Capitolo Quinto;

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Quinto capitolo

<< Avete capito? Tre anni ad Hamburg!!>>, Agnes sistemò violentemente la sua ultima creazione sul manichino e serrò la mandibola osservando l’abito.
Era del colore del mare, un blu profondo e lucente, impreziosito da piccoli strass e zaffiri sintetici incastrati nelle varie rouche che si aprivano in una particolare linea a sirena con il bordo di pizzo. Sulla spalla del manichino era appoggiato un boa sfumato con i colori del mare, dal blumarine all’azzurro e al collo un collier di diamanti impreziosiva il tutto.
Hellen era seduta sulla scrivania di ciliegio con le gambe accavallate ed osservava con ammirazione quel vestito che Agnes aveva finito di confezionare mentre raccontava loro della vicenda accaduta all’ora di pranzo; Sofie, tenendo il mento appoggiato sulla spalliera della sedia , guardava un’Agnes furiosa chiedendosi la vera motivazione del suo umore; Sarah era beatamente stesa sul letto a due piazze fra le lenzuola di seta rosa e nere e i cuscini degli stessi colori.
<< Sarah? Facciamo notte così.>>, strillò Agnes verso la ragazza bionda e mentre Sarah si alzava lanciando uno sguardo d’intesa alle altre due amiche, Agnes sfilò da un altro manichino un vestito rosso di tulle e raso, impreziosito da cristalli dello stesso colore.
La bionda si spogliò lasciandosi infilare quella creazione che la fasciava perfettamente: la gonna era stretta fino al ginocchio con un grande spacco che le lasciava metà gambe scoperte, lo strascico era di tulle e ricopriva almeno mezzo metro di parquet.
<< La cosa che mi fa incazzare di più….>>, sussurrò mentre stringeva i laccetti dietro la schiena alla bionda che sussultò. << …è che me l’ha nascosto! Mi ha fottutamente presa in giro, facendo lo sfigato del cazzo!>>.
Sofie la guardò inarcando il sopracciglio. << Scusa se te lo dico, mia cara, ma Bill, visto e giudicato il vostro rapporto, non aveva alcun dovere nei tuoi confronti.>>, Sofie la puntò con una penna.
Agnes inarcò il sopracciglio e la fissò dall’alto tirando i laccetti del vestito. << Solo perché vai a letto con Bill non vuol dire che te lo devi difendere in modo così sfrenato, gioia!>>.
Sofie sgranò gli occhi e Hellen la guardò sconvolta scoppiando in una fragorosa risata che coinvolse anche Sarah seppur fosse senza fiato. Agnes le guardò facendo il fiocchetto al limite del bustino ed increspò le labbra contrariata. << Che avete da ridere?>>.
Sofie posò la fronte sulle braccia ridendo forte e poi disse fra i singhiozzi un semplice: << Sei fumata già da ora?>>.
La mora sgranò gli occhi e sbatté il piede per terra. << Come scusa??>>, trillò.
Sofie si ricompose e sistemò l’orlo del maglioncino verde che la fasciava perfettamente. << Io e Bill non siamo MAI andati a letto insieme e mai ci andremo.>>, ridacchiò mentre Hellen scuoteva divertita la testa e Sarah si contemplava alla grande specchiera della cabina armadio. << Non è il mio tipo.>>, concluse schioccando la lingua con fare altezzoso.
<< Che cosa?!>>, la moretta fissò Sofie e si piegò per sistemare l’orlo dello strascico. << E quelle sere in cui uscite insieme? Quei baci sulla guancia? Non fate sesso nelle DarkRoom?>>.
Hellen girò gli occhi scambiandosi uno sguardo d’intesa con Sofie. << Agnes, non siamo te che scopi con Tom in ogni angolo nascosto dell’Adagio.>>, sussurrò ironica la ragazza afferrando una lima.
