CAPITOLO 4

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La mattina dopo l'"attentato" ai danni di Silente, gli animi dei più piccoli, grazie all'intervento dei prefetti e dei professori, si erano decisamente calmati.
Gazza aveva informato Robin che dopo colazione il preside avrebbe voluto vederla; non si era certo risparmiato nel dire che avrebbe voluto tanto farle pulire tutta la scuola da cima a fondo e che prima o poi glielo avrebbe fatto fare.
Robin non poteva credere che Gazza avesse una mente tanto diabolica, ma non lo odiava, o almeno, non riusciva ad odiarlo.
In un certo senso gli voleva bene, era bravo a svolgere il suo lavoro e lo riteneva anche abbastanza simpatico.
Non troppo.

A colazione fu molto silenziosa e questo fece insospettire i suoi amici, che cercarono di scoprire il motivo del suo silenzio, senza riuscirci.
Quella domenica di metà settembre era abbastanza fresca e si poteva già notare il cambio di colore di alcuni alberi.
Robin, con una scusa, lasciò la biblioteca per recarsi di nuovo nella Sala Grande, che era stata fatta "evacuare" per permettere ai professori di parlare con lei.
<Bene Robin, siediti.> la invitò Silente.
I suoi insegnanti si erano accomodati tutti quanti al tavolo dei Grifondoro e lei si piazzò dall'altra parte del tavolo.
Nessuno la smetteva di togliere i propri occhi di dosso dalla ragazza che, per quanto le piacesse stare al centro dell'attenzione, si sentiva al quanto imbarazzata e fuori luogo.
<Rilassati cara.> disse Lumacorno, cambiando di posto.
Si sedette vicino alla nipote e le mise una mano sulla spalla dandole un bacio sulla fronte.
<Come hai fatto a usare un incantesimo non verbale e senza l'ausilio di una bacchetta se sei solo al 5° anno?> domandò Vitious, cercando di mascherare la profonda ammirazione che aveva nei confronti della sua studentessa.
L'unica cosa che riuscì a dire fu:<Leggo, mi informo.>
Risposta però non venne ritenuta abbastanza esaustiva;
del resto diceva tutto e niente.
La professoressa McGranitt aveva sempre ritenuto Robin una delle studentesse migliori che Hogwarts avesse mai avuto, ma alcune volte, come in quell'occasione, le capacità della ragazza la spaventavano;
le uniche due che parevano capacitarsi del gesto della studentessa erano la professoressa Sprite e madama Bumb, che in più occasioni avevano trovato Robin bisbigliare qualche incantesimo durante le loro lezioni.
<La signorina Crouch è una strega molto brillante, non mi stupisco che sia riuscita ad eseguire un incantesimo non verbale!> aggiunse la professoressa Greengrass, docente di difesa contro le arti oscure.
<Questo non giustifica il fatto che ci sia riuscita.> ribatté Rüf con la sua voce bassa.
Robin, che si sentiva particolarmente esclusa dal dibattito, interruppe tutti dicendo:<Non rendetemi troppo partecipe...>
I professori si ammutolirono all'istante e le rivolsero uno sguardo incuriosito.
Dopo aver attirato la loro attenzione ricominciò a parlare:<Io non so come sono riuscita ad eseguire l'incantesimo non verbale, ma voglio chiedere ancora scusa al professor Silente per averlo quasi ferito.>
Silente apprezzò molto la sincerità di Robin e le diede il permesso di raggiungere i suoi amici.

La ragazza si incamminò alla volta della biblioteca, ma le urla divertite provenienti dal cortile l'attirarono fuori dal castello.
Corse verso un gruppo di ragazzi e vide uno spettacolo a dir poco orripilante: James e Sirius se l'erano presa per l'ennesima volta con Severus Piton, che i due ragazzi definivano il loro acerrimo nemico.
Robin non sopportava quando i suoi due amici si comportavano da bulli nei confronti del povero serpeverde che poteva contare su ben poche persone; persino Lily si stava allontanando da lui.
Sta volta Robin non avrebbe permesso ai due ragazzi grifondoro di mettere in ridicolo Piton.
Quando fu sicura di essere abbastanza vicina da poter agire, pensò di poter usare nuovamente un incantesimo non verbale.
Expelliarmus.
Improvvisamente le bacchette dei due coetanei di Robin scivolarono dalle loro mani.
Si avvicinò e, poi, si piazzò tra i malandrini e Piton.
<Robin ma che fai?> domandò James.
Lei inarcò il sopracciglio sinistro e disse:<No James, voi due che cosa fate?> concluse la frase puntando il dito contro lui e Sirius.
I due grifondoro non trovarono le parole adatte a ribattere, stavolta Robin aveva avuto la meglio su di loro.
La folla pian pianino diminuì, fino a che non si ritrovarono da soli Piton e Robin, che gli porse un braccio per aiutarlo ad alzarsi.
<G-grazie Crouch.>
<Non c'è problema. Meno ti disturbano, meglio vivi e meno punti perdiamo.>
Lui ridacchiò.
<Ma tu ridi quindi!> si stupì lei vedendolo cambiare espressione.
<Solo quando qualcuno dimostra di avere una particolare dote nello sfruttare il sarcasmo nei momenti meno opportuni.>
Robin si offrì di scortarlo fino alla sala comune dei serpeverde, ma Severus si rifiutò categoricamente, ringraziandola per l'offerta e per averle dato una mano con quei due bulli.
Robin allora si sedette sul prato, godendosi la pace di quella domenica mattina.

