CAPITOLO 37

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Era passata una settimana da quando Robin e Moody erano diventati ufficialmente una squadra per salvare Grindelwald.
In ogni giornale compariva il suo volto con un "WANTED" enorme scritto in grassetto e con la didascalia:"Sospettato di omicidio ed evaso. Se lo avvistate chiamate gli auror, non prendete iniziative".
Robin, di fatti, non aveva preso iniziative da sola, ma si era alleata con Alastor. Quindi, secondo il ragionamento della giovane strega, stava rispettando la legge.
<Hai portato quello che ti avevo chiesto?> domandò l'auror.
Robin gli fece vedere il sacchetto. <Una banalissima ciambella? Eccola.>
<Grazie, piccoletta. Siediti pure.
Guarda cos'ho trovato.> esordì lui, aprendo un fascicolo.
<Trovato o rubato?>
Moody roteò gli occhi. <Gentilmente prestato da Mellon.
Mica sono un ladro.>
<Vorrei conoscerla questa Mellon, sai?> ridacchiò Robin, aspettando che l'auror cominciasse con il suo discorsetto.
<Sotto a tutti e tre i cadaveri era inciso uno strano simbolo...> <I doni della morte.>
<Esatto. Ed è risaputo da tutti i maghi più anziani che è il simbolo per eccellenza di Grindelwald.> Moody spostò lo sguardo sull'avambraccio di Robin.
La ragazza lo nascose sotto al tavolo.
<Se qualcuno te lo vede, sospetteranno anche di te.>
<Cosa dovrei fare? Andare in giro con i maglioni a luglio?
Senti, Alastor, so benissimo che ci tieni a proteggermi, ma è una cosa che riesco a fare anche da sola.>
L'auror alzò le mani in segno di resa. <Va bene. Ma non sarò in grado di tirarti fuori dai guai...>
<Vorrà dire che chiederemo aiuto a mio zio.> concluse, facendo un sorrisetto.
<Andiamo. Mellon mi ha riferito che un tale molto sospetto si aggira per Diagon Alley.>
Robin prese sottobraccio l'auror e insieme si smaterializzarono di fronte alla Gringott, la banca dei maghi.
<Non distrarti.> le impose lui.
<Come se avessi intenzione di farlo.>
<Bene.>
Moody era molto nervoso, Robin lo aveva intuito.
La ragazza si sentiva a disagio in quel momento, ma non voleva affatto parlarne.
Dove diamine ti sei nascosto?
Non te lo dirò mai.
Perché non vuoi farti aiutare?
Perché sono grande e grosso. E finché Riddle non diventerà una leggenda, io resto il più grande mago oscuro di tutti i tempi.
Ma che umile...
Sì, beh...
Andiamo, Robin, stanne fuori.
Troppo tardi.
Revelio.
<Ma come diamine hai fatto?!> sussurrò il mago, nascondendosi dietro a un cassonetto.
<Ho avuto un buon maestro.> rispose Robin, sorridendo.
<Vieni qua dietro, altrimenti la situazione può considerarsi sospetta.>
Robin fece come le era stato detto e si sedette con la schiena appoggiata al muro.
<Sei da sola?>
<Ti pare che i miei nonni siano così pazzi da mandare la loro nipote, che è una vera calamita per i guai, in giro da sola?
Sono con Moody.>
<L'auror amico di Albus?>
Robin annuì.
La ragazza notò che il mentore non stava bene; aveva le guance più scavate rispetto all'ultima volta che si erano visti e alcuni capelli gli erano caduti.
Nonostante ciò, Robin lo avrebbe comunque definito un uomo di bell'aspetto.
<Perché non vai a naaconderti nei meandri di Notturne Alley?
Lì anche se ti scoprono, non ti denunciano. Anzi, ti stringono la mano.>
<Devo entrare al Ministero.>
Robin sgranò gli occhi. <C-Cosa?>
<Voglio solo esaminare le prove che hanno trovato contro il sottoscritto.>
<Conoscendoti, le ruberesti.> fece una pausa. <E la colpa ricadrebbe su uno tra Alastor e Mellon.
No, non ti farò entrare.> aggiunse in seguito.
Gellert ghignò. <Non ti sto chiedendo il aiutarmi, infatti.
Voglio solo tenerti aggiornata dei miei spostamenti.>
Robin gli afferrò un braccio e lo sbatté contro il muro con forza.
<Ma che ti prende, eh Robin?> ringhiò il mago.
Gli occhi di Robin mutarono ancora colore, assumendo dei toni giallastri, come quelli di un'aquila.
Sentì il cuore andare a mille e le unghie trasformarsi in artigli; poi vide le piume comparire sulle braccia e si allontanò dal mago.
Si trasformò.
Artiglio spuntò fuori dal nascondiglio e si mise a svolazzare per Diagon Alley tra lo stupore della folla.
Cercava Moody tra di loro, ma non riusciva a trovarlo, come se fosse sparito nel nulla proprio nell'istante in cui Robin si era trasformata.
Continuò a volare finché non fu sicura di aver raggiunto Notturne Alley e si ritrasformò.
Che fosse un effetto collaterale della trasfigurazione quello?
Avrebbe tenuto tutto dentro, non era intenzionata a parlarne con la McGranitt o con chiunque altro.
<Non è un gran bel posto Notturne Alley per fare una passeggiata, non trovi anche tu, Robin?>
La voce calma di Lucius Malfoy la fece tornare alla realtà.
<Lo penso anche io.
Quindi credo che tornerò alla Gringott.> disse lei, cercando di svignarsela, ma Lucius la fermò.
<Come mai tanta fretta?>
Robin conosceva i Malfoy;
la sua famiglia era spesso invitata ai balli organizzati a Malfoy Manor, finché Michelle non sposò un nato babbano.
E lì furono grida e insulti.
Da quel momento in poi, i Crouch frequentavano solamente Andromeda Tonks, amica di Michelle, e si scambiavano delle lettere di auguri con Narcissa, la moglie di Lucius.
<Moody mi starà cercando...>
Lucius alzò lievemente l'angolo della bocca e inclinò la testa dal lato opposto.
<L'auror?> domandò.
<Chi sennò?> ribatté Robin.
Cercava di tenere testa a Lucius, ma era molto difficile.
Lei non poteva utilizzare la magia, neanche per difendersi;
e a Notturne Alley nessuno avrebbe spintonato gli altri per salvarla dal suo triste destino.
<Non sei nella posizione di fare dell'ironia, sai?>
<Perché?>
Malfoy la prese sottobraccio e la trascinò dietro a un angolo, in un viottolo ancora più tetro.
<Non lo sei e basta.>
Robin digrignò i denti. <Non sai fare niente di meglio che importunare dei ragazzini?>
Malfoy la lasciò andare e, prima che potesse raggiungere Diagon Alley, le disse un'ultima cosa.
<Davvero, non so che cosa lui ci veda in te.>
Robin fece le spallucce e si incamminò verso la Gringott.

L'Erede di GrindelwaldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora