Sapete del misterioso caso del "Bloop"?
Il nome non sarà nulla di troppo appariscente, ma fidatevi se vi dico che si tratta di qualcosa di una mole esponenziale.
Era l'estate del 1997 quando venne registrato dal profondo dell'Oceano Pacifico un suono di bassissima frequenza, di una tale potenza che nemmeno la più grande delle balenottere azzurre sarebbe in grado di replicarlo. Dopo anni di teorie e studi, il suono venne attribuito a una qualche eruzione vulcanica sottomarina, se non a uno sfregamento di cresta dovuta alla pressione o a un criosisma, causato dal distacco di ghiacciai d'importanti porzioni, facendo così che fiorenti ambientalisti accaniti cogliessero la palla al balzo e puntassero il dito contro l'industria intensiva che nella loro avidità favoriva al surriscaldamento globale, quando poi erano pure loro componenti della società.
Questo dovette risolvere il mistero relegato a questo strano suono, ma ciò non fermò gli avidi curiosi nel bramare una verità più certa. Chissà che magari il fatto delle attività vulcaniche o dei ghiacciai o che altro non fosse che un'escamotage per distaccare gli occhi del pubblico dall'ipotetica reale origine del Bloop.
Il suono si propagava per chilometri e chilometri, e se aveva origini organiche si doveva trattare di una creatura decisamente ingigantita rispetto alla a qualsiasi animale conosciuto, quindi una creatura vivente titanica forse sconosciuta dall'umanità.Ed è proprio questa la chiave per scoprire la realtà dei fatti.
Ma per adesso dobbiamo fare un salto indietro nel tempo di un paio di decenni, nel fiore degli anni 70.
Ci troviamo quindi nel 1976, epoca di zingari a fiori che danzano allucinati nei parchi, arcobaleni sbandierati per le strade, guerre caotiche fra i giovani per farsi due tirate di cannabis, di obsoleti e a volte ipocriti manifesti di pace e amore e non dimentichiamo gli iconici pantaloni a gambe d'elefante!
Proprio agli inizi dell'anno vennero segnalate delle anomalie metereologiche, dovuto a una depressione che si staccò dal basso Atlantico centrale. Generato in precedenza nel Mare di Barents, un flusso e in seguito a ciò una vera e propria ondata aerea del mare si abbatté su molte coste in giro per il mondo, provocando inondazioni. Il fenomeno venne nominato "la burrasca del Gennaio 1976".
Per tutti ciò era generato da cause naturali, ma certamente quei tutti erano solo umani ignari.L'origine di quelle burrasche era rintanata nei meandri dell'oceano, nella voragine di un abisso, attorniata dal buio e la solitudine della cattività che potevano solamente aumentare la ferocia delle sue catastrofiche creazioni.
Quell'anno il mare era arrabbiato, poiché una sua abitante non era particolarmente compiaciuta di rimanere intrappolata nelle sue profondità da ormai millenni.
Soprattutto se in teoria doveva essere considerata il Signore dei mari di diritto.
Difatti lei ne poteva monitorare i movimenti, perciò la burrasca che stava imperversando il Gennaio di quell'anno non annunciava nulla di buono dalla sua parte.
Lei godeva di un titolo importante. Ed era furiosa.
Per secoli aveva atteso di essere liberata dalla presa del Kraken sonnolento che la tratteneva ingabbiandola coi suoi tentacoli.
Ma nessuno venne mai.
Ogni giorno e ogni notte lei alzava lo sguardo, aguzzandolo verso quell'accenno di luce che si poteva intravedere nell'oscurità dell'abisso, sperando di poter un giorno risalire in superficie e di potere immergersi, in quella luce. Era sola, e gli rimaneva solo l'immaginazione per intrattenersi.
Beh, forse non proprio immaginazione.
Era un demone, e parecchi demoni non detengono di una fervida immaginazione.
Più che altro una qualche sorta di telepatia e teletrasporto mentale. Con la mente girovagava nel mondo, e tentava la gente che più sembrava incline all'invidia, peccato capitale che lei rappresentava bene.