La pace durò ben poco, dato che venne interrotta da Allock, che si sedette vicino a Robin.
<Dimenticavo che ti piace autoinvitarti.>
<Ti avevo vista sola e credevo volessi un po' della mia compagnia.>
Robin fece roteare gli occhi, ma non lo mandò via, anzi, si appoggiò alla sua spalla.
<È vero che ti sei opposta ai gesti sconsiderati di Potter e Black?>
<Sì.
Girano così in fretta le voci?>
Lui fece di sì con la testa e si congratulò con la ragazza grifondoro.
<Dovresti dirlo alla McGranitt, così aggiungerà punti alla casa.> propose Gilderoy.
Robin ripensò alla piccolo meeting con i professori avuto prima di salvare Piton e scosse il capo;
di certo non poteva fare una richiesta del genere dopo aver attentato alla vita di Silente.

Nel frattempo James e Sirius erano tornati dagli altri in biblioteca.
<Allora? Avete fatto fare una figuraccia a Mocciosus?> domandò Peter speranzoso.
<Missione fallita.> rispose Sirius.
<Come mai?>
<Perché Robin si è messa in mezzo. Ci ha impedito di dargli il colpo di grazia.> disse James sedendosi affianco a Remus.
<E ha fatto benissimo!> esclamò Lily piazzandosi alle spalle di James e Sirius.
<Evans smettila di difendere quell'idiota! Sappiamo tutti che non scorre più buon sangue tra voi due.> commentò Potter.
Gli occhi verdi smeraldo di Lily si riempirono di lacrime.
Per non farsi vedere dagli amici piangere corse verso il cortile, teatro di innumerevoli, e spiacevoli, episodi.

Robin non appena vide l'amica in quello stato, lasciò Allock e la raggiunse.
<Grazie per aver aiutato Sev.> disse tra un singhiozzo e l'altro.
Robin le accarezzò la folta chioma rosso fuoco e l'abbracciò.
Non sopportava vedere la sua migliore amica in quello stato.
<Forza Lily! Asciugati le lacrime e raccontami quello che è successo.>
Lily fece come le aveva detto Robin e prese un respiro profondo, poi le riferì la frase che l'aveva ferita.
<Sai com'è James...
È ancora un bambinetto e non riflette mai prima di aprirre la bocca.>
<Però ha ragione. Il rapporto tra Severus e me si sta incrinando.
Temo possa prendere una brutta strada...>
Robin rassicurò l'amica dicendole che avrebbe incaricato suo fratello Tobias di vegliare su Piton.
<Lo farà?>
<Ma certo! Toby ti adora e farebbe qualsiasi cosa per te.>
<Non vorrei che si cacciasse lui nei guai!>
<Fidati di me... gli farà bene esercitarsi nello spionaggio.>
<Cosa?> chiese Lily.
<Cosa?> ripeté Robin come se fosse uno di quei strani animali che popolano il mondo babbano.
Com'è che si chiamavano?
Pappa-gialli? Sì! Pappagialli!
Robin porse il braccio a Lily e l'aiutò ad alzarsi;
assieme poi raggiunsero la Sala Grande, il pranzo stava per essere servito.

I malandrini non ebbero nessuna intenzione di sedersi con Robin, così si misero tutti e quattro dall'altra parte del tavolo per essere sicuri che la "guastafeste" non andasse a disturbare il loro pranzo.
Marlene e Lily invece presero posto ai lati di Robin e João, che era ben lieto di essersi liberato dei quattro mascalzoni e di passare un po' di tempo con la sua amica grifondoro;
anche Edinho fece compagnia al gruppo.
João chiese a Robin di passare il pomeriggio assieme e la ragazza, tra i commenti delle sue amiche, accettò l'offerta. Aveva bisogno di svagarsi almeno un po': quella mattina si era rivelata impegnativa e stancante.
Dopo pranzo Robin si recò nel dormitorio per prendere un maglioncino, e in quell'occasione incontrò i malandrini, che parevano avercela ancora con lei.
L'unico dei quattro che pareva non essere in collera con la ragazza era Remus.
Si avvicinò a lei e si propose di accompagnarla all'appuntamento con João.

<Volevo cogliere l'occasione per chiederti scusa a nome di tutti noi malandrini.>
Robin posò la mano sulla spalla di Remus e gli lasciò un bacio sulla guancia.
<Sono contenta che almeno tu non sia arrabbiato con me...>
<Non potrei mai avercela con te, Robin.> sussurrò lui cercando di non farsi sentire, e vedere rosso come un peperone.
Robin se ne accorse lo stesso e gli alzò il mento per guardarlo negli occhi.
<O-ora dovrei t-tornare indietro. P-passa un buon p-pomeriggio con João.>
La ragazza allora salutò l'amico e si diresse presso il luogo in cui lei e João avrebbero passato il pomeriggio.

Mentre camminava si sentiva strana, era come se un pugnale l'avesse perforata.
Robin temeva che le sue amiche avessero ragione riguardo a Remus, e se fosse stato veramente innamorato di lei e non se ne fosse mai accorta?
E lei, dentro di sé, che cosa provava per lui? E per João?
E chissà cos'altro provava per il corvonero tutto ego e nulla studio?
Robin cercò di scacciare quei pensieri, quel pomeriggio doveva solamente pensare a divertirsi con l'amico brasiliano. Tutto qua.

Oh mia cara Robin, i tuoi pensieri rivolti a quei tre ragazzi finiranno per logorarti.
Pensa invece a quando noi due assieme riprenderemo ciò di cui siamo stati privati.

L'Erede di GrindelwaldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora