CAPITOLO 36

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<Buongiorno, Robin.>
La ragazza aprì un occhio e intravide Dalila, la moglie di Barty, che stava aprendo le finestre.
Una vampata di aria calda entrò e costrinse Robin a togliersi la maglietta con cui andava a dormire.
<'Giorno, zia.> biascicò. <Che ore sono?> domandò con uno sbadiglio.
<Le sei.>
Robin strinse gli occhi. <Cosa?! Ma sono passati solo tre giorni dalla fine della scuola...> piagnucolò, coprendo le orecchie con un cuscino.
Dalila si sedette sul letto della ragazza e le accarezzò la guancia, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<Lo so, ma Barty di sveglia sempre a quest'ora. Talvolta mezz'ora prima, come oggi.>
Robin avverté una tale malinconia nel tono della zia, ma non volle approfondire l'argomento. Almeno non alle sei di mattina.
Certo che fa davvero caldo per essere solo le sei di mattina e per essere in Inghilterra.
Vero, Gellert?
Ma come osi svegliarmi a quest'ora?
Non ti disturberò per tutto il giorno.
Però mi sembrava carino salutarti di prima mattina.
Robin, Robin, Robin... quando imparerai a farti gli affari tuoi?
Crucio.
Robin fece una smorfia di dolore e si alzò, con un po' di fatica, dal letto, prima di raggiungere il piano sottostante per la colazione.
Barty Jr. non era sveglio e Dalila era tornata a dormire;
Robin si sedette di fronte al padrino, che le sorrise dolcemente.
<Non sei elettrizzata?>
Se per elettrizzata Barty intendeva "già stufa di essere sveglia", allora sì. Robin era proprio elettrizzata.
Per lei il Ministero era un ambiente noioso, dove gli impiegati erano sommersi di carte da leggere e firmare.
<Non hai risposto alla mia domanda...> le fece notare Barty, mentre spalmava il burro sulla fetta biscottata.
<Ehm... n-n-sì.>
La risposta che avrebbe dovuto dare, sarebbe dovuta essere un sonoro no.
Ma quando si trattava di Barty Sr., tutta la spavalderia di Robin cadeva nel giro di pochi istanti.
Gli voleva bene, molto bene.
Era come un secondo padre per lei; così come Dalila poteva essere definita una seconda madre.
Era per questo che non voleva contraddirlo;
sarebbe stato come andare contro l'opinione dei suoi genitori, deludendoli.
<So che hai fatto amicizia con quell'auror. Quello bravo... Alastor.>
Robin annuì.
<È tornato al lavoro, sai?>
<Sì.>
E come poteva non saperlo? La Gazzetta del Profeta non ha parlato d'altro per settimane intere.
Oltre ai vari articoli di Rita Skeeter, Silente la teneva informata su tutto quello che accadeva al Ministero e riceveva lettere da Arthur e da Alastor stesso.
Neanche un eremita era all'oscuro di certe faccende.
<Dopo dovrei fargli ricevere un aggeggio che ha richiesto. Potresti portarglielo tu.> le propose. Robin acconsentì e si versò del tea.
Il sorriso sul volto di Barty si allargò. <Sono proprio contento che zia Ophelia mi abbia concesso di portarti qui con me e Dalila.>
Quella frase migliorò la giornata alla ragazza.

