Chapter 2

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  • Dedicata a Ilaria Manfrini
                                    

Sto ancora ascoltando il professore parlare di come una palla andrebbe lanciata, non mi capacito del perché di questa lezione, una palla si tira e basta.

Nella palestra aleggia un odore di chiuso e gomma e le finestre lasciano entrare una luce insufficiente, il che costituisce un buon motivo per fare una lezione all’aperto. Mentre l’insegnante ci sta ancora parlando del corretto angolo di tiratura una ragazza della mia classe si avvicina timidamente

“Sei quella nuova, giusto?” si fa avanti, ricordo di averla vista qualche volta nei miei stessi corsi, e di essere sempre rimasta affascinata dal gran numero di efelidi che le ricoprono il viso

“Si, piacere Sarah” allungo la mano, grata che abbia fatto il primo passo, Elizabeth è a casa ammalata e quel mattino mi ritrovavo completamente da sola. Inoltre dovevo iniziare a costruirmi delle amicizie o avrei finito per fare la figura dell’asociale.

“Io sono Aleisha” sorride, e le lentiggini sembrano prendere vita spostandosi verso il naso arricciato

“Signorine capisco che sia momento di presentazioni ma se le fa comodo potrebbe venire qua” sbotta acido il professore, lancio uno sguardo ai ragazzi che solo in quel momento si sono accorti della mia presenza e avanzo fino a trovarmi di fronte a tutti loro.

“Io sono Sarah, sono nuova” ormai ho imparato a presentarmi senza dare troppo a vedere l’imbarazzo.

Come previsto dicono i loro nomi in ordine sparso, ma nessuno mi rimane impresso veramente a parte un certo Michael, è l’unico a guardarmi e a sorridere caldamente.

Finito il giro di presentazioni mi viene incontro, mi ricordo di lui, è con me nelle classi di scienze, italiano, informatica e religione, mi colpiscono i suoi capelli fucsia, piuttosto inusuali in un ragazzo. La prima volta che lo avevo visto ero rimasta basita dalla scelta del colore, poi mi ero abituata a vedere la sua capigliatura girare per i corridoi.

“Michael, mi piacciono” Aleisha gioca con una ciocca rosa acceso, attorcigliandosela attorno al dito

“Grazie” arrossisce leggermente a quel complimento e si concentra su di me

“Io sono Michael Clifford, ma questo lo saprai già, sono quello strano” mi piace il suo particolare modo di fare, mi fa sentire a mio agio, alzo gli angoli della bocca in un sorriso, per ricambiare al suo.

“Ragazzi dovremmo andare fuori gli altri non ci sono più” ci fa notare la rossa, mi guardo intorno e noto che la porta di sicurezza è spalancata e siamo soli nella palestra semibuia

“Andiamo” dico prendendo per mano Aleisha. Mi pento subito della mossa azzardata e lascio che il mio braccio penzoli lungo il fianco.

Fuori c’è il solito sole che splende alto nel cielo azzurro, mi faccio ombra con le mani per vedere. Il giardino è abbastanza incolto, deve essere quello di riserva, l’erba mi arriva alle ginocchia, bagnata di rugiada, e mi pizzica la pelle nuda. Vorrei aver indossato i pantaloni lunghi per fare motoria.

Sento il professore parlare con qualcuno

“Signor Hemmings, lei dovrebbe essere in classe in questo momento, fili immediatamente in presidenza” ha un tono irritato ma non è questo a colpirmi maggiormente, ha detto Hemmings, il che significa…

Luke è appoggiato al muro, con il piede raschia il terreno indifferente producendo un rumore di ciottoli, alza il viso mostrano i denti bianchi stretti intorno al labbro inferiore. Non sembra preoccupato del fatto che il professore lo abbia appena beccato fuori dalla classe mentre fuma.

Si porta la sigaretta alle labbra e tira l’aria attraverso il filtro, lasciando il fumo uscire dalle narici come se avesse tutto il tempo del mondo.

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