Agnes le lanciò uno sguardo da sopra le spalle sistemando l’orlo del vestito sul pavimento e fece un sorriso malizioso. << Non sarai mica gelosa, Helly!>>, si rimise dritta prendendosi il mento fra pollice ed indice mentre ammirava la sua nuova creazione addosso alla sua amica e scoprendosi piacevolmente ed impensabilmente soddisfatta.
Al contrario di quello che tutti potessero pensare, Agnes era una di quei tipi insicuri e perfezionisti. Adorava le cose fatte bene, alla perfezione e non tollerava nessun tipo di sbaglio; adorava fare tutto e bene, adorava quando qualcosa esprimeva al massimo quello per cui era stata creato.
Sorrise appena ed abbassò lo sguardo sul vestito.
Peccato che lei non facesse mai nulla alla perfezione…
<< Che cosa?!>>, Hellen la riportò alla realtà facendola voltare. La vide arrossire leggermente e lasciare la lima in un portaoggetti nero con dei fiori di ciliegio incisi sopra. << Sei TOTALMENTE fuori strada! Non mi piace Tom!>>, scrollò le spalle e incrociò le braccia al petto spostando lo sguardo fuori dalla grande portafinestra dove delle nuvole dense preannunciavano l’arrivo imminente dell’inverno.
Sofie e Sarah si lanciarono uno sguardo d’intesa e poi guardarono la ragazza che stava riordinando i pezzi di stoffa in un contenitore di metallo.
<< Okay, okay!>>, Agnes guardò Hellen inarcando il sopracciglio. << Non c’è bisogno che tu te la prenda in questo modo, è solo una considerazione.>>.
<< Non sono tutti come te, Agnes!>>, Hellen scese dalla scrivania e prese il suo soprabito blu di panno e le lanciò un’occhiata mettendo gli occhiali da sole ambrati sul naso. << Ricordalo.>>.
Agnes guardò prima Sofie e Sarah che le lanciarono un’occhiata perplessa e poi fissò Hellen. << Helly, sul serio, hai COMPLETAMENTE frainteso!>>, le andò incontro afferrandole il polso per trattenerla, mentre lei apriva la porta facendo per andarsene. << Aspetta!>>.
<< La verità è che…>>, la ragazza sospirò e guardò Agnes. << ….Ci sono persone che hanno dei sentimenti, Ag! Non tutte sono delle bambole di ghiaccio ciniche e fredde come te! Mettitelo bene in testa.>>, indossò il soprabito e cercò le chiavi della sua Audi nella sua borsa di Prada. << Devo andare, ho allenamento fra poco.>>, le guardò e sorrise appena. << Ricordate di venirmi a vedere per le selezioni della nuova squadra di Basket, io e le ragazze abbiamo preparato una coreografia degna della squadra di Cheerleader del Graues Kloster.>>, alzò la mano in segno di saluto ed uscì.
Agnes la guardò con un’espressione dispiaciuta in volto e la seguì. << Aspetta, ti accompagno alla porta…>>.
Lei si voltò e le regalò un sorriso freddo. << Non ce n’è bisogno, conosco la strada. Ciao, bambola.>>, le schioccò un bacio sulla guancia e scese le scale salutando il maggiordomo che entrava in casa dalla passeggiata pomeridiana di Cassie tenendo la cagnetta al guinzaglio. Si abbassò e le regalò una carezza, rivolgendo poi un saluto fluttuante a Sabine che si sporse per salutarla dal salone.
Fece per aprire la porta, ma si accorse che qualcuno la stava anticipando dall’esterno, per cui lasciò la maniglia vedendosi arrivare davanti un Tom infreddolito. << Hey!>>, le sorrise cortesemente aprendole la porta. << Già te ne vai?>>.
La ragazza sorrise ed uscì annuendo. << Ho allenamento, fra una settimana sarà la selezione per la squadra di basket. Dobbiamo provare.>>, abbassò lo sguardo sulle scarpe stringendosi nel caldo soprabito.
<< Oh.>>, annuì Tom. << Beh, allora ci vediamo lì! Fai il tifo per me, okay?>>, le sorrise sghembo e la ragazza sgranò gli occhi.
<< Ci sarai anche tu?>>.
Tom sorrise e si strinse nelle spalle. << Spero solo di fare una figura degna del capitano di una squadra di Basket della Provincia.>>.
La ragazza fece un passo indietro evitando per poco di cadere dallo scalino. << Bene… allora…>>, sorrise imbarazzata torturandosi le mani. << Ci vediamo lì!>>, lo salutò con la mano e scese i gradini andando verso l’auto parcheggiata nel vialetto.
<< Ci conto eh!>>, le urlò dietro il ragazzo ricevendo un okay da Hellen, prima di chiudere il portone.
Agnes osservò la scena tenendo le mani sul passamano in ciliegio e quando fu sicura che l’amica fosse uscita e che Tom si fosse ritirato in cucina a –Ne era SICURA! Lo faceva ogni sera- cercare qualcosa di ipercalorico da sgranocchiare, spostò il peso sul fianco sinistro e alzò gli occhi al cielo assumendo una posa da vera Diva. << DIO, è stracotta!>>, sbottò alle ragazze che la raggiunsero sistemando le loro cianfrusaglie.
Sofie ridacchiò e si strinse nel suo piumino color grigio fumo. << Se ne sei così sicura perché non rinunci a Tom e l’aiuti a farsi avanti, Barbie?>>.
Sara annuì guardando l’amica e si appoggiò alla ringhiera guardando Agnes che sgranava gli occhi senza saper come ribattere. << Ag, non ti starai innamorando di Tom!?>>.
La mora sgranò ancor-se possibile-di più gli occhi e portò prontamente le mani davanti al viso. << Oh, no no no, ragazze!>>, si morse le labbra colpevole. << Avete capito malissimo! Io e Tom ci divertiamo! Semplicemente questo. Sto bene insieme a lui, mi piace passare del tempo con lui sotto le coperte…>>, sogghignò ripensando alle capacità sessuali del ragazzo e si umettò maliziosamente le labbra, tossicchiando poi.<< Tutto qui! E poi è un buon amico, mi piace il modo in cui mi tratta. Ma… NO! Non mi sono AFFATTO innamorata di lui! Agnes Lorenz innamorata? Ma non scherziamo!>>, ridacchiò istericamente e si schiarì la voce guardando le due amiche che la scrutavano non convinte.
Sofie scosse il capo e sorrise teneramente come se stesse per fare un discorso ad una bambina. << Ag, arriverà anche per te, fattene una ragione. Non puoi tenere questo cuoricino segregato con una serratura antica….>>.
<< ….Come la tua camera ai gemelli!>>, continuò Sarah per lei inarcando il sopracciglio.
<< Come la tua camera ai gemelli, esatto! Voglio dire, ben presto arriverà una persona che sarà capace di distruggere quella patina di ghiaccio duro e pungente che ha avvolto il tuo cuore. Credimi, Ag. Io SENTO che presto arriverà quel giorno. E quando io sento qualcosa….>>.
<< E’ quella, sì.>>, ripetettero insieme le due ragazze facendole da coro.
<< Esattamente.>>, Sofie si strinse nelle spalle soddisfatta e prese la sua borsa nell’incavo del gomito.
La mora si morse le labbra rosse e scosse la testa.
Non sarebbe mai arrivato quel qualcuno capace di farla ricredere su quegli esseri quali sono gli UOMINI. Sono una razza inferiore, si disse.
Sono fatti per essere usati.
Per essere gettati.
Devono soffrire come loro fanno soffrire le donne, s’impose ancora.
Non avrebbe mai trovato un uomo capace di farla ricredere su quel concetto così delicato e pericoloso qual era l’amore. Nessuno ci sarebbe riuscito. Nessuno.
I suoi pensieri vennero interrotti dal rumore della serratura che si aprì e da un sonoro “Siamo a casa!” di Gordon. Alzò lo sguardo e guardò il patrigno che posava le buste della spesa all’ingresso e s’incamminava verso sua madre che lo aspettava felice con un cucchiaio di legno in mano. L’uomo le baciò dolcemente le labbra prima di assaggiare quello che la compagna gli aveva avvicinato alle labbra teneramente, tenendo una mano sotto al suo mento ed imboccandolo come se fosse un bambino in tenera età bisognoso ancora di attenzioni.
Sorrise dolcemente guardando la scena ed abbassò il viso sospirando.
Oh sì, disse una vocina nella sua testa, l’amore esiste eccome. E i suoi genitori ne erano la prova vivente.
<< Io…>>, sussurrò più a se stessa che alle amiche. Sospirò << Io non voglio nessuno…>>.
Le due ragazze si guardarono alzando lo sguardo al cielo e poi si soffermarono sul ragazzo che stava entrando infreddolito in casa tenendo fra le braccia altre buste della spesa.
<< DI’ AL TUO TOPO DI SPOSTARSI DA QUI!!!>>, urlò Bill cercando di evitare la cagnetta che gli saltava intorno scodinzolante.
Agnes, suo malgrado, sorrise. << CASSIE, vieni da mammina! Non vale la pena fare le feste ALLA PLEBE.>>.
Sofie e Sarah ridacchiarono e poi salutarono l’amica con un bacio sulla guancia commentando che se avesse continuato così sarebbe rimasta sempre una vecchia zitella acida e piena di sé.
Sara salutò con la manina Bill e sorrise uscendo dal portoncino. << Agnes non è dell’umore migliore stasera, stai attento.>>, ridacchiò raggiungendo la sua BMW grigia metallizzata.
Bill girò gli occhi esasperato e salutò la bionda guardando poi Sofie che lo abbracciò prontamente.
<< E quest’affetto improvviso?>>, chiese il ragazzo piacevolmente sorpreso dal gesto dell’amica che poteva il più delle volte sembrar diffidente da gesti affettuosi. Tuttavia le cinse la vita stringendola.
<< Mi andava.>>, sorrise staccandosi appena. << Ci vediamo domani a scuola.>>, posò le labbra sulla guancia del ragazzo schioccando un casto bacio. Guardò ancora Agnes appoggiata alla ringhiera e la salutò con la mano raggiungendo l’amica.
Bill salì le scale non degnando di uno sguardo la sorellastra che lo stava fulminando con gli occhi, appoggiata alla ringhiera e le braccia conserte. La snobbò e si diresse verso il bagno sbadigliando profondamente.
<< Come diavolo hai potuto??>>, Agnes lo squadrò con lo sguardo di odio. Gli occhi in un’espressione cattiva e il sopracciglio inarcato.
<< Mmmh?>>, Bill non si voltò e prese delle salviettine struccanti passandosele delicatamente sul viso candido e bianco.
Agnes si avvicinò osservandolo e non poté ancora una volta fare a meno di pensare che, DIO, quel fottuto ragazzo non aveva un minimo difetto. Neanche UNO!
Osservò il suo profilo che si specchiava nella grande specchiera illuminata e rifletteva un Bill intento a levare quella leggera ombra di matita che gli sottolineava quei due occhioni di cucciolo. Sgranò gli occhi e DEPENNO’ CATEGORICAMENTE il suo ultimo pensiero inarcando ancora di più in sopracciglio incattivita.
<< Sei pregato di guardarmi negli occhi quando ti parlo!>>.
Bill sospirò. << Che vuoi?>>, la guardò dallo specchio gettando le salviette sporche nella pattumiera.
<< Perché non mi hai detto che TU, orrido sfigato depresso, hai preso un diploma in quell’IMPORTANTISSIMA e pregiatissima accademia ad Hamburg?? Perché?! Non avevi il diritto di prendere in giro ME.>>, spostò il peso sulla gamba sinistra.
<< Te?! TE?! Si parla sempre e solo di TE! Non avevo nessun dovere a dirtelo, Agnes!>>, Bill prese degli asciugamani puliti ed uscì dal bagno superandola.
<< Sono una stilista anche io!>>, gli urlò dietro.
<< E QUINDI?!>>, urlò lui dalla sua stanza, prese tutto il necessario per il bagno e sfilò jeans e maglietta.
<< E quindi, DIO, GUARDAMI QUANDO TI URLO CONTRO!>>.
Bill si morse le labbra e mise un asciugamano in vita uscendo dalla sua camera. La fronteggiò guardandola dall’alto con uno sguardo incattivito ed esasperato.
Agnes lo squadrò deglutendo piano. Anche se non si vedeva, Bill aveva un fisico quasi perfetto, con i muscoli al punto giusto seppur non troppo accentuati; era pieno di tattoo e piercing, pensò notando il piercing al capezzolo, il tattoo a forma di stella nel basso ventre, un enorme tattoo che formava una B di scritte su tutto il fianco e…
Granò gli occhi.
Era il suo stesso tattoo.
Si soffermò poco su quel tattoo che conosceva bene. Era sull’avambraccio sinistro ed era molto simile a quello che aveva lei fra i baci di venere.
Freiheit.
Fece una smorfia e tornò a guardarlo negli occhi.
<< Non ho nulla da dirti, Agnes. Tu non sei NESSSUNO per me.>>, sussurrò serrando la mascella issando gli occhi in quelli della ragazza. << Sei solo una ragazzina viziata e piena di sé, a cui non importa nulla della gente altrui, a cui importa solo dell’apparenza, di quanto sia figo il giocatore di Basket da portare a letto, di quanto sia alla moda un vestito. Tu non hai NIENTE dentro, Agnes. Sei arida, fredda, vuota.>>, sussurrò mentre la ragazza sgranava gli occhi sentendosi colpita e, Dio, anche ferita da quelle parole. << Sei nata per stare sola e morirai da sola, perché… sì… perché sei troppo, TROPPO cattiva perché qualcuno ti ami davvero!>>, la puntò con un dito. << Ed io me ne andrò appena prenderò questo fottuto diploma, sì! Me ne andrò come se ne andranno tutti da te.>>, concluse con disprezzo e face un passo indietro fissandola scuotendo la testa. << E non mi dispiacerà AFFATTO.>>.
La guardò ancora con una freddezza tale da far rabbrividire chiunque, anche la stessa Agnes che tremò stando immobile.
Prima che la ragazza potesse alzare anche solo un dito per fermarlo, Bill sbatté con forza la porta del bagno.
<< Io….>>, la ragazza sentì le lacrime invaderle e pizzicarle gli occhi. << IO NON SONO SOLA!!!>>, urlò dietro la porta del bagno. << Io ho TANTI AMICI, tutti MI VOGLIONO, tutti VOGLIONO ESSERE MIEI AMICI!>>, urlò ancora sentendo le lacrime scivolarle sul viso.
Come risposta ricevette solo lo scroscio dell’acqua.
Premette le mani sul viso e corse nella sua stanza sbattendo la porta con forza. Si buttò sul letto singhiozzando piano col viso nel cuscino, per seppellire i singhiozzi.
Lo odiava.
Lo odiava con tutta se stessa.
Ed era strano, disse una vocina nella sua testa.
NESSUNO mai era riuscito a ferirla, a farla sentire così, nessuno.
Nessuno, prima di Bill.
Si morse forte le labbra ed afferrò il suo Iphone scorrendo nella rubrica.
Si asciugò le lacrime col dorso della mano e portò l’Iphone all’orecchio attendendo che una persona ben precisa rispondesse.
<< Agnes, cos’hai combinato?>>.
Si sentì subito sollevata nel sentire quella voce e sorrise dolcemente lasciando cadere altre lacrime.
<< Natalie… ho bisogno di te.>>.

All I feel is Strange;Where stories live. Discover now