capitolo 6

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Si erano fatte le 18:45, cammino quindi con passo spedito verso l'ufficio di mio padre davanti alla quale trovai come al solito quella sgualdrina della segretaria, Abby; aveva i capelli di un mogano scuro, non saprei dire se quello sia davvero il suo colore di capelli o semplicemente non li lava da mesi e quindi stanno lentamente marcendo, aveva indosso uno dei suoi soliti completini da donna cinquantenne divorziata alla ricerca di un altro disperato che abbia il coraggio di starci insieme. Purtroppo non posso vedere ciò che sta pensando poiché, in un modo che mi è completamente sconosciuto, mio padre me lo vieta. Sono abbastanza sicura che quei due siano amanti, infondo nessuno sopporterebbe mio padre e i suoi capricci da uomo d'affari per più di un paio d'ore, sarà pagata molto bene.

-signorina, suo padre la stava aspettando da molto. - disse lei –ho dovuto studiare molto e non sono riuscita ad arrivare prima. - risposi io fulminandola con gli occhi.

-non importa, entri pure. - la scansai leggermente ed aprii la porta dello studio di mio padre, il mobilio era interamente realizzato con mobili di ciliegio la scrivania si trovava al centro di quella stanza dalla forma circolare, circondata da ampie librerie colme di ogni tipo di libro. Mio padre era come sempre seduto sulla sua poltroncina di pelle e stava scrivendo qualcosa con la sua penna stilografica, sembrava una lettera.

-Buonasera Elouise, ci hai messo un po' ad arrivare. Suppongo tu abbia studiato molto, ho sentito che domani hai un compito di biologia. - disse lui con la sua solita aria altezzosa, ovviamente avevo già studiato per il compito, da 3 settimane all'incirca dato che oltre a qualche lezione di scherma e combattimento non ho molto da fare.

-esatto padre, volevate parlarmi di qualcosa di particolare? -chiesi io.

-in realtà sì, ma nel mentre ho cambiato idea. Ti dico soltanto di preparare tutte le tue cose perché tra tre giorni succederà qualcosa di molto particolare, quindi tieniti pronta. Puoi andare e buona cena. - disse lui in modo molto frettoloso, probabilmente ciò che stava scrivendo era davvero molto importante

-altrettanto. - risposi io e mi avviai verso la porta, non c'erano mai stati scambi affettuosi tra me e lui, penso che dimostri il suo affetto dandomi cose aggiuntive rispetto agli altri, come pasti privilegiati, bagno privato e stanzetta piena di ogni comfort. Oggi l'ho visto in modo diverso, lui mi aveva mentito per la bellezza di 16 anni facendomi sentire speciale in qualche modo. Non so se posso fidarmi di lui, e non potendogli leggere nella mente suppongo che non lo scoprirò mai. Tornai nella mia stanzetta e feci ciò che mi aveva chiesto, misi in un grosso borsone tutte le cose che potevano essere fondamentali fuori dall'istituto, quindi tute bianche (divisa di questa specie di orfanotrofio), dentifricio, spazzolino, saponette e altri oggetti necessari aggiunsi anche una penna, un quadernetto e il dipinto di una donna in mezzo a delle viole, lo possiedo da quando sono piccola e per qualche motivo ci sono affezionata. Chiuso il tutto andai a mensa, dove non successe nulla di insolito, a parte qualche sguardo di intesa con Ice e Finn seduti qualche tavolo più avanti con altri ragazzi facenti parte della squadra di basket. Stranamente solo in quel momento mi resi conto di tutti quei volti della quale non sapevo nulla, o della quale non volevo sapere nulla. Dei cento ragazzi che vivevano con me da 16 anni non sapevo niente se non qualche nome casuale. Non mi era mai importato di relazionarmi agli altri perché sapevo non potessero capirmi e anche perché mio padre mi aveva detto di non parlarci se non fosse stato necessario, poiché in confronto a me erano insignificanti. Guardando Ice e Finn non li avrei mai definiti insignificanti, sono due ragazzi disponibili, carini e simpatici, almeno per ciò che avevo visto quel pomeriggio, dunque non riuscivo davvero a capire come fino a quel momento non avevo mai nemmeno pensato a dialogare con loro. Finita la cena tornai nella mia cameretta e mi addormentai quasi subito nonostante l'impegno psicologico di quella giornata sovrastato dal fatto che finalmente fossi riuscita a conoscere due persone diverse da Abby e mio padre. 

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