Quando fu pronta non erano neanche le sei e mezza. Robin ritené quell'orario assurdo: non dovevano neanche prendere dei mezzi pubblici babbani oppure volare fino al Ministero. Erano maghi.
E i maghi si smaterializzavano.
Ci misero sì e no venti secondi.
Barty venne accolto con il massimo rispetto da tutti i suoi collaboratori; e Robin di conseguenza.
Doveva essere bello, e anche divertente, però, comandare su tutte quelle persone.
<Avanti, cara. Ci aspetta una giornata fantastica!> disse Barty, dando una pacca sulla spalla alla nipote.
Non vedo l'ora...
L'ufficio di Barty era fantastico.
Crouch lo aveva fatto personalizzare: le pareti erano state dipinte di un verde menta e aveva fatto appendere, oltre ai suoi risultati scolastici, anche molte foto, tutte rappresentanti i vari componenti della famiglia Crouch durante feste, matrimoni, battesimi...
Alla faccia di chi sosteneva che Barty Crouch Sr. fosse un uomo senza cuore che pensava solo alla sua carriera.
Robin prese posto vicino allo zio e non smise di seguire ogni sua mossa.
Aveva ancora i documenti del torneo svolto ad Hogwarts, nonostante non facesse parte del dipartimento dei giochi; era in sostituzione di Wolfgang, il nonno paterno di Robin, che finalmente poteva godersi la tanto meritata pensione.
<Cosa sono quelle?> domandò Robin, allungando lo sguardo verso le carte che lo zio stava nascondendo.
<Nulla, non preoccuparti. Perché non vai a prenderti un caffè? Sembri stanca.>
La ragazza annuì e si diresse verso la caffetteria adiacente al Ministero.
Era sicura di aver visto qualcosa di molto importante tra quelle scartoffie.
Qualcosa che riguardasse i mangiamorte e Grindelwald.
Non poteva essere quello il collegamento.
Gellert Grindelwald era stato uno dei più grandi maghi di tutti i tempi, perché mai avrebbe dovuto fare il leccapiedi di Voldemort, che stava racimolando seguaci con notevole difficoltà?
Forse non volevano incastrare Grindelwald.
Magari era solo una coincidenza.
Forse volevano incastrare uno tra Silente e...
... Robin.
Incastrare Robin? Cosa avrebbero risolto? Un bel niente! Non si sarebbe unita alla causa di Riddle neanche sotto tortura; com'era già accaduto.
Chi la voleva incriminare era proprio furbo.
Sapeva che tra Robin e la Greengrass non correva più buon sangue. E sapeva anche che Robin voleva far in modo di allontanarla da Hogwarts.
Ma non ucciderla. La ragazza non avrebbe mai voluto la morte di qualcuno, neanche del suo peggior nemico.
<Signorina Crouch, che piacere!
Cosa preferisce? Un caffè? Un tea? Oppure questa trovata babbana: un cappuccino?>
Robin scelse l'ultima bevanda e se la fece preparare da asporto.
Era ancora presto, molto presto.
Da lontano vide un ciuffo rosso entrare nelll'edificio.
<Arthur!> lo chiamò Robin.
Lui, però, non la sentì.
La ragazza pagò e corse verso il cugino.
<Non si corre nell'atrio!> la ammonì la donna che se ne stava seduta dietro a un bancone fatto di legno massiccio.
<Mi scusi. Non pensavo di fare qualcosa di male.>
La strega rise istericamente. <Davvero non ti pare d'aver fatto nulla di sbagliato?
Ma sentitela...> concluse urlando, in modo da farsi sentire da più persone possibili.
Robin cercò di allontanarsi, ma la donna continuò a fermarla, facendole notate il gesto poco consono all'ambiente.
<S'è per questo, Joyce, neanche creare assembramenti è l'ideale.>
Robin tirò un sospiro di sollievo: Moody l'aveva salvata, di nuovo, da una situazione spinosa.
L'auror mise una mano sulla spalla di Robin e le domandò che cosa ci facesse al Ministero, nella speranza che si fosse decisa a fare il campus per auror.
<Sono qui con lo zio.> rispose la ragazza con un filo di voce.
Il sorriso di Alastor si tramutò ben presto in un broncio. <E così sei qui con Bartemius, eh piccoletta?>
Sentire il nome di Crouch, fece rabbrividire Joyce, che sbiancò all'istante e tornò col naso tra i vari registri.
<Avanti, piccoletta, ti riaccompagno da lui.>
In ascensore, la recita terminò all'istante.
<Grazie, Alastor.>
<Non c'è di ché. Lo sai che non lascio mai nessuno in difficoltà.>
Robin abbassò lo sguardo.
Voleva informazioni. E Moody le aveva sicuramente.
<C'è qualche problema?>
<Che cosa sai dell'omicidio di Druella Greengrass?>
Moody si passò una mano tra i folti capelli rossicci e si appoggiò la schiena alla parete dell'ascensore.
<Li sai mantenere i segreti?>
Lei fece le spallucce e annuì. <Non a caso il mio nome è Robin Somantenereisegretiallaperfezione Crouch.>
<Pensa che stupido sono... credevo che il tuo secondo nome fosse Chelsea.> poi fece un cenno con la testa. <Arrivati.>
Robin uscì dall'ascensore e vide un corridoio: il corridoio per eccellenza.
<Benvenuta nel mio mondo, piccoletta.
Benvenuta al dipartimento degli auror.>
Nonostante non avesse più una gamba funzionante, Moody riusciva a camminare ugualmente più veloce di Robin, che, un po' perché era affascinata da quel posto tutto nuovo e un po' perché aveva l'andatura lenta di suo, era rimasta parecchio indietro.
<Avanti, piccoletta.
Altrimenti ti perdi per il dipartimento!>
Robin accelerò il passo, continuando a cercare ogni dettaglio presente: le giacche degli auror, le loro espressioni, i loro modi...
La maggior parte degli auror la squadrava dalla testa ai piedi e ammiccava un sorrisetto indecifrabile. I restanti la ignoravano e basta.
Alastor aveva lasciato la porta aperta in modo che Robin non sbagliasse ufficio; la ragazza entrò e si sedette su una delle sedie poste dalla parte opposta della scrivania.
L'ufficio non era bello come quello di Barty: era spoglio e di un colore molto scuro, quasi nero.
<Non fare commenti riguardo alle pareti...>
Robin roteò gli occhi e incorciò le braccia al petto.
<Sai che non dovrei dirti nulla, vero?>
<Sì,> sbuffò lei. <me lo ha già fatto notare poco fa.>
<Bene. Patti chiari, amicizie lunghe.
Dopo che Nott ha trattato male te e Silente, Bartemius ha chiesto la sua sostituzione.>
Robin ghignò. Quell'arrogante se l'era proprio meritata!
<E chi è incaricato, ora, delle indagini?> domandò lei, prima che Alastor potesse continuare a parlare.
<Se tu mi lasciassi finire le frasi, probabilmente lo sapresti già.
Ho fatto richiesta per assumere l'incarico e...>
<E...?>
<Mi hanno assegnato un ruolo di margine.>
Siamo punto a capo, allora.
Moody interpretò l'espressione pensierosa di Robin come una delusione da parte della ragazza.
<Ma sono riuscito a farmi dare qualche informazione in più da un'amica.>
Robin ridacchiò e appoggiò la testa sul braccio piegato sul tavolo. <Ed è la stessa amica che è venuta a trovarti mentre eri al San Mungo?>
L'auror strinse il naso e chiuse gli occhi. <Non è il momento mini-Crouch.
Le vuoi sì o no queste informazioni?>
<Certo che le voglio!>
<Allora non fare commenti e lasciami parlare.>
Robin mimò il gesto della zip sulle sue labbra e lo esortò ad arrivare al succo della conversazione.
<Secondo Mellon, la sostituta di Nott, il tuo amico potrebbe essere venuto qui in Inghilterra per eliminare tu-sai-chi e i suoi seguaci.>
La strega inarcò un sopracciglio. <Teoria che sfiora il paranormale.>
<È quello che penso anche io.
Ma secondo Mellon, questo omicidio è collegato alla morte prematura di un mago sospettato di essere un mangiamorte e dell'omicidio Lagerfeld.>
Robin ricordava di aver letto sul giornale del ritrovo di quel povero ragazzo, ma non si era interessata particolarmente alla vicenda a causa dei G.U.F.O.
<Cazzate.> sbottò Robin.
<Linguaggio, piccoletta!> ringhiò Alastor. <L'unico che può dire le parolacce sono io, cazzo.>
<Baggianate.> si corresse lei subito dopo.
<Non posso che darti ragione, ma pare che Grindelwald sia il sospettato numero uno.>
<Non ci sarebbe un modo per scagionarlo da ogni accusa?>
Moody si lasciò cadere sulla sedia. <Seriamente? Dai, piccoletta, ti facevo più sveglia...
Se troviamo il vero assassino, Grindelwald è un uomo, relativamente, libero.>
<Voglio aiutarti.>
<Come, prego?>
Robin deglutì. <Vorrei che tu mi aiutassi a trovare il vero colpevole.> riformulò la ragazza, abbassando la testa.
<Si può fare...>
<Dici sul serio?> chiese speranzosa la ragazza.
Moody annuì.

