Capitolo Secondo;

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Capitolo Secondo

Il suono fastidioso della sveglia riecheggiò nella stanza buia alle sette in punto e da un accumulo di coperte e cuscini spuntò una mano che afferrò la sveglia lanciandola contro il parquet scuro. La sveglia continuò a suonare disturbando il sonno del ragazzo che lanciò un urlo esasperato.
<< Fottuta scuola!>>, Bill sbucò dalle coperte ed andò a recuperare la sveglia. La guardò con odio e la disattivò. << Stupido affare inutile!>>.
Si stiracchio e passò una mano fra i capelli scombinati e morbidi, sbadigliò e tirò le tende color arancio facendo il modo che la luce penetrasse dalla porta finestra che si affacciava sul lato ovest della casa, da cui, facendo un po’ d’attenzione, si poteva scorgere la Quadriga sulla porta di Brandeburgo e la cupola vetrata del Bundestag.
Sorrise guardando tutto con gli occhi di un bambino un po’ cresciuto: finalmente viveva a Berlino. Se solo ci fosse stato il suo migliore, Andreas, lì con lui! Lui, Tom e Andi erano migliori amici da quando avevano due anni: le loro madri erano migliori amiche ed abitavano a solo due isolati di distanza. Quando Inga, la mamma di Bill e Tom, venne a mancare, quando i ragazzi avevano appena cinque anni, Andreas e la sua famiglia si strinsero ai gemelli e a Gordon e il loro rapporto si rafforzo ancor di più.
Ad interrompere i suoi pensieri fu qualcuno che bussava cortesemente alla sua porta. Inarcò il sopracciglio e si trascinò fino alla porta aprendola; davanti a lui una cameriera gli sorrise dolcemente.
<< Buongiorno, le ho portato la sua nuova divisa e le scarpe per la scuola!>>, gli porse l’ammasso di vestiti piegati accuratamente e poi entrò nella stanza spalancando la porta finestra.
Bill la guardò inarcando il sopracciglio e poi guardò i vestiti puliti che aveva fra le braccia. << Devo indossare una divisa per andare a scuola?>>.
La donna rise intenta a rifare il letto. << Certo! Il Kloster offre ad ogni studente una divisa formale, una più informale, una invernale, una estiva e le scarpe... oh, lasci stare! Faccio io!>>, lo fermò quando lo vide avvicinarsi per dare una mano. << Vada a vestirsi, la signorina Agnes è solita partire verso le otto meno un quarto. Sa, Charlottenburg-Wilmersdorf  non è così vicino al Mitte!>>.
<< Charlottenburg….?>>, balbettò.
Non conosceva bene Berlino: al di fuori del quartiere del Mitte, aveva visitato solo Kreuzberg, Tiergarten e Wedding. Non aveva idea di dove si trovasse Charlotenburg, né tanto meno immaginava le distanze.
<< Bill!>>, Tom entrò nella sua stanza e gli posò un bacio sulla guancia. << Buongiorno.>>.
Il ragazzo guardò suo fratello che aveva già indossato la sua  divisa: i pantaloni scuri erano abbottonati a vita bassa e lasciavano scoperti i boxer grigi, la camicia bianca era lasciata fuori dai pantaloni e la cravatta era lenta sul collo.
<< Hai davvero intenzione di andare così a scuola?>>, inarcò il sopracciglio.
<< Oh, nessuno mi vieta di mantenere un minimo di stile!>>.
<< Hai il culo di fuori, Tom!>>.
<< Questo perché non hai visto la nostra cara sorellina.>>, ammiccò il ragazzo indicando con un cenno del capo la stanza di fronte quella di Bill. << L’ho incrociata stamattina mentre usciva dal bagno e, oh! Lei è già pronta ed è giù con Sabine e papà!>>.
<< Oh merda!>>, Bill sgranò gli occhi e prese i suoi vestiti correndo nel grande bagno di fronte la camera.
Chiuse a chiave e si guardò attorno: era passato un uragano?!
Nei lavandini degli asciugamani rosa cipria, sui ripiani di vetro tante boccette di profumi e delle trousse di vario tipo e dimensione; sulla tazza un reggiseno di pizzo nero ed un paio di boxer.
Bill inarcò il sopracciglio sollevando con un dito della mano sinistra il reggiseno e con due dita della mano destra i boxer. Pensò subito che le opzioni fossero solo due: o suo fratello e quella strega della sua sorellastra non conoscevano il senso dell’ordine o quella mattina avevano avuto una sveltina. Fece una faccia schifata e gettò tutto nel cesto dei panni da lavare e si spogliò entrando in doccia. Dopo dieci minuti era già lavato, vestito, truccato e pettinato; uscì dal bagno e agganciò ai pantaloni delle bretelle di catena e indossò dei bracciali di metallo, anelli sul medio e sull’anulare e il suo inseparabile ciondolo di oro.
Era un regalo di sua madre: non poteva separarsene.
Inforcò gli occhiali e prese la sua tracolla rossa scendendo fino in cucina. Intorno al tavolo tutti mangiavano, nell’angolo il cane-topo-pipistrello-formato mini mangiava dalla sua scodella.
<< Buongiorno a tutti!>>, sorrise verso il padre e Sabine sedendosi al suo posto. Cassie al suo passaggio abbaiò e scodinzolò avvicinandosi ai suoi piedi. << Cane del Demonio.>>, mugugnò spingendola col piede.
<< Fottuto giorno anche a te, Wilhelm! Pronto a mescolarti con l’élite?>>, Agnes ammiccò bevendo il suo tè alla fragranza di rosa.
<< Oh, certo, cara sorellastra cattiva! E tu pronta a farti vedere a scuola con i tuoi nuovi fratelli di provincia?>>, ammiccò mordendo un biscotto alla cannella.
<< Hey, non hai capito nulla! IO entro da una porta e VOI da un’altra. Io e voi non ci conosciamo! Non ho alcuna intenzione di farmi vedere con uno sfigato e con…>>, lanciò uno sguardo ammiccante a Tom. << Un mini Sean Paul con i pantaloni sotto il culo. Oh, approposito, niente male i boxer, Thomas. Sono Armani, giusto?>>.
Tom la guardò e tossicchiò alzandosi i pantaloni coprendo di poco il sedere. << Oh, sì!>>.
<< APPROPOSITO!>>, Bill si alzò di scatto e indicò i due ragazzi tenendo in mano un Pfannkuchen con la glassa al cioccolato.<< CHE CI FACEVANO I TUOI BOXER E IL TUO REGGISENO DA PORNODIVA SULLA TAZZA DEL CESSO?!>>.
<< BILL!>>, Gordon sgranò gli occhi posando il suo caffè.
Sabine si voltò di scatto verso la figlia e poi guardò il figliastro.
<< Era tardi.>>, Agnes alzò una spalla e si alzò prendendo la sua Louis Vuitton. << Hai finito di fare le tue prediche da andropausato che si sconvolge anche solo per un reggiseno di pizzo?>>.
Bill la guardò male e morse la sua ciambella. << Non potevo neanche lavare i denti, i tuoi asciugamani erano ovunque!>>.
<< Oh, quanto rompi!>>, posò una mano sul fianco scoperto. << Vi aspetto in auto. Vedete di non far troppo tardi, altrimenti vi lascio a piedi! Cosa che avrei dovuto già dire da tempo.>>, lanciò uno sguardo di odio da pura diva viziata alla madre e corse in giardino.
Tom la seguì con lo sguardo e prese il suo zaino nero su una sola spalla. << Io… io vado! Bill, muoviti.>>, baciò il padre sullo zigomo e Sabine sulla fronte ed uscì in giardino.
Agnes stava facendo retromarcia con una Mercedes nera.
Una. Mercedes. Nera.
Sgranò gli occhi e la guardò parcheggiare di fronte al cancello; lei uscì dall’auto e si poggiò ad essa abbassando gli occhialoni neri di Chanel e incrociò le braccia fissando Tom con uno sguardo indecifrabile. Tom sollevò l’angolo della bocca e la guardò ancora avvicinandosi a lei.
<< Bell’auto.>>.
<< Bel culo.>>, ammiccò lei sporgendosi per guardarlo meglio.
<< Oh, per quello tu mi batti alla grande.>>, ammiccò lui posando una mano sul fianco della ragazza.
<< Non c’è bisogno neanche di dirlo, Thomas. Lo so.>>, sollevò l’angolo della bocca maliziosamente e lo afferrò dal colletto attraendolo a sé. << Lo hai già notato, sì?>>, mormorò.
