looking for love in all the wrong places

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Quando ti innamori, all'inizio non lo noti; le tue giornate sono sempre le stesse, la tua visione del mondo pure. Ma quando ti innamori inizi a notare le piccole cose, come il modo in cui tiene la tazza di tè, il gusto che effettivamente preferisce o il momento della giornata che ama passare a berlo. Vuoi solo sapere tutto su di lui o su di lei e le sue magari stupide abitudini. Ed è quando ti accorgi che una semplice tazza di tè ti fa tornare in mente il tuo lui o la tua lei, che sai di essertene innamorato e speri soltanto che il sentimento sia ricambiato.
Louis scriveva canzoni, amava farlo. Era attraverso le canzoni che aveva capito di essersi innamorato del suo Harry, oramai non più suo. Una canzone che aveva scritto che gli ricordava lui, strimpellata alla chitarra durante il loro terzo anniversario, in una cena a lume di candela nella casa appena nuova. Faceva male ripensare che Little Things – così aveva deciso di chiamare la canzone – era stata scritta quando l'amore per Harry non era appena sbocciato, ma stava attraversando il pieno della sua fioritura. Faceva male ripensare semplicemente ad Harry, ma non poteva evitare di farlo. Provava, ma falliva miseramente. Perché quell'amore, almeno per lui, non era ancora sfiorito.
La settimana del Ringraziamento era sempre stata distruttiva per chi lavorava a un supermercato, ma Louis ancora non lo sapeva. O meglio, lo sapeva, ma non così bene. Sapeva che la notte dopo la festività sarebbero iniziati i saldi, quindi sarebbero tutti impazziti nel reparto tecnologia, non sapeva certo che si sarebbe ritrovato a scacciare le persone che si mettevano con piccole tendine da campeggio fuori dal negozio. Dove lavorava prima, da Zayn, non era mai successo. Quindi, quando quella sera si ritrovò la signora Figgs, sua vicina di casa a Jersey City, a riempire interi carrelli della spesa "prima che accada di tutto domani" come diceva la dolce signora, ci ripensò bene, al periodo in cui lavorava nell'East Village. A quando abitava nel cuore della Grande Mela. E, di conseguenza, ripensò ad Harry. L'Harry che aveva visto tre settimane prima, proprio in quel negozio, quando aveva scoperto che era tornato a vivere al loro vecchio appartamento. Che, visto che lui abitava con Eliott, non era più "loro", ma solo suo. E Louis l'aveva accettata, questa cosa. L'aveva presa bene, si. Non aveva di certo passato la serata con Zayn a farsi infinite paranoie, per poi finire con la promessa dell'amico in cui diceva che avrebbe controllato come stava e con chi stava. Ma, oltre a Niall, nessuno entrava in quell'appartamento. E il problema vero era che, sempre oltre a Niall, nessuno usciva. E non era Harry a lavorare quasi 10 ore al giorno, sette giorni su sette, quando stavano insieme?
Così era iniziata una piccola nuova abitudine, piccole frasi lasciate nella posta del riccio, che era sicuro guardasse. Ne era sicuro perché Zayn lo chiedeva a Niall, quando andava al negozio a prendere un film o un libro ed ormai sapeva anche che l'aveva beccato un paio di volte mentre scendeva le scale. Ovviamente non era mai andato lui a lasciare i bigliettini nella cassetta dove ancora i nomi erano Styles-Tomlinson – probabilmente Harry non aveva ancora avuto il coraggio di cancellarlo completamente da casa sua – ma la scrittura era decisamente inconfondibile. O almeno credeva. Anche perché nessuno oltre ad Harry aveva ascoltato Little Things, o almeno non quella versione. Aveva mandato alcune demo a case discografiche, sotto consiglio del riccio, ma non aveva mai ricevuto risposta.
Erano le sei di sera del 23 novembre, un giorno al Ringraziamento, che avrebbe festeggiato insieme a Zayn e la sua famiglia – e Harry – anche se lui in realtà non festeggiava, non aveva quella festività sotto pelle. Un po' come il 4 luglio, perché la sua doppia cittadinanza non gli aveva fatto magicamente ottenere anche doppie festività. Quindi si, festeggiava, ma non con lo spirito giusto. Per lui era solo una cena fra amici. Una cena fra amici con un ringraziamento da fare, che quell'anno non sapeva proprio quale fosse. Ogni anno ringraziava il buon Dio, pur non essendo una persona tanto religiosa, Harry, per avergli regalato una vita e una relazione meravigliose, la sua famiglia, per il sostegno che gli dava e i suoi amici, perché lo sopportavano 365 giorni l'anno, senza contare gli anni bisestili, in cui arrivavano a 366 giorni, e lo fermavano nel fare cazzate varie. Avrebbe dovuto ringraziare Eliott? Non stavano insieme neanche da un mese, e pensava ancora al suo piccolo Harry. Non poteva ringraziarlo.
Con il primo freddo in città fuori e gli Arctic Monkeys sparati a palla dentro, stava andando a casa, l'intento di passare la serata a guardare uno stupido film in un canale a caso in TV, riempirsi di cibo cinese e addormentarsi sul divano, lontano da tutti i suoi strani e tristi pensieri. Aveva una vita noiosa, ed era solo mercoledì. Non sarebbe resistito fino alla domenica della settimana successiva, quando sarebbe tornato a Doncaster dalla sua famiglia per il mese di dicembre, con la piccola paga guadagnata e racimolata nell'ultimo anno, tornando dalla madre e dalle sorelle – senza contare che avrebbe visto e conosciuto i due nuovi arrivati, i gemellini, di cui aveva sentito parlare solo al telefono e che aveva visto solo in foto. Gli mancava casa, l'Inghilterra. Quando aveva rotto con Harry, non che ci avesse proprio rotto, aveva pensato di tornarci, non si sentiva più appartenere all'America, a New York, ai ritmi della grande città. Poi però era arrivato Eliott e con lui la voglia di rimanere.
-Sono a casa!- urlò, togliendosi le scarpe e il cappotto, appendendolo all'attaccapanni di fianco all'entrata. -Ciao Lou! Stavamo guardando un film... vuoi aggiungerti?- James era a casa loro. -Avete mangiato?- gli era passata la voglia di cinese, aprì il frigo, subito dopo essere entrato in cucina. -Si, c'è un po' di pizza rimasta nel forno, se la vuoi. Non mi sono messo a cucinare, tanto domani siamo da Zay, no?- Eliott si era alzato dal divano, lo aveva raggiunto e lo aveva stretto da dietro, baciandolo sul collo per salutarlo. -Si... senti, sai, ci sarà anche Harry, per te non sarà un problema?- scosse la testa, ancora appoggiata alla sua spalla. -Se non lo è per te, no. Niente è un problema- e questo per Louis era un enorme problema; il fatto che in quei due mesi Eliott si fosse innamorato, ma lui stesse ancora pensando a Harry.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 02, 2021 ⏰

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I wrote a song about you, and it was called Yellow - l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora