CAPITOLO 11.2

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Dolores era china sulla scrivania dell'ufficio. Doveva aver passato, di nuovo, la notte in bianco ed era arrivata sì e no al decimo articolo del codice della comunità magica inglese.
Stava studiando parola dopo parola ognuno di quegli articoli.
Talvolta Joyce le portava un caffè o una tazza di infuso alle erbe e si fermava a darle una mano.
Non riusciva proprio a immaginarsi le condizioni di Robin dopo due settimane rinchiusa ad Azkaban, senza la possibilità di poter vedere qualche amico.
Alzò la testa dal tavolo e percepì un qualcosa di appicaticcio sulla guancia;
appoggiò la mano su essa e staccò un post-it rosa con un appunto che aveva preso il giorno prima.
Prese uno specchio e diede un'occhiata alle sue di condizioni: credeva di essere un mostro.
Erano appena le cinque di mattina. Il Ministero cominciava a riempirsi dalle sette in poi, fatta eccezione per Bartemius Crouch, che arrivava prima di tutti. Dolores aveva tutto il tempo di andare in bagno e darsi una lavata al viso.

Nonostante fosse sicura di essere da sola, percorse il corridoio in fretta e furia. Era troppo spaventata all'idea di ritrovarsi un impiegato gironzolare per il ministero per un qualsiasi imprevisto.
Peggio sarebbe stato se si fosse trattato di un purosangue. E lì sì che avrebbe potuto dire addio a un matrimonio vantaggioso.
Raggiunse il bagno delle streghe e chiuse la porta dietro di lei.
Aprì il rubinetto e fece correre l'acqua, per raggiungere la temperatura adeguata.
Mise le mani in modo tale da formare una coppetta e raccolse quanta più acqua calda possibile per sciacquarsi il viso. Ora era struccata, ma decisamente più presentabile rispetto a qualche istante prima.
Fece per appoggiare la mano sulla maniglia, quando la porta si aprì.
La Umbridge, presa dalla foga, estrasse la bacchetta e la puntò verso la figura della strega che stava per entrare in bagno.
<Dolores, ma che cosa stai facendo?!> domandò ella, coprendosi il petto con le braccia.
L'altra tirò un sospiro di sollievo. <Joyce!
Ma non dovresti essere a casa?>
La receptionist del ministero avanzò verso la collega, scuotendo la testa. <Mi sono messa a fare il tuo stesso lavoro. . . Mi ha svegliata poco fa Crouch.>
Dolores annuì. Se Crouch era già arrivato, significava che anche Moody era già all'opera.
<E poi Alastor mi ha detto che stavo da schifo e di andare darmi una pulita.>
La Umbridge incrociò le braccia al petto e sbuffò. <Sempre il solito. . .>
Joyce replicò il gesto che aveva fatto Dolores e si asciugò su uno degli asciugamanetti presenti in bagno.
<A che articolo sei arrivata?> le chiese.
Dolores si mise a contare con le dita. <Quasi al decimo. . . Mi sto annotando anche le variabili.>
Joyce annuì. <Molte di quelle sono assurde.
Sono state fatte per tutelare i purosangue.>
Joyce detestava le ingiustizie. Non era una nata babbana, però era perfettamente a conoscenza delle preferenze, che negli anni, i vari ministri avevano fatto per perseverare almeno una linea di purosangue.
<Siamo f-fortunate, allora. . .> disse Dolores. <Robin è una purosangue. Una di quelle potrebbe salvarla.>
Joyce fece le spallucce e concordò con quella riflessione.
<Alastor e Bartemius vogliono vederci. Porta i tuoi appunti.>

°°°

Chi aveva un disperato bisogno di appunti, ma non era al ministero, era Peter Minus. In crisi perché non aveva preso nota durante l'ora di storia della magia.
Gli altri malandrini lo avevano pregato di seguire la lezione, ma lui proprio non ci riusciva.
La materia era troppo noiosa e la voce del professor Rüf non aiutava affatto.
Corse fino alla Sala Comune e si tuffò sul divano. Poi si nascose sotto un cuscino e qualche coperta.
<Tana per Peter!> esclamò Marlene, facendogli prendere un colpo.
Codaliscia mise una mano all'altezza del cuore e cominciò ad ansimare per lo spavento.
Marlene si sedette vicino a lui. <Scusami. Non pensavo di spaventarti così tanto.>
Il ragazzo si rialzò a fatica. <No, no. . . N-Non mi hai affatto spaventato. È solo che di solito è Felpato a farmi questo genere di scherzi. E lui sì che mi fa prendere certi colpi.>
La bionda ridacchiò. <C'è qualche problema?> domandò subito dopo.
<Ero incaricato di prendere gli appunti di storia della magia. . .
È solo che mi sono addormentato.> confessò il ragazzo, arrossendo.
Marlene sparì dietro il muro e tornò indietro con una pergamena. La porse a Peter, il quale fu molto perplesso: non si aspettava che una tra Lily e Marlene desse ai malandrini gli appunti di storia della magia.
<G-Grazie. . . Non dovevi, davvero.>
Marlene fece le spallucce. <Dai, non è nulla.
Non sono un granché. . . Di solito è Robin a occuparsene.>
Peter intuì il tono di tristezza di Marlene. Robin mancava anche ai malandrini.
Robin mancava a tutti ad Hogwarts.

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