Tom la guardò dall’alto e strinse i suoi fianchi. Senza tacchi gli arrivava alle spalle: faceva quasi tenerezza.
<< Mi chiedo come potrei non averlo notato.>>, sussurrò leccandosi le labbra.
Agnes fissò le sue labbra, la lingua che umettava il piercing di metallo ed infine i suoi occhi color nocciola; posò un dito sul suo labbro inferiore e sorrise maliziosa avvicinando il viso al suo, alzandosi sulle punte.
<< Te l’ho detto, Thomas: è solo l’inizio.>>, sussurro a due centimetri dalle sue labbra. << Pazienta un po’ ed avrai TUTTO quello che vuoi.>>.
Tom deglutì sentendo le sue labbra sempre più vicine alle proprie e la fissò negli occhi. Entrambi sapevano cos’era quel “tutto”, entrambi volevano la stessa cosa. Strinse i suoi fianchi fra le mani e l’attrasse a sé; Agnes sorrise compiaciuta e lo tirò dal colletto premendo la bocca chiusa sulla sua. Schioccò un piccolo bacio a fior di labbra e si allontanò appena sorridendo soddisfatta. << Ci stai?>>, sussurrò.
<< Puoi dirlo!>>, si morse il labbro Tom. Avvicinò ancora una volta le labbra alle sue per baciarla di nuovo, ma lei voltò il viso ridacchiando.
<< Accontentati per oggi, fratellino.>>, sussurrò spingendolo appena indietro tanto da poter vedere Bill uscire dal cancelletto e guardarli inarcando il sopracciglio.
<< Beh? Che hai da guardare?>>, inarcò il sopracciglio e schioccò la lingua salendo al volante. << Muoviti! Devo fermarmi a Pariser Platz, ho bisogno di un caffè al caramello dallo Starbucks!>>, mise in moto e chiuse col telecomando il cancello. Tom al suo fianco portò una sigaretta alle labbra e la accese aspirando il fumo. << Oh, Tom!>>, Agnes guardò la strada svoltando per Unter den Linden e sporse le labbra, tenendo  fra di esse una sigaretta. Tom schioccò l’accendino accendendola anche a lei e poi al fratello.
<< Starbucks?>>, Bill aspirò dalla sua sigaretta tenendo il gomito sul finestrino aperto.
<< Starbucks, Bill.>>, Agnes girò gli occhi guidando lungo il grande viale alberato. << Ne hai sentito parlare o sei VERAMENTE fuori dal mondo come ho previsto anni luce fa?>>.
<< Anni luce significa IERI?>>.
<< Anni luce significa che speravo vivamente che non mi arrivasse uno sfigato come te in casa, ma purtroppo le mie preghiere non sono state esaudite!>>, buttò la cenere dal finestrino passando davanti Friedrischstraße e gettò un’occhiata alla Fayette: era aperta. Dopo scuola si sarebbe dedicata ad un po’ di sano shopping antistress.
<< Oh, credimi, io speravo vivamente di non venirci proprio qui!>>.
<< Bill, sei a Berlino cazzo!>>, intervenne Tom guardando con gli occhi sgranati tutta la meraviglia di quella città, tutta la sua natura e la sua compostezza.
Agnes ridacchiò e gettò la cicca dal finestrino parcheggiando davanti allo Starbucks. Scese dall’auto e prese la sua borsa. Tom sgranò gli occhi scendendo dall’auto e guardò Pariser Platz su cui si ergeva la Porta di Brandeburgo: era fottutamente a Berlino, sì.
<< Volete qualcosa da bere?>>, chiese con poco interesse Agnes.
<< Oh, la strega malefica ci ha chiesto cosa vogliamo da bere! Cos’è, ti hanno drogata?>>, Bill le lanciò uno sguardo ironico.
<< No, ho semplicemente finito le scorte di veleno da bere durante la notte per tenermi in forma e non posso offrirti quello. >>, si portò la mano sul cuoricino falsamente dispiaciuta. << Tut mir Leid.>>.
<< Per me un caffè con panna.>>, Tom alzò la mano poggiandosi alla macchina.
 
Aveva parcheggiato nel grande cortile del Kloster e, prima di metter piede fuori dalla macchina, aveva ben ribadito il concetto del “io e voi non ci conosciamo”; aveva preso la sua borsa, chiuso l’auto ed era scappata nel college dall’entrata principale. Bill aveva sbuffato un “io la odio!” e Tom aveva scosso il capo mormorando un “non posso crederci che quella meraviglia sia in casa mia!”; subito dopo avevano raggiunto la segreteria della scuola per i moduli da compilare.
<< Dovrebbero mettere una cartina degli armadietti in questa scuola! Dove cazzo è ora questo numero 254?>>, Bill sbuffò passando lo sguardo sui numeri infissi sugli armadietti. << Tomi, tu hai trovato il tuo?>>.
<< Sì, eccoli lì!>>, Tom indicò due armadietti vicini e si affrettò ad aprire il proprio. << Hai visto che tipe ci sono in questa scuola? Wooh!>>.
<< Sinceramente? Ero troppo impegnato a non perdermi per pensare alle tipe.>>, Bill ridacchiò lasciando i libri nel suo armadietto.
<< Bill, dovresti aprire di più gli occhi! Sei circondato da fighe assurde!>>, Tom chiuse il suo armadietto e tirò su i suoi pantaloni leggendo l’orario del giorno.
<< Ascolta Tom, io non sono come te: guarda che ti ho visto stamattina con la strega nera! Che lezione abbiamo ora?>>, gli andò affianco.
<< Inglese. Beh? Senti, Bill, nostra sorella è una figa assurda. Non posso lasciarmi sfuggire un’occasione del genere, visto e giudicato che piaccio fottutamente anche a lei!>>.
<< Lei vuole solo scoparti, Tom!>>, girò gli occhi Bill camminando in cerca dell’aula d’inglese.
<< Cosa credi? Che io voglia giurarle amore eterno, una famiglia e diamanti a non finire?? Hey, Bill, scordatelo, non sognare. Il tempo delle mele è finito ed io sono fottutamente in astinenza!>>, si morse il labbro guardando dritto davanti a sé. << Dio, guarda com’è….>>.
Bill inarcò il sopracciglio seguendo il suo sguardo: la sua sorellastra sfilava nel corridoio tenendo la sua borsa nell’incavo del gomito, gli occhiali da sole sul naso e ad accompagnarla tre ragazze con i suoi stessi atteggiamenti da Paris Hilton. Intorno a loro occhi maliziosi, invidiosi ed ammirevoli le squadravano.
<< Oh. Il Diavolo sui tacchi a spillo e le sue sostenitrici stanno venendo verso di noi.>>, Bill posò la mano sul fianco fissando la sorellastra con odio.
Agnes, in tutta risposta, gli alzò il dito medio sorpassandolo.
<< Stupida ragazzina viziata.>>.
<< Sfigato.>>, Agnes ammiccò verso Tom e sorrise radiosa. << Non voglio che sembri che ti sto in qualche assurdo modo aiutando, ma la lezione è proprio qui.>>, entrò in un’aula.
<< Beh… potevi startene zitta allora, brutta acida di…>>.
<< Voi siete Wilhelm e Thomas Kaulitz?>>; una donna bassa sulla quarantina li stava squadrando dalla testa ai piedi con un’aria perplessa. Sul naso degli occhiali da vista ed in mano dei libri d’inglese. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo e poi annuirono alla donna. << Sono Frau Miller. Vi dispiace seguirmi? Devo parlare con voi del programma.>>, la donna sorrise dolcemente posando la mano sulle loro spalle spingendoli verso un’aula vuota.
<< QUELLI erano i TUOI fratellastri?!>>, Hellen si sporse sul suo banco guardando Agnes che sistemava accuratamente il rossetto rosso sulle labbra.
<< Ah-a.>>.
<< E sarebbero quelli gli SFIGATI? Dio, sono dei fighi della Madonna!>>, la mora si stese totalmente sulla bancata levando lo specchietto dalle mani dell’amica. << Diva, sto parlando con te!>>.
<< Uhm, sì, Tom è abbastanza figo!>>.
<< Anche Bill, mia cara!>>.
<< Bill è uno sfigatone depresso.>>, Agnes accavallò le gambe ridacchiando.
<< Beh…>>, Sofie portò alle labbra il suo caffè fumante. << Sinceramente non mi ha dato quell’impressione, mia cara!>>.
