13. In My Blood

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Emily's pov

«No Riley, Harry non è il mio fidanzato» risposi alla domanda della piccola. Riley era probabilmente l'unico essere sulla Terra che fosse capace di farmi sorridere costantemente in una maniera così spontanea. Quando mia madre organizzava quei pranzi con le sue colleghe di lavoro, la sera finivo sempre per avere un forte dolore agli zigomi a causa dell'espressione che avevo mantenuto tutto il tempo.

Riley era la figlia della migliore amica di mia madre, Monica.
Lei e mia madre si erano conosciute quando erano bambine e avevano sin da subito stretto una forte amicizia. Da allora, non si erano mai separate.

Quello era uno dei motivi per cui teneva tanto alla mia amicizia con Nina: sperava che, come lei, riuscissi a mantenere solido il nostro rapporto fin quando non saremmo state adulte, ma non immaginava minimamente l'astio che provavo verso Nina e verso le attenzioni che ogni essere umano le riservava.

«Perché no?» la bimba si imbronciò sotto il mio sguardo, delusa dalla risposta che le avevo dato. Era perfettamente consapevole dell'effetto che mi facevano i suoi occhioni lucidi e il suo labbruccio pronunciato, per quello mi adorava alla follia.

«Emily non vuole un ragazzo» a rispondere fu Harry, che ci raggiunse in camera mia con le mani in tasca e un sorriso beffardo in viso.

«Perché?» chiese Riley curiosa. Mi trovai in difficoltà di fronte a quella domanda, incapace di trovare una risposta che potesse accontentare una bambina e soprattutto non condizionare le sue scelte future.

«Perché sto bene così» scrollai le spalle con un lieve sorriso sul volto.

«E non lo vuoi un principe azzurro?» mi chiese con occhi sognanti. Smontare le speranze di una piccola bambina non era sicuramente mia intenzione, e cambiare discorso era sicuramente la cosa più intelligente da fare. Eppure, mormorai: «Non esiste il principe azzurro».

Harry mi guardò intensamente e io distolsi velocemente lo sguardo. Il fatto che stesse avendo la possibilità di vedere il lato meno affilato del mio carattere mi turbava fortemente.

«Mi fai vedere il tuo disegno?» mi rivolsi a Riley per cambiare discorso. La bimba annuì vigorosamente, prima di avvicinarsi alla scrivania e alzarsi sulle punte dei piedi per prendere il foglio.

Mi abbassai sui talloni per guardare da vicino il foglio nelle sue mani.

«Questa sei tu e questo è Harry» mi indicò con il ditino delle figure deformi rappresentate sul foglio. Riley aveva solo cinque anni e i suoi disegni non erano molto chiari, eppure la riempii di complimenti come se mi avesse presentato davanti un'opera di Van Gogh.

«Ma è bellissimo!» Harry le sorrise e io restai folgorata dai suoi denti lucenti e dalle fossette che comparvero sul suo viso.

«Te lo regalo» la bimba porse il foglio a Harry, che la guardò come se gli avesse appena donato un diamante. Sembrava un po' bambino anche lui, con quell'espressione allegra sul viso e quel disegno tra le mani.

«Riley, vieni qui! Dobbiamo andare a casa» la voce di Monica, la madre di Riley, riecheggiò nel corridoio prima che entrasse nella mia camera.

Monica rivolse una lunga occhiata a Harry, per poi spostare lo sguardo su di me con fare sospettoso.

«Non voglio andare a casa!» Riley iniziò a protestare con gli occhi lucidi, sperando di sortire nella madre lo stesso effetto che creava in me. Mi si spezzò il cuore nel vederla piangere, ma quella storia si ripeteva tutte le volte che dovevano andare via.

Tra pianti e lamenti, Monica riuscì a portarsi via la bimba, e io salutai entrambe con un bacio.

Quando lasciarono la mia camera, feci un respiro profondo. Sentii il bisogno di cambiarmi, incurante dello sguardo di Harry su di me mentre toglievo il vestito rosso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 04 ⏰

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