Capitolo 9

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Stiles pov

Mai più un film horror.

Era questo, tutto ció che riuscivo a pensare.

Nonostante la mia attenzione si spostasse spesso verso il ragazzo accanto a me, che al contrario non pareva fare una piega, dei brividi di terrore mi scuotevano.

Sinister.

Anche il titolo era inquietante.

Come diamine fa un titolo ad essere inquietante!

Come mio solito battevo a terra il piede con un misto di impazienza che il film finisse, e terrore puro.

E pensare che non era neanche ancora a metá.

Presto ci sarebbe stata la pausa tra la prima metá e l' altra, e tutto ció che avevo intenzione di fare era andarmi a prendere tanti pop corn da potermici affogare.

Così, appena il film si stoppó, rivelando la schermata della pubblicitá delle caramelle.

Mi alzai di fretta, rimanendo incastrato con un lembo della camicia nella sedia, che mi costrinse a fermarmi.

"Ma  non ti fanno paura gli horror, no"
Ridacchió lo chef che mi stava accanto, scastrandomi.

"Beh..."
Cercai qualche modo per sviare.

"Dove vai, scappi?"
Chiese quando mi alzavo.

"Vado a prendere i pop corn, vuoi?"
Chiesi, avendo come risposta un cenno del capo, che negava.

Come mio solito feci di testa mia, prendendoli anche per per lui.

Sorrisi, con una grande ciotola in mano, rendendomi conto che forse, Scott con il  "ci rimarrá scottato" che aveva commentato solo poche ore prima, non aveva poi così torto.

Per il momento decisi di non pensarci, nonostante il mio cervello inspiegabilmente lavorava sempre tranne quando era utile.

Derek pov

Scossi la testa divertito non appena il ragazzino mi voltó le spalle.
Mi piaceva quel caratterino provocante e testardo.

Mi permisi di non pensare a tutto quello che implicava, almeno in quel momento, perfettamente consapevole, che quel ragazzino stava iniziando a piacermi sul serio, e anche se mi sembravo il peggiore degli adolescenti, che si prende delle cotte per persone viste poche volte, e questo non sapevo se potevo permettermelo.

L' oggetto dei miei pensieri mi si paró davanti, con una ciotola che gli copriva il viso per intero.

"Ti ci vuoi annegare con quelli o cosa?"
Ridacchiai, mentre si sedeva al mio fianco.

"Oh no, Derek Hale che fa una battuta sarcastica, ho una brutta influenza su di te"
Rispose a tono, strappandomi un sorriso.

"Attenzione, Derek Hale ha anche sorriso, la fine del mondo è vicina"
Mimó di urlare.

"Idiota"
Borbottai.

"Li ho presi anche per te, non mi ci voglio affogare"
Continuó, mettendoli accanto a me.

"Non dovevi"
Mormorai giusto prima che il film ripartisse.

Passó circa un quarto d' ora prima che il tremolio della poltrona accanto mi infastidisse troppo.

"Ragazzino piantala di tremare"
Ringhiai al suo orecchio, per evitare di disturbare tutti.

"Fa paura."
Soffió fuori con un tono appena udibile.

"È solo un film."
Continuai.

"Ma fa paura."
Sbuffai.

Un ragazzino, proprio un ragazzino.

Tastai la stoffa morbida fino a trovare la sua mano, che strinsi accarezzando col pollice.

Mi guardó con aria confusa, arrossendo, anche se lo sguardó non fu ricambiato.

Non ero abituato a fare cose così... Diabetiche.

Le scene si susseguivano veloci, senza impressionare, al contrario del castano che continuava a sussultare a saltare sulla sedia.

Era quasi tenero.

Qua do le luci si riaccesero scostaivelocemente la mia mano da quella del ragazzo, troppo scombussolato per alzarsi o fare qualunque altra cosa.

I suoi amici gli si avvicinarono, e lasciai a loro il posto, sentendo in lontananza frasi maliziose di una ragazza urlate.

Mi resi conto che rimanere lì non aveva più senso, se non quello di farmi pensare più del necessario, così trascianai di peso mia sorella a casa.

Si chiuse nella sua stanza, o meglio, stanza del mio loft di cui si era appropriata, lasciandomi solo.

Avevo bisogno di non pensare, di distrarmi, e dal momento in cui dormire era l' idea peggiore per via degli incubi, i fornelli mi parvero un' ottima idea.

Mi dedicai alla pasticceria.

Come al solito, la soddisfazione di vedere la cupola perfetta dei macaron, senza crepe non mi deluse.

Anche se la maggior parte delle volte che cucinavo, era in ristoranti c' erano abbastanza ingredienti anche nella grande cucina in cui stavo.

Era dello stesso stile del resto del loft, ma molto più attrezzata, con una dispensa grande da poterci tenere scorte per mesi.

Un tavolo tondo troneggiava al centro della stanza, ancora sporco di farina, a pochi metri dal forno, posto accanto ad una lavapiatti ed un piano cottura, al quale si affiancava un lavandino.

I cassetti pieni di fruste, e arnesi per la cucina di ogni genere si ponevano sopra a quello con le pentole, subito accanto allo spazio riservato per far asciugare le stoviglie.

Costoso, ma decisamente magnifico.

Conclusi i miei dolci mi preparai ad andare a dormire, sperando di non svegliarmi troppe volte col respiro corto per la paura.

E quella notte non mi svegliai nemmeno una volta.
Non un incubo.

Solo degli occhi d' ambra e una dose non indifferente di sarcasmo e impertinenza.

Spazio autrice carina e coccolosa

Ok, scusate per l' attesa.
*schiva i pomodori lanciati dal pubblico*
Comunque, giuro che non la tireró ancora per le lunghe.
Ma tralasciando questo, COME CIOÈ, COME CI SIAMO ARRIVATI A 1K LETTURE?

IO. VI. AMO.

Sì Chef//SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora