Capitolo 8

767 46 15
                                    

Per favore, leggete lo spazio autrice, importante.

Derek pov

Dei jeans stretti, forse fin troppo, gli fasciavano le gambe, e salendo, il fatto che fossero così aderenti lasciava davvero poco all' immaginazione.

Ma proprio poco.

Respirai profondamente.
Ok, era solo un ragazzino in jeans.
Solo un ragazzino.

Fanculo, un ragazzino dannatamente sensuale.

Per evitare di fare cose indesiderate gli stetti a distanza, appoggiandomi al cofano dell' auto, guardando ovunque tranne che nella sua direzione.

Non diedi peso agli occhi di molti che mi scrutavano. Ci si faceva l'abitudine dopo le prime volte.

Un paio di ragazze emisero degli urletti acuti.
Sbuffai. Mi sarebbe toccato fare degli autografi  e non ero assolutamente dell' umore.

Mi salvó una figura esile e ancora indistinta vista la velocitá con cui mi venne addosso.

"Uh, grazie Chef"
Ridacchió il castano.

"Mi raccomando, non si saluta"
Lo presi alla sprovvista.

"Oh, ehm... Io bhe ecco..."
Balbettó arrossendo.

Risi, accorgendomi solo in quel momento di starlo ancora tenendo.
E di come lo stavo tenendo.

Una braccio lo sorreggeva dalla parte bassa della schiena, mentre con l' altra mano tenevo la sua.

Mi ricomposi, lasciandolo andare.

"Che film volete guardare?"
Ripresi con un tono più freddo e duro.

"Mh... Un horror"
Storse il naso.

"Paura, ragazzino?"
Lo presi in giro.

Sulle labbra rosse e dall' aria senza dubbio succose si formó un sorriso competitivo.

"No, assolutamente"

Risi.
Gli si vedeva negli occhi che l' idea lo terrorizava.

"Che hai da ridere, scorbutico di uno chef?"
Mi apostrofó, trattenendo a sua volta una risata.

"Nulla, solo un certo coniglio di ragazzino che finge di essere così coraggioso ma intanto se la fa sotto"
Gli sussurai ad un orecchio.

Incroció le braccia mettendo su un adorabile broncio.

Mi sorpresi da solo di quello a cui stavo pensando.

Era solo il ragazzino con cui era divertente giocare  vedere le sue espressioni imbarazzate, il ragazzino che aveva sempre la battuta pronta, il ragazzino sarcasmo munito che era risultato anche dannatamente talentuoso.

Giá, il ragazzino, e non un.

Scacciai il pensiero, scuotendo lievemente la testa.

Allungai istintivamente le dita verso il viso del castano, sfiorando le labbra e incrinandole in un sorriso prima forzato poi spontaneo.

Fu un gesto che mi venne naturale.

Resistere a quell' impulso mi era sembrato semplicemente impossibile, e lo avevo assecondato.

Mi distolse dai miei pensieri la voce del ragazzino.

"Quindi Chef, non andiamo? Capisco l'etá ma ti devi sbrigare... "
Chiese, muovendo qualche passo verso il cinema.

Lo raggiunsi, prendendo tra le dita il suo collo, costringendolo ad abbassare la testa, mentre continuavamo a camminare.

"Ragazzino, non so se ti conviene. Se non l' avessi notato sono il doppio di te, e potrei sottometterti in qualunque istante."
Gli mormorai appena accanto alla mascella, chinandomi.

Non feci nemmeno caso alle parole che avevo usato.

Non che mi sarebbe dispiaciuto, ma dannazione, era pur sempre un ragazzino col quale stavo giá spingendo troppo oltre.

Le guance del ragazzo si colorarono di un rosso appena visibile dato che il sole aveva ormai lasciato il cielo, facendo posto all' illuminazione artificiale e quella della luna.

"E chi dice, che sia io quello sottomesso?"
Sussurró sfidandomi.

Con una mossa fulminea lo intrappolai tra il muro azzurro dell' edificio dentro al quale erano giá entrati tutti gli altri ragazzi, ed il mio corpo.

Lo sollevai con facilitá da terra, tenendolo per il colletto della maglietta nera.

Una mia gamba si intrappose fra le sue, senza lasciargli nessuna via di fuga.

"Lo dico io"
Ringhiai al suo orecchio.

Il profumo della colonia, la pelle lattea a pochi centimetri da me, mi resero piuttosto difficile controllarmi.

Sul suo volto persistette un sorriso di sfida.

Ero tentato, e non poco, di mostrargli come avrei potuto sottometterlo, ma un piccolo barlume di luciditá me lo impedì, grazie a Dio.

Mollai la presa, dirigendomi a passo svelto verso l' entrata del cinema, seguito dal più piccolo.

Stiles pov

Ogni neurone era andato in stend-by, al contatto con il corvino.

Avevo quasi sperato che non si staccasse così da me.

Dovevo sicuramente aver sbagliato qualcosa.
Un cambio così improvviso solo da quello poteva essere giustificato.

Sospirai, decidendo di non pensarci e non dare ascolto ai brividi che provavo in sua presenza, o la sensazione di volare ad ogni contatto.

Ovviamente giustificabile.
Era il mio idolo, e ci potevo parlare, lui mi parlava.

Senza prestare attenzione a nulla mi accomodai nella sala avanti all' enorme schermo su cui venivano proiettate le pubblicitá.

Mi diedi un occhiata attorno.

Rispettare il mio proposito si sarebbe rivelato più difficile del previsto.

Lo chef era seduto accanto a me.

"Proprio non riesci a starmi lontano eh?"
Ridacchiai.

In tutta risposta mi arrivó un' occhiataccia.

Sorrisi, perfettamente consapevole che del film, avrei guardato ben poco.

Spazio Autrice - Importante
Per prima cosa mi vorrei scusare per l' assenza.
Come state?
Una domanda per curiositá: come vi aspettereste il loro primo bacio?
Vi ringrazio da morire per tutte queste letture.
Ho iniziato a scrivere questa storia per gioco, credo si noti, ma non per questo non ci tengo. Anzi.
Al prossimo capitolo, bye




Sì Chef//SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora