Novembre 2020
Se c'era una cosa che Mikasa amava d'inverno, era la neve candida che cadeva leggera sulle strade, coprendo il grigio sporco di cui la metropoli dove viveva ormai da sempre era caratterizzata: New York era la città migliore sotto certi punti di vista, la peggiore sotto altri. Ed una di quelle cose era di certo il traffico giornaliero, che non poteva far altro che stressare la corvina già agitata di suo. Rimanere bloccata tra migliaia di macchine, rumori di clacson così fastidiosi da pensare quanto sarebbe stato meglio se non li avessero inventati e le grida infuriate dei lavoratori in ritardo per il lavoro, non era di certo il miglior modo di passare il pomeriggio. La ragazza sbuffò sonoramente ferma da ormai una quindicina di minuti nel solito punto, non muovendo la sua macchina nemmeno di un centimetro. Sbattè la fronte contro il volante mentre immaginava (ed iniziava a temere) la faccia infuriata di Levi quando sarebbe arrivata. Spiegalo un po' al vice-capo bureau di aver fatto ritardo a causa del traffico, ma quell'uomo era in grado di dirti pure che potevi usare l'opzione di volare invece di inventarti scuse. Ma Mikasa Ackermann, che mai aveva sfiorato di un minuto gli orari stabiliti per i suoi turni e, dunque, poteva permettersi qualche volta un piccolo ritardo, non sopportava l'idea di poter essere privilegiata per la sua precisione, e su questo il vice capo bureau Levi concordata pienamente, tant'è che era disposto a metterla in castigo come fosse una bambina di cinque anni ad ogni suo errore. E secondo alcune ragazzine in calore era perfino legittimo per lui farlo, tant'era perfetto. La perfezione non era certo il miglior aggettivo per descriverlo.
Controllò il suo cellulare per la milionesima volta, come stesse aspettando pazientemente un messaggio, quando invece non faceva altro che controllare l'orario ogni due secondi: 15:35. Perfetto, si sarebbe dovuta presentare sul posto di lavoro almeno mezz'ora fa. Accese la radio per cercare di distrarsi, ma le notizie sugli omicidi di Rouge Titan non la rilassarono affatto: le voci erano chiare, l'assassino più temuto degli ultimi tempi era effettivamente tornato a mutilare e torturare altre persone quando per un periodo che durò all'incirca due anni, si limitava a sparare e lasciare il suo solito segno. Mikasa, come tutta la polizia, non riusciva a darsi una minima spiegazione di come tutto questo fosse possibile. L'idea che quella crudeltà spietata era tornata ad incutere timore a tutta New York, era davvero straziante, specialmente quando Levi e Mikasa erano giunti alla conclusione di avere una prova efficace in mano, una sottospecie di mappa degli omicidi seppure sembrasse totalmente assurdo che potesse accadere una cosa del genere, sembrava di essere in un film. Purtroppo nonostante questo le cose non erano cambiate, non riuscivano a far si che quei delitti non accadessero. Potevano mettere pattuglie in ogni angolo della città? Certo. Potevano controllare con le telecamere ogni luogo indicato in quei vecchi documenti? Assolutamente si. Il caso poteva risolversi in questo modo? Certo che no. Rouge Titan non era così stupido da non riuscire a capire che la polizia aveva trovato tali informazioni, ma soprattutto Mikasa e Levi non ne avevano fatto parola con nessuno. Esatto, nessuno. Il caso in sé (quello del 1942) era molto strano di suo: era mai possibile che nessuna persona di New York fosse a conoscenza di quante coincidenze ci fossero tra questo caso e quello degli anni 40? Ma sopratutto, perché anche i più grandi tra i poliziotti della centrale non ne fossero a conoscenza. Eppure qualcuno doveva aver messo per forza quel fascicolo negli archivi. Era proprio a causa di questo che i due colleghi (ormai amici e complici in molte cose) decisero di tenere per sé quel vecchio caso. Poteva finire in mani sbagliate, perfino a Rouge Titan stesso, che avrebbe potuto utilizzare quelle prove a suo vantaggio contro di loro.
Dopo svariati minuti a guardare la macchina davanti a sé, di cui ormai conosceva a memoria la targa, fissare lo specchietto e smanettare con il suo cellulare (sorpresa che Levi ancora non le avesse scritto), finalmente un minimo movimento dei veicoli la fece spostare dandole la speranza di poter raggiungere la centrale il prima possibile, ma arrivando al lavoro all'incirca con un'ora di ritardo.
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Mask Down || Eremika ||
Misterio / Suspenso▪Sequel di: Mask || Eremika ||▪ La luce era ormai la sua ombra, le sue certezze le sue paure, e i suoi sentimenti la sua trappola: Eren Jaeger si trovava ormai in un pozzo senza fondo nel quale le sue ombre lo stavano portando dove luce non vi sareb...