<< In effetti, Agnes, non puoi dire che è sfigato dopo un solo giorno di convivenza!>>, Sarah si voltò a guardare le amiche appoggiandosi al banco.
<< Mi sta altamente sulle palle, ragazze. Non mi piace affatto. E…>>, bloccò Hellen con una mano. << Non chiedetemi perché. A pelle, okay?>>.
<< Rimane il fatto che son due fighi.>>, Hellen tornò al suo posto appoggiandosi con la schiena al muro.
<< Tesoro mio, secondo me dovresti essere meno… come dire?>>, Sofie le passò il caffè. << …Influenzabile da come qualcuno si presenta.>>.
<< Difetto professionale.>>, bevve un sorso di caffè.
<< Ma non va bene,  magari è anche simpatico!>>.
<< Bill?!>>, Agnes scoppiò a ridere. << Come un vecchio petulante in andropausa!>>.
<< Sei così cattiva!>>, Sarah rise fissandola. << Che ne sai? Magari è davvero simpatico e tu non vuoi scoprirlo perché vivi nel tuo piccolo mondo di pregiudizi a cui non fai accedervi nulla per cambiare le cose! Magari Bill è davvero formidabile, a differenza di quello che hai visto tu!>>.
<< Ragazze, ma perché dare tutta quest’importanza ad un ragazzino sessualmente confuso?>>, soffiò sul proprio ciuffo scostandolo dagli occhi. << Dateci un taglio, io neanche lo stavo pensando fino a poco fa!>>.
Hellen ridacchiò fissandola. << Lei stava pensando al gemello figo che presto porterà nel suo letto!>>.
Agnes sorrise maliziosa e le sussurrò un “esattamente”. << Ma chi ti dice che è sessualmente confuso?>>, Sofie inarcò il sopracciglio. << Agnes, mio Dio, non starai mica facendo degli stereotipi?>>.
<< Stereotipi?! Io?>>, Agnes si portò la mano sul cuore. << Sofi, sai benissimo che questa parola è ABOLITA dal mio dizionario!>>.
<< Li stai facendo, principessa!>>.
<< Confermo!>>.
<< Beh, in effetti. ..>>.
<< Ragazze, okay! Non mi frega minimante se lui sia gay, bisex, trans, etero o quello che è. Non è quello il punto! E non mi frega neanche se si trucca e sembra emo. Il punto è che ho una sensazione strana verso di lui, non so perché. E sapete benissimo che quando non capisco qualcosa automaticamente inizio a detestarla. E così è successo con Bill. Sin dall’inizio. Non mi dice niente, se non un continuo: insultami, insultami, insultami. Stop, fine della storia, possiamo cambiare argomento ora? Oh, è anche arrivata la Miller con quei due…>>, sbuffò guardando i gemelli in fondo alla classe.
Gli occhi dei gemelli si posarono su un’aula spaziosa e luminosa, composta da quattro bancate su cui sedevano sei alunni ciascuno. Solo l’ultima bancata era occupata da sole quattro ragazze.
Bill girò gli occhi: i Volturi dovevano SEMPRE distinguersi.
<< E questa sarà la vostra nuova classe. È una delle migliori, qui al Kloster. In questa scuola selezioniamo i migliori ragazzi e questa classe ne è il modello. Lavoro con loro da sette anni ormai e conosco perfettamente tutte le capacità di tutti i ragazzi. Io SO, ragazzi, che voi non siete da meno, altrimenti non vi avrebbero ammesso al Kloster. Okay, magari venite da…>>, la donna li squadrò. << …Una cittadina che non ha nulla a che vedere con Berlino, ma non importa! Presto imparerete ad ambientarvi anche qui, con i vostri nuovi compagni. E…>>, li guardò negli occhi. << Mi aspetto grandi cose da voi.>>.
Bill la guardò in quegli occhi glaciali e deglutì. Quella donna gli incuteva terrore, per non parlare dell’ansia.
Quarantaquattro occhi erano posati su di loro e li squadravano, chi con interesse, chi no, chi come se si trovassero davanti a due scimmie ballerine, altri continuarono a fare quel che avevano cominciato.
<< Ragazzi, loro sono Wilhelm e Thomas Kaulitz. Vengono da Magdeburgo e sono qui a Berlino perché il loro papà, un grande giornalista della Sassonia, deve sposarsi.>>.
Agnes lanciò uno sguardo all’insegnante e scivolò pian piano dalla sedia coprendosi il viso con una mano: Fa che non lo dica, Ti prego! Inizierò a venire in Chiesa, non dirò più blasfemie, non farò più ses….
<< Agnes, visto che diventeranno i tuo fratelli, ho pensato…>>.
Ventidue paia di occhi si voltarono verso di lei.
Al diavolo!
Agnes tornò seduta compostamente e guardò l’insegnante. << Sì?>>, deglutì.
<< Beh, che ne dici se liberassi i due posti al tuo fianco?>>.
CERTO CHE NO! << Certo, Frau Miller.>>, fece un sorriso forzato e liberò le sedie al suo fianco dal suo giubbotto di pelle e dalla sua borsa.
Gli occhi di Tom si illuminarono guardando la sorellastra, che in tutta risposta lanciò uno sguardo di fuoco a Bill ed uno annoiato a Tom.
Sofie, al suo fianco, prese fra le mani il lembo della sua camicetta e la scosse eccitatamente.
<< COSA?>>, Agnes si voltò e fulminò l’amica.
<< Stanno venendo accanto a te!>>, sussurrò con gli occhi luminosi.
<< PURTROPPO!>>, sospirò lei. << Purtroppo li ho ventiquattro ore su ventiquattro accanto a me, Sofie.>>, sbuffò lei.
Un bigliettino accartocciato arrivò sul suo banco: Agnes sbuffò afferrandolo e voltò il volto verso le due ragazze alla sua destra che la salutarono luminose.
<< L’ho scritto io!>>, sussurrò Hellen  battendo le mani.
<< Oh, che novità!>>, borbottò ed aprì il bigliettino stirandolo sul banco.
“Il gemello sexy sarà la tua prossima vittima. Che ne dici se lo passassi a me, dopo la tua scappatella pseudo-incestuosa?”, il resto del foglio era occupato da tanti smile e cuoricini.
Mentre Tom si sedeva al suo fianco seguito da Bill, Agnes scrisse sul bigliettino un enorme “NEIN.” E rispedì il bigliettino all’amica insieme ad un bacio volante.
 
<< E allora le ho detto: “MIO DIO, NO! È fuori discussione, quest’assurda modella non entrerà MAI nella MIA casa di moda”...>>, inforcò gli occhiali da sole e prese una sigaretta dalla borsa e la mise fra le labbra; prese anche l’accendino ed uscì dalla classe. << Era pelle ed ossa! E voi sapete quanto io DETESTI vedere sulla MIA passerella degli scheletri ambulanti!>>, gesticolò tenendo la sigaretta fra l’indice ed il medio.
<< Ovviamente sempre molto delicata, amore mio.>>, Sofie la seguì tenendo l’elastico stretto fra i denti mentre armeggiava con i capelli.
<< Dovete sapere che ai provini per selezionare le modelle lei e sua madre sono due streghe ciniche.>>, Sarah le seguì scendendo nella zona mensa. << Neanche le costumiste sono così… così assatanate!>>.
<< Tale madre tale figlia.>>, Hellen rise e guardò nella vetrinetta i pasti del giorno. << Mmh, oggi ci sono i Pretzel!>>.
<< Ragazze, ma davvero non volete accompagnarmi a fumare?>>, Agnes posò la mano sul fianco fissando le ragazze che ormai erano attaccate alla vetrinetta dei pasti e commentavano la mensa del giorno. << Ho capito! Sempre le solite stronze.>>, ridacchiò ed attraversò la grande area illuminata, passando fra i tavoli gremiti di gente. Al suo passaggio tutti gli sguardi furono su di lei e sul suo ancheggiare.
Il capitano della squadra di basket le lanciò l’ennesima occhiata arrapata, che lei puntualmente snobbò.
Uscì nel cortile sul retrò e si recò dietro la grande palestra coperta; sorpassò il capannone della piscina coperta e si fermò fissando maliziosamente il ragazzo con le grandi cuffie sulle orecchie che fumava tranquillamente  appoggiato al muretto.
Si morse l labbro ed ancheggiò verso di lui silenziosamente; si appoggiò al muretto al suo fianco e gli scese piano le cuffie sul collo. Tom sussultò e si portò la mano sul cuore.
<< Mi hai fatto prendere un colpo!>>, rise mentre la musica rimbombava ovattata dalle cuffie.
<< Vedo che ti sei già ambientato.>>, ammiccò mettendosi la sigaretta fra le labbra guardandolo negli occhi; si posizionò davanti al ragazzo e si alzò sulle punte.
Tom rise malizioso ed abbassò il viso facendo congiungere la sigaretta a quella della sorellastra; Agnes tirò piano chiudendo gli occhi godendosi il fumo che scendeva nei polmoni. << Grazie.>>.
Tom issò gli occhi nei suoi e fece un tiro. << E così sei la Vip della scuola.>>.
La mora si appoggiò al muretto al suo fianco e sollevò l’angolo della bocca compiaciuta mentre rilasciava una nuvoletta di fumo nell’aria. << Ritieniti estremamente fortunato ad essere considerato da me.>>.
Tom si guardò le punte delle scarpe calciando un sassolino e ridacchiò. << Ti sei scopata tutta la squadra di basket, non è così?>>, portò la sigaretta alle labbra aspirando piano.
Agnes si voltò a fissarlo negli occhi e posò la mano sul suo braccio aggiustando piano il risvolto delle sue maniche. << Solo quelli passabili.>>, sussurrò.
<< Anche io gioco a Basket.>>, issò gli occhi nei suoi e fece un lungo tiro. << Ero il capitano, a Magdeburg.>>, inarcò il collo gettando il fumo nell’aria.
Agnes fissò il suo collo e poi le sue labbra; il labret che brillava al sole. << Sai, Tom. Non c’è bisogno che inventi la storia del basket per portarmi a letto.>>, sussurrò e si posizionò davanti a lui premendo piano la gamba contro il suo inguine. Fece un lungo tiro fissandolo negli occhi e poi gettò il fumo sul suo viso. Tom chiuse d’istinto gli occhi mordendosi le labbra, quando sentì le labbra della ragazza sul suo lobo. << Io ho deciso di volerti scopare molto tempo prima che tu dicessi questa cazzata!>>.
<< Io…>>, deglutì e lasciò cadere il mozzicone a terra. << Ero davvero il capitano della squadra di basket.>>, sussurrò umettandosi le labbra, posando entrambe le mani sui fianchi scoperti della ragazza. << E, sì, l’avevo capito anche da solo.>>, ammiccò premendo il bacino contro quello della sorellastra.
Agnes lo fissò piacevolmente sorpresa e fece l’ultimo tiro dalla sua sigaretta, la gettò a terra e gli cinse il collo premendo le labbra aperte sulle sue passandogli lentamente il fumo che si dissolse fra le loro labbra.
<< Voglio una prova.>>, sussurrò premendo le labbra sulle sue.<< Voglio che diventi il nuovo Dieter Schiller del Kloster! Voglio vederti fare l’ultima tripla nel campionato di fine anno. Voglio vederti lì, su quel campo, su quel parquet, su quel canestro.>>, sussurrò e scese la mano sulla sua coscia. << Ed io sarò lì a fare il tifo per te, in mezzo alle cheerleader. E…>>.
<< E sbandiererai che anche quest’anno ti sei fatto il capitano della squadra, mh?>>, mugugnò Tom divertito scendendo le mani  sul suo sedere.
Agnes ridacchiò compiaciuta e premette la mano aperta sul suo inguine. << Esattamente.>>.
Ebbe la sana accortezza di palpare il ragazzo e rivolgergli senza tante esitazioni un sorriso sorpreso e compiaciuto allo stesso tempo, mentre Tom si mordeva il labbro laddove c’era il labret.
<< Però! Davvero niente male!>>, sussurrò muovendo la mano con lentezza.
<< Hai intenzione di….?>>.
<< Sì.>>, tagliò corto lei.
<< Qui?>>, sfiatò il ragazzo mentre sentiva le mani della sorellastra giocavano con la cinta.
<< Hai paura, Thomas?>>, Agnes lo fissò negli occhi inarcando un sopracciglio maliziosamente mentre accarezzava con lentezza ancora l’inguine del ragazzo e slacciava la cintura.
<< No!>>, Tom guardò dapprima le sue mani e poi le sue labbra, umettando le proprie. << Ma… potrebbe arrivare qualcuno e… e…>>.
<< Tom…>>, Agnes ridacchiò e gli accarezzò una guancia. << Tutti, e dico TUTTI, i giocatori di basket che ho deciso di portare a letto si sono lasciati andare proprio qui… proprio come te!>>, Tom la fissò e poi guardò il muretto a cui era appoggiato con una smorfia. <>, strinse la mano sul suo membro e Tom sospirò di piacere. << Lo prendo come un sì.>>.
Il ragazzo l’attrasse di più a sé e le alzò il viso premendo con foga le labbra sulle sue, mentre la mano della sorellastra s’insinuava prima nei suoi pantaloni e poi nei suoi boxer. Accarezzò a mano aperta il membro del fratellastro e lo sentì respirare affannosamente sulle sue labbra.
Sentiva il calore di Tom sulla mano e questo la compiaceva assai. D’altronde, chi avrebbe mai resistito alla Diva?
Sorrise e gli morse forte il labret quando un urlo la fece immobilizzare sul posto, la mano nei pantaloni del ragazzo e le labbra pressate sul suo mento.
<< Che diavolo state facendo?!>>.
<< La vedova nera guastafeste in andropausa è tornata a fracassarci le palle!>>, Agnes sfilò la mano dai pantaloni del ragazzo e si voltò a guardare Bill che li stava raggiungendo con un’aria fra lo sconvolto e l’arrabbiato. Incrociò le braccia al petto e si avvicinò a lui con un sorrisino malizioso stampato sulle labbra.
<< Ed invece Satana in versione Paris Hilton ha preso mio fratello come una vittima da immolare per il suo spuntino quotidiano?>>, Bill fece un sorriso tanto ammiccante quanto falso trovandosi la sorellastra a cinque centimetri dal suo corpo, i gomiti sfioravano le costole del ragazzo. Sorrise compiaciuto notando quanto fosse piccola nei suoi confronti: questo gli dava un senso di potere su di lei.
<< Geloso perché tu non potrai mai essere una vittima della Diva-Satana-Regina delle Nevi?>>.
<< Oh, non ci penso proprio!>>, Bill diede un’occhiata al fratello che si stava avvicinando a loro tenendo lo zaino premuto sul bacino. << Non vorrei essere una tua preda neanche se mi pagassero con oro e vestiti Dsquared a volontà!>>.
Agnes portò una mano alla bocca con fare melodrammatico. << Sentilo! Sai cos’è Dsquared? Non vivi solo del mercatino delle pulci e di H&M?>>,ammiccò e gli posò la mano sulla guancia pizzicandogliela. << E brava Wihlelmina! Sappi che non saresti fra le mie possibili vittime neanche in una vita parallela in cui tu non sei uno sfigato depresso e sessualmente confuso.>>, ammiccò e gli diede un buffetto sulla guancia; inforcò i suoi occhiali e si avviò verso la scuola.
Bill serrò la mascella e solo dopo pochi minuti le urlò dietro un “FELICE DI NON ESSERLO, strega del male!”.
<< Tom, io…>>.
<< Tempismo perfetto come al solito, vero fratellino?>>, Tom sbuffò avviandosi verso la scuola.
<< Non potevo sapere!>>.
<< Lo so, Bill, lo so…>>, Tom ridacchiò e prese le scale antincendio per arrivare ad un bagno che non fosse popolato. << Mi aspetti fuori, vero?>>.
<< Io in realtà ero venuto a dirti che fra un quarto d’ora finisce il pranzo, che se non vogliamo stare nel tavolo dei novellini, dobbiamo stare con la strega e che…>>, si appoggiò al muro sospirando. << Tomiii! Non hai notato che una delle amichette di Satana è Sofie Star??>>, Bill batté il pugno sulla porta della Toilette dove il fratello si era chiuso. << Cioè SOFIE STAR! Colei che è sopravvissuta a Dieter Bohlen, Colei che ha sfiorato il podio di DSDS, colei che ora spopola in tutta la Sassonia…>>, sospirò.<< Toooomi!>>.
<< BILL, CAZZO, STO CERCANDO DI FARMI UNA SEGA!>>.
<< Oh…. Giusto. Sorry!>>.

All I feel is Strange;Where stories live. Discover now