Prologo;

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Prologo

Attraversò quei grandi corridoi gremiti di gente come faceva da ben sette anni, con suo passo deciso, la borsa Louis Vuitton sulla spalla, gli occhiali da sole sul naso e guardò tutti i ragazzi ammiccante. La divisa era sbottonata scoprendo la pancia e il piccolo tattoo sul fianco con una scritta fluida e sfumata con tanti nastri d’inchiostro e un piercing hip surface nella elle che formava il simbolo dell’infinito. Tuttavia quel tattoo rappresentava l’unica parola che ancora non le apparteneva. Almeno, non  del tutto: Liebe. 
Sull’ombelico un navel d’argento e dalla scollatura appariva un top di pizzo nero, la cravattina era allacciata sul colletto e la gonna a pieghe grigia e nera posata sui fianchi.
Arrivò davanti ad un armadietto che aveva accuratamente fatto dipingere di nero laccato con dei tribali in argento e lo aprì. Quell’armadietto la distingueva da tutti gli altri. Sorrise con l’angolo della bocca e prese i libri di tedesco e un block notes, si guardò allo specchio che aveva fatto installare nell’armadietto e ripassò il rossetto rosso sulle labbra, sistemò il ciuffo nero e mise ancora un po’ di mascara sugli occhi castani.
<< Uhuh, la diva non si smentisce mai!>>, rise qualcuno alle sue spalle.
La ragazza guardò quella figura conosciuta attraverso lo specchio e sorrise maliziosa con un angolo della bocca. << Oh. La principessa ha cambiato look?>>, sussurrò voltandosi verso la ragazza con i capelli castani e le ciocche bionde. La sua divisa era molto più formale, alle gambe aveva delle calze fino alle cosce, la gonna era un po’ più alta rispetto a quella dell’amica e la camicia era allacciata coprendole la pancia, la cravatta era lenta sul petto. Era appoggiata ad un armadietto e fissava la ragazza dai capelli neri inarcando un sopracciglio. << A volte ci vuole, Agnes.>>.
<< Vieni qui, mi sei mancata, Sofie!>>, Agnes avvolse le braccia intorno al collo dell’amica e le stampò un bacio  sulla guancia. 
Sofie cercò di staccarsela da dosso e prese la sua borsa tornando a camminare nel corridoio affollato, dove la maggior parte dei ragazzi la squadravano dal basso all’alto, ammiccandole. Inarcò il sopracciglio e non li degnò di uno sguardo.  Agnes chiuse il suo armadietto e la seguì nel corridoio.
<< Che hai combinato in queste vacanze, mh?>>, sorrise guardandosi attorno.
<< Oh, concerti su concerti. Berlino è piena delle locandine col mio viso sopra. Ho devastato Neuköln e l’Arena a Treptow era gremita di gente! Non hai visto nessuna locandina?!>>, chiese sconcertata.
Agnes si voltò verso di lei sconvolta. << Sofie, sono APPENA tornata da Los Angeles!>>.
<< Oh, giusto. Come vanno le sfilate?>>.
<< Bene. La mia linea è piaciuta, OVVIAMENTE.>>, ammiccò squadrando il capitano della squadra di basket. Se lo sarebbe passato altre dieci volte. 
<< Tua madre è soddisfatta?>>, chiese lei guardando dritta davanti a sé.
<< Mia madre è totalmente FIERA di me.>>, gesticolò e seguì lo sguardo dell’amica. << Ohoh. Il capitano delle Cheerleader ore dodici!>>.
Una ragazza dai lunghi capelli castani le stava guardando con il sorriso stampato sulle labbra. 
<< Hellen!>>, urlò Sofie.
La moretta corse loro incontro e le abbracciò strette. << Oh, ragazze! Finalmente, non ne potevo più di queste vacanze!>>.
<< Hey! Ti vedo in forma!>>, ammiccò Agnes facendole fare un giro su se stessa. << Wooh!>>.
Hellen sorrise ed entrò nell’aula di tedesco gettando lo zaino sul banco dell’ultima fila accanto al muro. 
<< Puoi dirlo! Quest’anno sono andata in vacanza in Italia, ci siete mai state?!>>.
<< Oh, forse una decina di volte.>>, asserì Agnes sedendosi nel posto accanto ed accavallò le gambe.
<< Hey.  Agnes, come vanno i preparativi per il matrimonio di tua madre?>>, chiese Sofie sedendosi sul banco.
<< Nah, bene! Fra oggi e domani dovrebbero arrivare!>>.
<< Fra oggi e domani?!>>, urlò Hellen. 
<< Sì, sai che palle?>>.
<< Ragazze, guardate chi c’è!>>, ammiccò Sofie verso la porta.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi le guardò dall’alto del suo metro e settantacinque e si avviò da loro urlando. << Le mie dive!>>.
<< Sarah!>>, Hellen e Sofie la abbracciarono forte e Agnes le mandò un bacio volante.
<< Oh come mi siete mancate!>>, si sedette accanto ad Hellen ed accavallò le gambe.
<< Oh beh, tu vai a Los Angeles con la diva qui accanto, che pretendi?>>, rise Sofie.
<< Questioni di lavoro!>>.
<< E che lavoro! Sarah ha totalmente spopolato a Los Angeles, è una modella fantastica!>>, ammiccò Agnes posandole un bacio sulla guancia.
<< Di che parlavate, bimbe? Ho sentito gli ultrasuoni di Hellen e…>>.
<< Arrivano oggi!>>, urlò ancora Hellen.
<< Diventeranno i miei fratelli!>>.
<< I tuoi. Non i miei, cara!>>.
<< Oh Hellen, magari sono dei cessi!>>, rise Agnes.
<< Beh….>>, continuò Sofie. << Giudicando Gordon avrei SERI dubbi!>>.
<< Oh, perché siete tutte fissate col mio patrigno?>>.
<< Perché è figo!>>, risposero in coro le tre.
<< Okay, ammetto che se fosse vent’anni più giovane e non fosse il mio patrigno un pensierino ce lo farei, ma… Dio! Rimane il fatto che i vostri sogni erotici non mi riguardano minimamente!>>.
<< Fammi capire! Tu non hai MAI conosciuto i figli di Gordon?>>, chiese stupita Sarah.
<< Nah…>>, alzò le spalle lei guardando i tipi della squadra di basket che entravano nell’aula. << E ad essere sincera non m’interessa minimamente conoscerli.>>.
<< Ancora questa storia!>>, girò gli occhi Sofie.
<< Saranno due intellettualoni del cazzo. Insomma, Gordon poteva lasciarli a Magdeburgo no?>>.
<< Sì, certo!>>, girò gli occhi Hellen. << Quale padre lascerebbe i figli in provincia, quando ha la possibilità di sposare la più famosa stilista di Berlino, vivere in un Megavillone nel Mitte e mandare i figli a studiare al Graues Kloster? Sarebbe un pazzo!>>.
<< Ad ogni modo….>>, alzò le mani Agnes. << Vi terrò informate, okay?>>, ammiccò.
<< DEVI!>>, urlarono le tre. 
Agnes mordicchiò la penna guardando entrare in classe il capitano della squadra di basket che le rivolse uno sguardo ammiccante. << Non do seconde possibilità a nessuno, caro Dieter.>>, sussurrò a se stessa. 
<< Agnes è un pezzo esclusivo, fattene una ragione.>>, ammiccò.
Le ragazze ridacchiarono. << Sono tre anni che ci riprova!>>, rise Sarah.
<< OVVIAMENTE!>>, sorrise lei con un angolo della bocca. << Chi non vorrebbe una seconda volta con una fra le quattro ragazze più in vista della scuola?>>.
<< Oh, piccola!>>, Sofie schioccò le dita davanti ai suoi occhi. << Ricorda che la TU sei la stilista troietta più glam di Berlino, io sono la semplice cantante che spopola in questa città, Hellen il Capitano delle Cheerleader del Kloster e Sarah una semplice modella. Ti sei accorta che l’aggettivo “troietta” lo hai solo te?>>.
Agnes rise. << Oh mio Dio, quanto siete noiose! Io sarò anche una troietta, come dite voi, ma non do MAI una seconda possibilità. Sono una di lusso, io.>>.
<< Intanto però tutti i ragazzi migliori del Graue Kloster te li sei passati prima te!>>, ammiccò Hellen. 
<< Già! Che noia, quest’anno non c’è nessun tipetto interessante!>>, girò gli occhi lei.
<< Magari i tuoi nuovi fratellastri….>>.
<< HELLEN! NO! Caso chiuso!>>.
<< Ma…>>.
<< NO!>>.
<< Ragiona!>>.
<< Dio, che schifo, no!>>.
<< Vorrei proprio vederti!>>.
<< Okay! Ooookay. Ragazze, stop pensieri erotici sui miei nuovi fratelli!>>, rise lei alzandosi alla vista della prof.
Le ragazze risero e si sedettero composte ascoltando l’appello.
Al nome di ognuno di loro tutti gli occhi dei restanti venti compagni si posavano su di loro. Chi con ammirazione, chi con malizia, chi con invidia. Sebbene il Graue Kloster fosse il college privato migliore di Berlino, sebbene ci fossero solo figli di papà, ricchi sfondati, gente selezionata, alla vista di quelle quattro ragazze tutti si sarebbero potuti sentire inferiori. Erano le personalità più glam, più in vista, più alla moda, più chic di tutta la scuola… o forse di tutta Berlino stessa. 
Chi non avrebbe voluto essere come loro? 
Nonostante in quel college nessuno discriminasse nessuno, nonostante non ci fossero stereotipi, o qualsiasi tipo di razzismo, nonostante nessuno venisse preso in giro e tutti pensassero per se stessi, era totalmente impossibile non notare quelle quattro ragazze. 
Agnes sorrise fiera del suo ruolo nella società e, insieme alle sue amiche, iniziò a seguire la lezione. 
Quell’anno, l’ultimo per loro, era iniziato fin troppo bene.

All I feel is Strange;Where stories live. Discover now