Stiles pov
Ci avevo provato davvero, ad alzarmi dal letto e andare al "Teen Cook", quella mattina.
La sera prima avevo messo la sveglia, decidendo che non sarebbe stato un idiota come Derek Hale ad impedirmi di vivere bene quell'esperienza, ma poi il pensiero di dover vedere quegli occhi di ghiaccio che mi guardavano inespressivi mi aveva paralizzato sotto il piumone.
Sapevo anche io che il mio comportamento era irrazionale, stupido e infantile, ma mi aveva fatto più male del dovuto, l'atteggiamento dello chef.
Mi alzai dopo una mezz'ora buona, aprendo la finestra della mia stanza per fare entrare un po' d'aria, e scendendo al piano di sotto.
Non pensai al fatto che mi avrebbero potuto squalificare dalla gara, dato che mi ero assentato senza nemmeno giustificarmi.
Anzi, non pensavo a nulla. Solo, nonostante sapessi di non potermelo permettere ci avevo davvero sperato.
Un rumore mi distrasse dalla busta di farina che tenevo in mano, facendomela cadere.
"Cazzo!"
Imprecai quando la polvere bianca si sparse sul pavimento, facendomi fare un balzo indietro per evitare di farmi male ad un piede su cui sarebbe caduta.
Il rumore che mi aveva distratto però attirò la mia attenzione più del disastro che avevo combinato: un'auto che si avvicinava e parcheggiava davanti casa mia.
Mi preoccupai inizialmente, mio padre era uscito presto quella mattina e non tornava mai a casa prima della fine del suo turno.
Quando qualcuno bussò alla porta, capii che non poteva essere mio padre, lui aveva le chiavi.
Mi avvicinai e chiesi prudentemente "Chi è?".
"Stiles, sono Derek, apri"
La risposta dall'altra parte della porta mi fece bloccare sul posto.
Cosa faceva a casa mia? Non potevano davvero aver fermato il programma solo per un mio stupido capriccio, ma se Derek era a casa mia, forse era successo davvero.
Presi un respiro profondo, mentre Derek bussava di nuovo, e appoggiai la mano alla maniglia della porta, aprendola in modo titubante.
Il corvino, non appena la porta si aprì alzò lo sguardo e lo puntò nel mio.
Non feci caso a nulla che non fossero i suoi occhi o la preoccupazione che ci leggevo dentro.
Erano di un blu più intenso, il verde che solitamente li caratterizzava aveva solo un piccolo spazio vicino alla pupilla.
Poi il mio sguardo si spostò sulle sue labbra sottili, e davvero non sapevo come era potuto accadere.
I nostri occhi si scontrarono di nuovo, incatenandosi.
E infine si scontrarono le nostre labbra.
Le sue si posarono sulle mie in modo violento, risvegliandomi dallo stato di trans in cui ero finito.
Mi spinse meglio dentro casa e chiuse la porta con un piede, mentre portavo le mani tra i suoi capelli.
Mi prese per le coscie, sollevando i da terra tendendo i muscoli dei bicipiti, e mi fece appoggiare al tavolo della cucina.
Lo sentii chiudere gli occhi per godersi a pieno il bacio solo quando fui ben seduto.
Non c'era dolcezza, nel bacio, c'era un misto di rabbia, tristezza, e sentimenti repressi.
Le sue labbra aggredirono le mie e la sua barba mi graffia a leggermente, ma in modo piacevole.
Quando ci staccammo a corto di fiato nessuno dei due ebbe il coraggio di aprire gli occhi, e pensai che avesse deciso anche lui che riprendere a baciarci era la soluzione più semplice.
Così riattaccai la mia bocca alla sua, sentendo la sua lingua sulle mie labbra, che schiusi subito.
Le sue mani scivolarono dal tavolo alle mie natiche, stringendole e facendomi ansimare nella sua bocca.
"Cazzo, cazzo, cazzo"
Dissi appena lui si fu allontanato da me.
"Non avremmo dovuto"
Disse il corvino senza guardarmi.
"No, decisamente no"
Concordai senza sembrare troppo convinto.
"Cazzo. Ero venuto qui per trascinarti al Teen Cook. Cosa pensavi di fare? Il programma non può andare avanti senza di te."
Disse Derek passandosi una mano tra i capelli.
Era la frase più lunga che gli avessi mai sentito dire, probabilmente.
"Okay, okay, andiamo"
Risposi tentando di riprendere un minimo di contegno.
Mi sembrava ancora un sogno, quel bacio, non sarebbe stato così strano, ma era tutto vero, e non riuscivo a capacitarmene.
Il corvino annuì, uscendo di casa subito dopo di me.
Aprì la sua auto e mi fece entrare, una volta che anche lui si sedette mise in moto e partimmo.
"Dovremmo parlarne"
Mormorai dopo un paio di curve.
"Non credo che ci sia nulla da dire"
Mi rispose senza spostare gli occhi dalla strada.
"Derek"
Lo richiamai con tono di rimprovero.
"Cosa Stiles? Cosa vuoi che ti dica? Che mi sono preso una cotta come un adolescente per un ragazzino?"
Sbottó, alzando il tono di voce.
"No Derek, non voglio che tu mi dica cazzate solo per farmi felice!"
Esclamai con le lacrime che minacciavano di bagnarmi le guance.
Lui si zittì, accostando l'auto in uno spiazzo accanto alla strada.
"Credi davvero che sia una cazzata?"
Mi chiese guardandomi negli occhi questa volta.
"Sì"
Dissi io senza ricambiare lo sguardo.
Staccò una mano dal volante e la portò sul retro della mia testa, prendendo tra le grandi dita i miei capelli.
Poi, riavvicinó le sue labbra alle mie, e le fece combaciare lentamente.
Era un bacio diverso.
Lento, pieno di una dolcezza di cui non lo credevo capace.
"Non lo farei mai, Stiles"
Sussurrò infine.
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Sì Chef//Sterek
RomanceA Stiles era sempre piaciuta cucina. Da quando sua madre, Claudia, gli aveva insegnato ad impastare dei semplici biscotti, non si era più fermato. Per aver diciassette anni si crede piuttosto fortunato, e ancor di più, quando varca la soglia del c...