Capitolo Terzo;

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Terzo Capitolo

<< Ma assolutamente NO!>>, la guardò dallo specchio. << E’ assolutamente fuori discussione!>>, pettinò con forza i capelli lisci e lunghi.
<< Bill e Tom devono ambientarsi e tu, signorinella, li porterai con te!>>, Sabine, appoggiata allo stipite della porta, guardò la figlia dall’alto dei suoi tacchi tredici sorridendo beffarda.
<< Mamma….>>, Agnes sospirò aggiustano i capelli in una coda alta. Andò dalla madre e le poggiò una mano sulla spalla. << Ho già accettato di portarmeli dietro questa sera, non voglio una cosa lamentosa e irritante dietro anche mentre faccio Shopping con le mie amiche.>>, schioccò la lingua ed uscì dal bagno scendendo velocemente le scale; prese il guinzaglio della sua cagnetta ed inforcò gli occhiali. << Cassie!>>.
La cagnetta corse dalla padrona e scodinzolò alzandosi sulle zampe posteriori poggiando quelle anteriori sulle gambe di Agnes. << CASSIE! I MIEI JEANS ARMANI NO!>>, la prese in braccio e le mise il guinzaglio color fuxia tempestato di strass.
<< Dove credi di andare, signorina?? Non ho ancora finito!>>, Sabine le sbarrò la strada mettendosi davanti la porta d’ingresso. << Tu porterai i tuoi fratelli con te alla Fayette e al KDW senza fare storie, mi sono spiegata? A meno che tu non voglia rinunciare alla sfilata sotto la porta di Brandeburgo.>>.
<< MAMMA QUESTO NON E’ LEALE!>>, Agnes sgranò gli occhi.
Quella sfilata era il suo sogno più profondo. Aveva fatto sfilate a New York, Los Angeles, Milano, Parigi, a Berlino stesso, ma mai era riuscita a conquistare quel monumento che tanto la affascinava. C’era qualcosa di magico lì, sotto quelle colonne, sotto quella Quadriga, in quella piazza meravigliosa. C’era qualcosa che l’affascinava e le metteva i brividi ogni qual volta passava con la macchina per andare a scuola, le sere tranquille passeggiando, quando si sentiva triste e si rifugiava tra le colonne di quella porta.
Era solo un fottuto monumento, ma lei ne era innamorata. Totalmente.
E il suo sogno ultimo era quello di fare una sfilata, una grande sfilata di Alta Moda proprio lì, con tutta Berlino che ammirava le sue creazioni e le luci che si riflettevano sulle colonne della porta.
E sua madre non poteva assolutamente ricattarla in quel modo!
Lei sapeva quanto fosse importante per lei.
<< Porta i tuoi fratelli in giro con te, Agnes!>>.
<< Ma perché?!>>, strillò.
<< Perché…>>, sospirò. << Agnes, amore mio, voglio che vi vediate come dei punti di riferimento, come una spalla a cui appoggiarsi più in là nel tempo.>>.
<< Io non voglio che Voldemort mi porga una spalla su cui piangere, io voglio solo andare a fare shopping!>>, guardò l’orologio a pendolo sul muro. << E sono fottutamente in ritardo! Le altre mi aspettano a Pariser Platz!>>.
<< Smettila di appellare Bill! Tu non lo conosci ancora….>>.
<< Spiacente, non è nelle mie priorità!>>, fece un sorriso splendente e prese le chiavi della Mercedes.
<< Agnes, tu uscirai con tuo fratello, che ti piaccia o no!>>, Sabine le prese dalle mani le chiavi dell’auto e salì le scale. << Bill, sei pronto, tesoro?>>.
Bill si guardò un’ultima volta allo specchio e scese le scale. << Tom non viene! Odia lo shopping ed io spero vivamente che la strega del male non mi rovini la giornata!>>.
Sabine rise e posò un bacio sulla guancia del figlioccio porgendogli le chiavi.<< Guida tu. Mi fido di te, Agnes deve imparare!>>.
Bill guardò le chiavi della Mercedes e poi la donna, mentre i suoi occhi si illuminavano e le sue labbra si allargavano in un sorriso trionfante. << Io…. La Mercedes….?>>.
Sabine le schiacciò l’occhio e ridacchiò salendo le scale.
<< Allora? Ti muovi?>>, Agnes sbuffò ed aprì la porta uscendo. << Voglio le mie chiavi!>>, fece entrare la cagnetta nell’auto dal lato del passeggero e sbuffò allungando una mano verso Bill che la raggiungeva con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
<< Il tuo peluche dovrebbe stare sul tappetino, non sui sedili di pelle, questi jeans costano un sacco!>>,Bill ammiccò guardando la sorellastra.
<< La mia Cassie non starà mai sui tappetini, primo. Secondo, è dieci volte più importante di te, quindi merita lei di stare avanti, terzo, pff! Sicuramente li avrai presi da un negozietto delle pulci!>>, Agnes ridacchiò allungando di più la mano verso di lui. << Chiavi, prego!>>.
<< Mi dispiace, ma oggi guido io, ordini dall’alto!>>, il ragazzo salì al volante e mise in moto. << Allora? Ti muovi?>>.
<< COSA???>>, Agnes salì al suo fianco prendendo Cassie fra le braccia. << ESCI IMMEDIATAMENTE DALLA MIA AUTO O IO… IO… IO TI MORDO!>>.
<< Spiacente. >>, Bill abbassò gli occhiali sugli occhi facendo retromarcia ed uscendo dalla villa. << Ma non ho interesse per le tue prestazioni sessuali!>>.
<< Nessuno ha interesse nel dartele, Wihlelmina!>>, Agnes incrociò le braccia al petto e guardò Cassie seduta comodamente sulle sue gambe. << Sai dov’è il KaDeWe, almeno?>>.
Bill si accese una sigaretta mentre svoltava verso il centro. << No.>>, ammise facendo il primo tiro. << Sto andando a La Fayette, se non l’hai capito.>>.
<< Ma le mie amiche mi stanno aspettando al KaDeWe!!>>, urlò rubandogli la sigaretta dalle dita. << E non ti ho dato il permesso di fumare nella MIA auto!>>, si portò la sigaretta alle labbra facendo un lungo tiro.
<< E poi, DIO, WILHELM!>>, rise guardando il filtro unto. << Metti davvero il lucidalabbra?>>, rise forte guardando il fratellastro. << Sei così fottutamente checca!>>
Bill si sporse stizzito e le rubò la sigaretta dalle labbra. << E tu devi per forza mettere queste etichette del cazzo a tutto ciò che non sia fottutamente mascolino e non abbia dei muscoli unti e un cazzo ben esposto?>>, girò gli occhi cercando un parcheggio in Friedrischstraße. << E poi è un burrocacao!>>.
Agnes accavallò le gambe e scrollò le spalle. << Non sono etichette. Sei tu che ti metti addosso l’etichetta della checca lamentosa; lo sai che puoi essere gay anche senza farlo notare a mezza Sassonia?>>.
Bill parcheggiò e piantò gli occhi nei suoi. << Primo: non sono gay. Secondo: che male c’è nel mettere il burrocacao? Terzo: guarda che un ragazzo che si trucca non è necessariamente gay. Gli stereotipi li fai tu e tutti quelli che credono come te che tutti i ragazzi un po’ più eleganti e con il trucco agli occhi siano per forza delle checche isteriche che non vedono l’ora di essere sbattute su un qualsiasi piano per urlare e farsi sentire da tutta la Germania. Ops, quella sei tu. >>, ammiccò prendendo la sua borsa di pelle.
Agnes lo guardò negli occhi sconvolta mentre Bill slacciava la cintura e scendeva dall’auto. << Allora, vieni?>>.
La ragazza prese la sua borsa e Cassie fra le braccia scendendo dalla propria auto per poi urlargli: << Come scusa?!>>.
Bill continuò a fumare ancheggiando tranquillamente sul marciapiede opposto alla Fayette, ammirando i negozi delle grandi firme; Agnes lo rincorse sui suoi tacchi e prese il suo polso facendolo voltare. << Come… come OSI?>>, urlò sconvolta.
Bill se la scrollò da dosso e continuò a camminare da solo.
<< WILHELM!>>, urlò ancora facendo voltare un gruppo di ragazzi vicino a Gucci e una vecchietta col carrello della spesa stracolmo. Bill di canto suo girò gli occhi al cielo e gettò il filtro sul marciapiede e si bloccò senza voltarsi; Agnes lo raggiunse e guardò il suo profilo attentamente. Poteva giurare di non aver mai, MAI nella sua vita, visto un profilo così perfetto come quello di Bill. I lineamenti erano femminili sì, ma bellissimi: il naso dritto con l’attaccatura alta, gli occhi truccatissimi e le ciglia lunghe, le labbra carnose così belle e delicate, la mandibola tesa era forse l’unico elemento che tradiva quel viso apparentemente femminile e delicato del suo fratellastro. Scosse il capo da quei pensieri ed imbronciò le labbra stringendo Cassie con una mano. << Primo punto: tu non mi lasci sola in quel modo, okay? Secondo punto: IO non sono una troia che ama farsi sentire da tutta la Germania! Terzo punto: COME SAREBBE A DIRE CHE NON SEI GAY?!>>, spalancò la bocca guardando Bill scoppiare in una fragorosa risata.
<< Perché eri così sicura sul fatto che fossi gay? Lo vedi che stereotipizzi tutto?>>, Bill la guardò entrando nel grande centro commerciale.
<< Beh…>>, Agnes si accorse che non aveva una risposta valida e presto si sentì una stupida davanti alla grande gaffe che aveva fatto. Arrossì mordendosi un labbro e lo seguì nell’area dei cosmetici.
Strano, si disse, di solito a lei non fregava molto di fare brutte figure; di solito lei NON FACEVA brutte figure!
Quel fottuto ragazzino egocentrico e megalomane aveva quella fottutissima capacità di farla andare in tilt e per questo Agnes sentì una strana sensazione nello stomaco: una grandissima voglia di picchiarlo, lì, davanti a tutti!
<< Ascolta, Bill… a me non importa un tubo della tua sessualità!>>, concluse.
Bill rise mentre frugava fra i profumi da uomo. << Non sai rispondermi, giusto?>>.
Agnes abbassò il viso e posò a terra Cassie mettendole il guinzaglio al collare. << No…>>, ammise.
Bill si sedette sulle caviglie e prese una boccettina quadrata ricoperta da un legno chiaro. << Wood.>>, sussurrò a se stesso spruzzandosene un po’ su un polso e poi su un tester.
Agnes posò la mano sul fianco e lo guardò dall’alto. << E’ di Dsquared. È in vendita da pochi mesi e hanno diverse varianti. Dean e Dan sono miei amici.>>, ammiccò guardandolo.
<< Adoro Dsquared.>>, sussurrò ancora annusando appena il tester.
<< Fa’ sentire!>>, Agnes gli levò il tester dalle mani e lo annusò facendo una smorfia. << Sì, mia piace, ma ora va abbastanza di moda, insieme al One Million.>>, ammise alzando le spalle. << Lo hanno tutti i ragazzi. Almeno…>>, si leccò le labbra. << Tutti quelli che conosco IO.>>.
Bill scosse il capo e mise il tester nel portafogli lasciando la boccettina al suo posto. << Immagino che siano anche i più belli e ricchi della scuola, non è così?>>, fece una smorfia canzonatoria.
<< OVVIO.>>.
Bill rise e si avviò verso le scale mobili.
<< Hey, non lo compri?>>, Agnes riprese Cassie fra le braccia e lo seguì.
<< Costa troppo e poi non voglio “mescolarmi” con i tipi che ti sei portata a letto. Sai, non vorrei che riconoscessi le tue vittime da immolare sniffandole, non vorrei essere fra di loro.>>, ammiccò.
Agnes rise ironica e girò gli occhi. << Spiacente, non amo il fetish.>>.

All I feel is Strange;Where stories live. Discover now