[Creep, Radiohead]
Erano ancora stretti l'uno, all'altro, i singhiozzi di Harry riempivano la stanza, attenuandosi a poco a poco, fino a diventare inesistenti. Niall continuava comunque a tenerlo stretto, accarezzandogli con fare materno i capelli. Era una bella amicizia, la loro. Scherzavano tanto, prendendosi in giro, ma ci tenevano entrambi veramente. Si erano inizialmente trasferiti insieme da Bridgeport, una piccola cittadina del Connecticut per diventare qualcuno a New York. I genitori di Niall erano irlandesi, molto legati alla patria, così come lo era il ragazzo, che appena arrivato nella Grande Mela si era deciso ad aprire un pub irlandese a Brooklyn, cosa che era avvenuta, ma due anni dopo, quando improvvisamente aveva deciso di lasciare l'università.
Harry alzò la testa, per vedere meglio il volto dell'amico. -Niall- lo chiamò. L'irlandese rivolse lo sguardo verso di lui. -Fa male, tantissimo. Perché mi ha lasciato? Aveva promesso di non farlo, di non lasciarmi solo, e invece è proprio quello che ha fatto, quello che fanno tutti!- si stava di nuovo mettendo a piangere. Niall continuò ad accarezzargli i capelli. -Lo so, Harry, lo so. Non ci puoi fare nulla, devi solo cercare di dimenticarlo...- ma come poteva dimenticare una persona così importante? Come poteva dimenticare l'amore della sua vita?
Poi, il ricordo. Il ricordo di una bellissima chitarra, che l'inglese gli aveva regalato il Natale prima. La loro chitarra, quella con cui aveva passato infinite domeniche, per imparare a suonare canzoni d'amore al suo ragazzo, quella che aveva usao per cantargli la sua canzone preferita di Elvis, una fottuta dichiarazione d'amore. Ma Louis non lo amava, o almeno così gli aveva fatto intendere andandosene. Andandosene e non tornando. -L'hai vista? Ci deve essere da qualche parte, non se l'è portata via, l'ho vista l'ultima che sono entrato qui e l'ho nascosta, da qualche parte...- Niall non capì di cosa stesse parlando, guardandolo stranito. -La chitarra, Ni, la chitarra di Lou- a Niall si illuminarono gli occhi, ovviamente l'aveva vista, Harry non l'aveva nascosta, l'aveva lasciata dove era sempre stata, vicino alla grande finestra in soggiorno. Il riccio non se n'era accorto, probabilmente perché era corso subito in camera. -Vado a prendertela subito, aspettami qui- come se sarebbe andato da altre parti, no. Era troppo distrutto per poter persino pensare, voleva solo staccare la mente e suonare. Suonare quella canzone che lo rappresentava, che lo raccontava. Che diceva di lui tutto quello che gli altri non volevano ammettere, cercando di farlo stare bene. Ma lui sapeva che tutti credevano quelle cose, soprattutto Louis, sennò perché se ne sarebbe andato?
Niall tornò quasi subito, con la chitarra in mano. Era sempre la stessa. Gliela porse e lui non perse un attimo per sistemarsi e metterci le mani sopra. Era molto scordata, ma non gli importava. Lui voleva solo suonare. Cercò di ricordarsi gli accordi, il ritmo, tutto era vivido nella sua mente, come se avesse tenuto quello strumento in mano giusto il giorno prima. Un accordo di do, uno di mi, un fa e un fa minore. E di nuovo, e di nuovo. Aveva preso il ritmo. Niall era fermo davanti a lui, lo guardava attentamente. "When you were here before, couldn't look you in the eye, you're just like an angel, your skin makes me cry..." la voce di Harry era calda, triste, esprimeva ogni sua singola emozione. Niall lo sapeva, che quando aveva 16 anni il riccio voleva fare il cantante, diventare conosciuto in tutto il mondo. Solo lui lo sapeva, non lo sapeva neanche Louis, a cui Harry diceva tutto, che era convinto che Harry fosse profondamente poco dotato, o almeno così aveva fatto intendere a tutti. Niall sapeva anche che quella canzone era dedicata a lui, a quell'inglese dagli occhi azzurri che aveva sconvolto la loro vita e i loro piani 6 anni prima, riempiendo Harry d'amore ma lasciandolo anche solo e distrutto. Niall sapeva tutto della vita di Harry, anche cose che non avrebbe mai voluto sapere. Sapeva che in quel momento stava soffrendo, ed aveva bisogno di lui. E lui, lui c'era. C'era sempre stato, era sempre rimasto, pure quando Harry gli dava buca per uscire con Louis. E ora che Louis lo aveva spezzato, lui provava a rimetterlo apposto. Provava ad amarlo come avrebbe fatto Louis, ma non ci riusciva. Non avrebbe mai preso il suo posto. "But I'm a creep, I'm a weirdo what the hell am I doing here, I don't belong here, don't care if it hurts, I wanna have control, I want a perfect body, I want a perfect soul" Harry piangeva, le sue guance si erano arrossate. Faceva troppo male, tanto che a malapena lo sentiva. Erano passati due mesi, da quando non l'aveva visto, ma a lui mancava come se fossero passati anni. Anche un minuto dopo, dal momento che aveva capito di essere stato abbandonato, Louis gli mancava. Era il suo ossigeno, ora gli sembrava di essere sott'acqua. Stava perennemente cadendo, affogando.Erano al mare, era estate. Avevano fatto un viaggio semplice, per la costa est del paese, visitando le città più importanti, poi si erano fermati a Hilton Head Island, una cittadina della Carolina del Sud, e avevano passato gli ultimi giorni di luglio stravaccati su sdraio economiche in spiagge libere, godendosi il caldo estivo di quello stato che Harry amava. -Haz, dobbiamo parlare- Louis doveva scrivere un libro e chiamarlo Come fare preoccupare una persona in meno di un secondo, sicuramente avrebbe fatto successo. -Si Boo? Non vuoi lasciarmi vero? Cioè, se lo volessi fare, capirei, sono un tale casino... io lo sapevo, lo sapevo prima o poi mi avresti mollato, ma poi se mi molli come torniamo a casa? Cosa dico a mia madre? Quella lì è convinta che prima o poi le faremo arrivare in casa un bambino, ma ti pare? Non so neanche se possiamo far- fu zittito da Louis che lo baciò e, di colpo, si rilassò. Lo faceva rilassare subito, quel ragazzo. -Lou, smettila di zittirmi con i baci quando straparlo!-
-Oh, ma io ti volevo veramente baciare!- rispose a tono l'inglese. -Ah si? Mi volevi baciare?- Louis annuì, ridendo leggermente, mentre Harry gli si avvicinava lentamente, ma anche pericolosamente, al viso. -Anche io, sai?- e lo ribaciò, staccandosi quasi subito perché voleva sapere cosa aveva da dirgli il suo Lou. -Cosa volevi dirmi?- l'ansia tornò a farsi sentire. -Niente, facciamo il bagno?- Harry lo guardò male. Aveva straparlato per nulla, allora. -Va bene, ma niente acqua alta. Sai che non so nuotare...-.
Entrarono in mare pian piano, mentre si schizzavano a vicenda come due bambini. Continuarono ad andare sempre più a largo, fino a che Harry non toccò con le punte. -Haz! Perché ti fermi? Dai vieni guarda che bella l'acqua qui!- cercava di persuaderlo Louis, con scarsi risultati, visto che Harry non voleva muoversi. Quindi tornò dove il suo ragazzo si era fermato e lo prese per il braccio, come a dire che, qualunque cosa fosse successa, lui ci sarebbe stato ad aiutarlo, a non lasciarlo affogare. Ma adesso, a distanza di due anni, era quello che stava facendo, lo stava lasciando affogare.-Ni', stasera guardiamoci un film, passiamo la serata stravaccati sul divano, come facevamo al liceo- erano le sei di sera, era buio fuori, colpa del periodo dell'anno, ad Harry era venuta voglia di vedere uno dei "suoi film sdolcinati degli anni 90", come li definiva Louis. Aveva smesso di piangere mezz'ora prima, non poteva ricominciare proprio adesso, anche perché si sentiva felice. -Haz non abbiamo nulla ne da mangiare, ne da bere, ne da guardare- gli disse Niall, che voleva solo tornare a casa. -Vado da Zack, prendo un film da vedere, che ne dici di un classico Quattro matrimoni e Un funerale?, mentre te vai al supermarket a prendere... diciamo un chiletto di gelato. Quindi?- Zack era il nome che Harry aveva dato a Zayn, quando lo aveva conosciuto, e che poi gli era rimasto. Niall sapeva pure questa cosa. Annuì, non molto convinto a lasciar andare da solo Harry in un posto con così tanti ricordi in comune con un certo britannico dagli occhi azzurri. -Allora vado, che fra cinque minuti chiude!- Harry esclamò, quando era già alla porta con la giacca in mano. Niall voleva proprio sapere cosa l'avesse reso così felice; magari era stata la liberazione di suonare quella canzone.
Mentre scendeva le scale Harry sorrideva. Sorrideva perché, quando aveva finito di cantare Creep, non stava pensando a Louis. Sorrideva perché se lo stava pian piano dimenticando. Sorrideva perché probabilmente quel pianto aveva mandato via tutto il dolore o, se non tutto, almeno gran parte. E si sentiva veramente bene.
Saltò gli ultimi due scalini, correndo verso la porta. La aprì di scatto, respirando l'aria fresca di novembre e infilandosi velocemente il giubbotto comprato in un negozio dell'usato a Waterbury un paio di anni prima assieme a Daniel, un suo compagno di università che lo aveva accompagnato per un piccolo lavoro legato alla scuola. Era così felice che, quando riprese a correre per raggiungere l'isolato successivo, dove per l'appunto si trovava il piccolo negozio di Zayn, non si accorse che un ragazzo con un paio di libri in mano stava venendogli contro. Così felice, che gli finì addosso. -Scusami! Oddio, non guardavo dove andavo, sono proprio un idio...- Harry si fermò. Quegli occhi, così familiari eppure così estranei, gli ricordavano un vecchio pomeriggio d'inverno, la cioccolata calda in mano e la voglia di vivere al massimo. Ma lo conosceva?
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I wrote a song about you, and it was called Yellow - l.s.
Fanfiction[AL MOMENTO SOSPESA] Ultimo aggiornamento: 02 gennaio 2021 L'amore si misura? Si misurano gli attimi passati ad innamorarsi, ad essere innamorati? L'amore è un sentimento che può essere più grande, più piccolo, più sentito o meno? Si può dire di ess...