Avrebbero dovuto solo inventarsi una scusa, ma non fu necessario: Barty era lieto che la nipote avesse manifestato altri interessi al di fuori del quidditch.
Robin lo assecondò affinché le desse il permesso di seguire Moody nelle sue uscite.
Si erano preoccupati di creare una situazione meno pericolosa, nascondendo così le vere intenzioni di Robin.
<Sono così contento che tu e Alastor siate amici!
È un lavoro molto rispettabile quello dell'auror, sai?>
<Anche quello di giocatore di quidditch non è male...> bofonchiò lei.
<Sì, sì. Ma essere un auror e proteggere il mondo magico, penso sia di un livello superiore.>
Barty, poi, continuò a parlare senza anai fermarsi e dopo un po' Robin lo lasciò fare.
<Sono sicuro che se racconterai ciò che hai fatto oggi a Barty, anche lui si convincerà che il Ministero non è poi un brutto posto in cui stare.>

A casa Crouch regnava la pace.
Dalila era a leggere nel suo piccolo soggiorno, mentre Barty Jr. era in camera sua a leggere.
<Ciao, che fai?> disse Robin, appoggiandosi alla porta.
Barty alzò lo sguardo e fece vedere la copertina del libro alla cugina.
<Non credevo ti interessassi così tanto di arti oscure.>
<Anche tu leggi antichi manuali come questi. Ti ho vista in biblioteca; nella Sezione Proibita.>
Robin entrò nella stanza del cugino e si sedette sul suo letto.
<Ti manda papà, vero?
Ho sentito dire a mamma che tu potresti convincermi a intraprendere una carriera ministeriale.>
Lei scosse il capo. <Me lo ha chiesto, ma non penso eseguirò questo ordine...>
<Per fortuna. Non sopporterei mai la vita d'ufficio.
Con mio padre, poi...>
Barty non seppe mai quanto suo padre gli volesse bene.
Robin sapeva che Barty Sr. avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere felice il figlio; ma al tempo stesso si sarebbe aspettato qualche avvicinamento da parte di Barty Jr., che sembrava sempre più distante.
<Scommetto che zia Dalila farà di tutto per non mandarti là.>
<Lo spero.
Anche se ultimamente mio padre fa di testa sua.>
Robin abbracciò suo cugino, cogliendolo di sorpresa;
Barty appoggiò la sua testa sulla spalla della ragazza, vicino al punto colpito da Voldemort.
<Sarai dalla mia parte?> chiese lui.
<Sempre.>






°°°

Ma ve la immaginata Robin versione detective?
Ci saranno delle belle nel prossimo capitolo, non mancate!
Giorgia👽

L'Erede di GrindelwaldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora