"Centinaia di mani avevano vagato sul mio corpo con desiderio e avidità, eppure nessuna era mai riuscita a sfiorarmi l'anima come avevano fatto le sue."
Emily Wood non crede nell'amore.
Emily Wood crede nella libertà momentanea, nell'ebbrezza, nel...
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Non c'è niente di più effimero della felicità. Fugace, come un soffio di vento, scivola via dalle nostre dita lasciandosi dietro solo l'anelito di sfiorarla ancora una volta.
Effimera era la leggerezza, quella che mi pervadeva quando l'alcol mi scorreva nelle vene; il senso di appagamento che mi inebriava quando tra tutti qualcuno sceglieva me. Era quella pienezza, quella soddisfazione che provavo quando un paio di mani voraci mi scorreva sulla pelle, ad illudermi che in qualche modo fossi viva.
Ma non c'era niente di più vuoto di quel senso di pieno, niente di più triste di quell'ingannevole felicità.
«Prendine un po', Emily!» ed era così che tutto iniziava, era così che la mia mente pian piano perdeva coscienza e il mondo cominciava ad assumere colori vivaci. La musica prendeva a farsi martellante, la vista iniziava a sfocare, l'ebbrezza mi portava via con sé.
Dita rapide, ingorde, scorrevano sul mio corpo, ed io mi perdevo nell'appagante sensazione di essere desiderata, scelta.
Ero viva. Dannatamente vuota, ma viva.
E mi illudevo che ciò bastasse a dare un sapore alla mia vita insipida, a liberarmi della linearità dei miei giorni, ma sembrava non bastar mai, perché il giorno dopo io tornavo ad essere solo Emily Wood. Niente di più.
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Emily Wood non crede nell'amore. Emily Wood crede nella libertà momentanea, nell'ebbrezza, nel divertimento, ma tutto ha una fine ed ogni attimo di felicità è solo il preludio della monotonia che le spetta. Emily Wood ha solo diciassette anni ma è già stanca della vita, non ha una ragione per svegliarsi al mattino e tutto ciò che le resta è l'illusione di poter essere amata, scelta. Ma niente è mai abbastanza, e il senso di vuoto che le trafigge il petto non fa che diventare più incolmabile giorno dopo giorno.
