8. Dive

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Emily's pov

Quella mattina Grace Cox si presentò a scuola con una pila di inviti che iniziò a distribuire a qualsiasi persona incontrasse. Io feci parte di esse: mi ritrovai tra le mani un foglio tutto fuxia con cui mi invitava al suo party di compleanno.

Grace era una ragazza particolarmente conosciuta nella nostra scuola essenzialmente per la sua villa con piscina e per le feste che organizzava in quest'ultima. Era una tipa piuttosto stravagante, ma alla gente piaceva essere sua amica per assicurarsi un benvenuto alle sue feste, e a lei pareva andar bene così.

Per la serata indossai un vestitino rosa cipria che mi lasciava la schiena totalmente scoperta e che mi arrivava a metà coscia. Passai ore davanti allo specchio a cercare di trovare un modo per non far vedere l'attaccatura del reggiseno sulla schiena, ma alla fine ci rinunciai e decisi di non indossarlo affatto. Mi osservai da ogni angolazione per imprimere la mia immagine nella mente, come facevo ogni volta: avevo bisogno di controllare che ciò che la gente avrebbe visto mi piacesse.

Ero piuttosto soddisfatta del modo in cui mi stava il vestito: metteva in risalto la mia vita sottile e si allargava al punto giusto sui miei fianchi.

Sorrisi compiaciuta, poi sentii il campanello suonare.

Trovai Nina ad aspettarmi fuori la porta con un vestitino celeste, i capelli ordinati e un po' di blush sulle guance a renderla semplice e allo stesso tempo bellissima.

Di solito, non amavo andare alle feste quando c'era anche Nina: i suoi occhi critici non mi abbandonavano mai mentre bevevo qualche drink, ballavo con qualche ragazzo o la lasciavo sola per divertirmi con qualcuno.
Ma quella sera volevo cercare di godermi la serata nonostante la sua presenza.

«Come sei bella!» mi sorrise sincera quando mi vide.

«Anche tu» le risposi ricambiando il suo sorriso.

Raggiungemmo l'auto di suo padre e quest'ultimo mi salutò calorosamente. L'amicizia tra me e Nina durava da talmente tanti anni che i suoi genitori mi conoscevano da quando ero ancora paffuta e con un carattere simile a quello della loro figlia.

Il padre di Nina ci fece un po' di domande lungo il tragitto e arrivammo alla villa di Grace dopo una ventina di minuti.

«Quanta gente...» mormorò Nina con tono impaurito quando scese dall'auto. La casa era gremita di persone, ma non c'era niente di diverso dalle altre feste a cui ero solita andare.

«Come sto?» mi chiese, fermandosi d'improvviso prima che ci avvicinassimo più di tanto alla folla. Repressi l'istinto di roteare gli occhi al cielo: quale poteva essere l'ennesimo tratto cliché della personalità di Nina? L'insicurezza, ovviamente.

«Benissimo» le risposi, lanciandole uno sguardo veloce.

«Sei sicura? Non sembro grassa con questo vestito?»

La osservai: la sua vita sottile come un fuscello era stretta nell'abitino celeste, le clavicole ossute spuntavano dalla stoffa e le sue gambe magre sembravano ancora più slanciate grazie ai tacchi che indossava.

Stavolta non riuscii a non roteare gli occhi al cielo. Avevo sempre dovuto seguire una dieta rigorosa e allenarmi duramente per mantenere la mia forma fisica, mentre lei sfoggiava quel corpo perfetto senza prestare la minima attenzione a ciò che mangiava.

«Ma ti pare??» la trucidai con lo sguardo.

«Non voglio più entrare... andiamo da qualche altra parte ti prego» tentò di convincermi, presa dal suo insopportabile imbarazzo.

Evitai di insultarla, decidendo di prenderla semplicemente per il polso e trascinarla dentro.

Diverse persone si avvicinarono a salutare Nina, rivolgendo ogni tanto la parola anche a me per non escludermi troppo. Mi annoiavo e mi sentivo ignorata.

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