Sarebbe pure rimasta lì, a fare i suoi viaggi mentali e a insidiarsi nella mente delle persone, ringhiando a quei pochi pesci passeggeri che osassero nuotare troppo vicino a lei, ma qualcosa d'improvviso avvenne.
Percepì una sensazione, che divampò in energia per tutto il corpo. Ogni osso dentro di lei sembrava tramutarsi in acciaio, mentre le sue mani conficcavano le unghie su qualche tentacolo che la imprigionava.
Era quasi come se si stesse riprendendo dalla abominevole pressione al quale era stata costretta alla remissione fino in quel momento, che per tutti quei millenni l'aveva indebolita sino al punto che non riusciva più a sentirsi padrona del proprio corpo.
Ci aveva provato, per molto tempo, a combattere contro questa potenza del Kraken, ma la forza del titanico polpo umanoide ebbe il sopravvento. Non importava quanto lei non lo volesse, oramai non era più artefice del suo destino.
Era impotente e prigioniera, fino a quel momento.
Ma adesso poteva sentire come le sue articolazioni si facessero sempre più flessibili, permettendole di fare dei movimenti sempre più ampi all'interno della sua intricata prigionia.
Mentre la sua mente prima annebbiata e stanca stava iniziando a schiarirsi, rivelando nuovamente la sua volontà d'un tempo che le ardeva dentro, influenzando la tenacia delle sue movenze.
Ma cosa poteva mai essere che le stesse permettendo una ripresa così vigorosa? Chi, se non quel suo eterno rivale?
Sì, riusciva a sentirlo, un richiamo che vibrava nel suo animo, un richiamo che proclamava l'inizio del secondo match della battaglia.
Era da anni che lei attendeva questa chiamata da parte di lui, potendo finalmente porre fine alla loro rivalità una volta per tutte, uccidendolo. Ma lei era ancora prigioniera nel suo regno per via del Kraken.
Ormai aveva perso la pazienza, era ora di smettere di aspettare e agire.
Presto le sue creature sarebbero arrivate, finalmente sarebbe scappata.
Era ora di annunciare il suo ritorno. Lanciò un richiamo, che echeggiò fino nei meandri del mondo, fino a giungere nelle profondità della dimensione sottostante, quella infernale. Era un appello silenzioso, rivolta solo a coloro che stavano sotto il suo comando, i sudditi della sua corte, sparpagliati per l'Inferno vista la sua assenza fisica. Ciò non voleva dire che non potesse vederli, e loro lo sapevano, che gli costasse subire un dolore immane da lei stessa arrecato. Era difatti in grado di incanalare ogni suo dolore, fosse fisico o mentale, e di provocarlo potenziato telepaticamente ai suoi stessi sudditi. Ne soffrivano enormemente. Non esitava dal farlo quando occorreva l'occasione, quasi i suoi demoni fossero null'altro che fantocci ai suoi occhi. Occhi guardinghi, che osservavano attraverso il canale telepatico i suoi subordinati, stringendoli in una perenne oppressione e terrore di fare o dire qualcosa che lei potesse non gradire. I suoi demoni si esentavano anche al solo pensare certe cose su di lei, come se nemmeno i loro pensieri fossero privati dall'invasivo sguardo invasivo vigile.
Lei di carattere non era nemmeno così aggressiva, ma presumo che stare incatenata dai tentacoli del Kraken nel profondo abissale di un oceano indefinito per più di mille anni non avesse giocato a favore della coltivazione di una natura pacifica e serena.
Col passare degli anni, nella sua prigionia, lei aveva sviluppato ciò che vi era di più oscuro e maligno in lei, il lato animale che ha sempre dovuto reprimere, ma che non l'aveva mai lasciata.
La stessa parte di lei che si riversò in una melodia che intonò nella mente dei demoni della sua corte in un momento di Gennaio, mentre la burrasca si scaraventava sulle coste del mondo.
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Good Omens: Tre Diavoli in Messico.
Fanfic(Premessa: Fan Spin-off/Prequel di Good Omens, la storia è qualcosa di a sé stante e distaccata dalla trama della serie principale capitanata dagli amati Crowley e Aziraphale, rimanendo comunque ambientata nello stesso mondo.) Anno 1976. Tre Princip...