacio a Frà e questo fu senz'altro il miglior buongiorno.

Prima ora: interrogazione di chimica, pari al suicidio.

Stavo chiedendo a Luca cosa avesse lasciato la prof. di italiano da fare a casa.

La prof. di chimica mi interruppe dicendo: "Signorina Beatrice, o Bea, dato che parla così tanto, che ne direbbe se venisse a ripetere qualcosa di chimica?". In quel preciso istante desideravo prenderla a ceffoni, non la supportavo proprio.

Andai interrogata e... 9.

NOVE, N O V E.

A seconda ora venne la prof. di italiano a dirci che per le vacanze natalizie dovevamo leggere una saga.

Tutti i miei compagni scelsero Harry Potter, monotoni. Io ero indecisa, come sempre.

Il prof. di religione era assente e così uscimmo prima.

Appena tornata a casa chiamai Frà per farmi consigliare una saga. A Frà piace tantissimo leggere.

"Shadowhunters" mi disse. Questo titolo lo avevo già sentito ma non avevo in mente dove.

"La citazione della panchina, si, si trova in uno dei nove libri". Mi incuriosii.

Il pomeriggio, dopo aver finito i pochi compiti, io e Frà uscimmo e andammo in cartoleria per compare questi nove, immensi libri.

Usciti da lì sembrava avessimo rubato tutto, erano stra pesanti.

Non so cosa mi spinse ad accettare questa proposta, ma volevo provare a leggere qualcosa di diverso dal solito genere.

Andammo alla nostra panchina e io iniziai subito a leggere il primo libro "Città di ossa". Mi piacque moltissimo e divenne quasi un'ossessione leggere questa saga.

Frà passò il pomeriggio ad accarezzarmi i capelli ricci che io odio profondamente. Lui diceva fossero voluminosi, ma appunto per questo non mi piacevano proprio.

Mi fece ascoltare, poi, una canzone "Thinking out loud".
"La conosci?"
"Certo che la conosco. È del mio artista preferito, Frà"

La cosa bella della nostra relazione è raramente ci chiamavamo con i nomignoli. Ovvio, ogni ragazza, qualche volta, vuole sentirsi chiamare così ma a me non troppo. "Ah si? Wow, è meravigliosa. Te la dedico, Bea".

Avete presente? Mi ha dedicato una canzone di Sheeran, il che è palesemente stupendo.

Smisi di leggere e lo abbracciai, ma un pensiero sorvolò la mia mente e rimasi un po' pietrificata.

Avevo immaginato mio padre.

Fa strano dire "mio padre".

Lo immaginavo alto, robusto ma non troppo e con occhi e capelli marroni.

Non so neanche se ho azzeccato una delle descrizioni.

Frà lo capì subito e mi strinse ancora più forte. Scoppiai in un pianto liberatorio.

Avere un padre nella propria vita è una cosa importante e chi ce l'ha deve ritenersi davvero fortunato.

Mi manca avere un padre.

Non ho mai abbracciato mio padre. Non ho mai ricevuto parole d'amore da parte sua. Non sono mai tornata a casa con il sorriso sincero. Mai. Non ho mai ricevuto gli auguri per il mio compleanno.

"La figlia che non ha voluto", mi chiama la gente. E la figlia che non ha voluto sta male. La figlia che non ha voluto fa tanto la forte ma poi solo lei sa cosa prova. La figlia che non ha voluto sta provando ad essere felice, e ha paura.

Sentii il bisogno di tornare a casa.

Mi stesi sul letto. Io con le lacrime.

Non cenai. Avevo gli occhi gonfi ed ero stanchissima.

Non vedevo l'ora di chiudere gli occhi per un'altra nottata immensa.

Non vedevo l'ora passasse quella prossima mattinata a scuola per poi vedere l'unica e sola persone che mi rendeva felice.

Amor vincit omniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora