7. Can't Take My Eyes Off You

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Tirai su un lungo sorso dalla cannuccia.

«Controlla il livello di sbronza. Per cominciare scegline una ubriaca, è più facile»

«Stai dicendo che non riuscirei a portarmi a letto una ragazza sobria?»

«Esattamente, Harold.»

Mi lanciò un'occhiata torva, poi iniziò a guardarsi intorno nel locale.

«La mora? Quella lì?» mi indicò una ragazza alta, dai lunghi capelli neri lisci come la seta. Indossava un vestito rosso e sorseggiava un drink in disparte.

«Non ha l'aria di una che vuole divertirsi» ammisi.

«Quella con i capelli rosa, lì» mi indicò una ragazza magra, un pantaloncino aderente le lasciava scoperto metà fondoschiena e ballava con l'amica ridendo a squarciagola.

«Perfetta» annuii.

«Bevi» gli passai il mio bicchiere, fece una faccia disgustata al sentire il sapore amaro del mio Cosmopolitan.

«È forte» storse la bocca.

«Lo so» risposi, incitandolo a terminare il bicchiere.

Mi sentii fuori luogo, per la prima volta quasi completamente sobria in una discoteca. Le persone attorno a me sembravano strane e scoordinate, mentre ballavano stretti l'un l'altro con la pelle sudaticcia.

Osservai Harry che si avvicinava alla ragazza dai capelli rosa, poi decisi di prendere un drink. Ero troppo lucida per i miei gusti.

«Un tris di vodka» urlai per sovrastare la musica alta del locale. Il barman mi fece un occhiolino quando lasciò il bicchiere sul bancone.
Lo ingurgitai velocemente, poi ne chiesi altri due. Questa volta il barman mi sorrise in maniera maliziosa e io ricambiai mordendomi il labbro inferiore.
Un bicchiere lo bevvi, l'altro lo tenni tra le mani mentre mi allontanavo dal bancone.

Ero curiosa di sapere come stesse andando tra Harry e la tipa magrolina.
Lo cercai con lo sguardo tra la folla, poi lo vidi parlare con la ragazza che gli sorrideva.
Dopo poco, vidi sorridere anche lui mentre tornava verso di me.

«Mi ha dato il suo numero!» annunciò soddisfatto quando mi trovò con la schiena poggiata ad una parete in un punto in cui c'era meno gente.

Mi trattenni dallo sbattermi una mano sulla fronte, incredula.

«Non devi farti una nuova amica, devi portartela a letto!» gli ricordai ironica.

«Ma scusa allora perché mi ha dato il numero...»

«Chiamala»

«Ma perché..? Non lo sentirebbe, sta balla-»

«Chiama quel numero» lo interruppi con tono fermo.

Harry mi ascoltò, telefonò al numero e mise il vivavoce.

«Pronto? Chi è? Come si usa questo macchinario... John? Vieni ad aiutarmi!»

Harry chiuse la chiamata, realizzando finalmente quello che era accaduto: la ragazza gli aveva lasciato di proposito un numero falso.

Sospirai alzando gli occhi al cielo, poi lo tirai per il polso. Ci avvicinammo ad un gruppo di ragazze che ridevano e ballavano.

«Oddio fantastiche queste scarpe! Devi assolutamente dirmi dove le hai trovate!» urlai ad una ragazza dai capelli biondi che sembrava più ubriaca delle altre.

«Le ho prese in saldo da Za-» iniziò a dire.

«Lui è Harold, ma puoi chiamarlo Harry» quella fu la prima volta che pronunciai il suo nome in forma abbreviata. Tirai la mano di Harry, portandolo più vicino a me.

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