Capitolo 1

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Come sempre ero sdraiato sul vecchio divano giallo in camera mia. I miei genitori mi avevano detto molte volte di buttarlo, ma ci ero troppo affezionato: era lì da ancor prima che nascessi io e praticamente è la che ho passato la maggior parte della mia vita. Mi piaceva molto sentire la mia schiena sui morbidi cuscini che si deformavano facilmente sotto il peso del mio corpo esile e la familiare forma dello schienale che sorreggeva le mia gambe appogiate su esso.

Osservavo il crepuscolo attraverso la finestra sul tetto che avevo la fortuna di avere in camera mia. Amavo quei colori così tenui e rilassanti, che creavano una mescolanza perfetta e radiosa. In quel momento degli uccelli stavano sorvolando la mia "finestra della pace", gracchiando e sbattendo le ali per librarsi in aria. Erano dei corvi. Non mi erano mai piaciuti i corvi, non ho mai capito perchè, forse per il loro colore nero pece, un colore che trasmette brutte emozioni. Continuai a seguirli con lo sguardo, vedendoli tutti, considerando che erano solo in tre. Ad un certo punto i corvi non continuarono a volare verso la direzione che stavano seguendo in precedenza, ma iniziarono a volare in cerchio sopra la finestra, come se fossero degli avvoltoi che avevano trovato una carcassa da ripulire. Per un momento mi sembrò che i corvi si fossero immobbilizati, come se il tempo si fosse fermato, permettendomi di notare i dettagli che la luce del sole disegnava sulle loro piume lucide e sui loro becchi appuntiti. Poi però la sensazione svanì ed i corvi tornarono a volare verso la loro direzione precedente, uscendo dal campo visivo che mi permetteva di osservare la finestra.

Ad un certo punto sentiì mia madre che mi uralava dalla cucina 《MATTEO! CI SERVE UNA MANO IN CUCINA!!》così dovetti salutare il mio divano ed andare. Nella stanza vidi mia madre e mio padre che, come al solito, cucinavano insieme. Ai miei genitori piaceva cucinare insieme, perchè era un modo per passare un po' di tempo tra di loro, considerando che durante la giornata erano sempre a lavoro e non potevano vedersi. Queste sono quelle piccole cose che mi piacciono di loro, come quando a tavola, mentre si parlano, si guardano negli occhi e si tengono la mano sopra il tavolo, perchè sono dolci e vere.

《Guarda, sopra il tavolo ci sono delle patate》mi disse indicando il tavolo di ferro per lavorare in cucina che i miei genitori usano sempre per cucinare 《Puoi pelarle e dopo tagliarle? Così le metto a friggere》risposi con un "Certo" accompagnato da un sorriso e inziai a fare il mio lavoro. Sono stato abituato fin da piccolo ad aiutare i miei genitori, e la cosa non mi dava fastidio, anzi, mi faceva piacere, perchè potevo passare del tempo con loro e notare come mia mamma teneva con delicatezza le verdure prima di tagliarle e come mio papà inarcava un sopracciglio quando lavava i piatti. Questi erano piccoli dettagli, che però mi faceva piacere notare nelle persone.《Matteo, guarda che così ti taglierai le dita》mi disse mio padre ridendo, notando la mia completa assenza dedicata ai miei pensieri《Scusa papà, stavo....pensando》dissi con un sorriso imbarazzato. 《Ah e dimenticavo di dirti che dopodomani viene a cena il mio collega Sergio, quello che si era trasferito in Germania》disse mio padre a mia madre, continuando a cucinare l' hamburger《Aspetta papà, ma Sergio non é quello che veniva spesso qua quando ero più piccolo?》

《Esattamente》rispose lui.

《Ah bene, cosa si cucina?》disse mia madre, ma proprio in quel momento suonò il campanello della porta facendomi chiedere chi potesse essere. 《Vado io!》dissi togliendomi il grembiule.

Corsi alla porta inciampando sul gradino da salire per entrare nel corridoio dell' ingresso, e quando arrivai afferrai la maniglia di ferro e la apriì, dando spazio ad un uomo alto, circa sull' età di mio padre, con i capelli neri e corti. Mi sorrise facendo apparire delle rughe sulle sue guancie ed ai lati degli occhi chiedendomi con uno strano accento che sebrava inglese《Ehm...ciao, scusami ma la mia auto si è giusto rotta qua d' avanti a casa vostra e non riesco a farla partire, avete per caso il numero di un meccanico?》rimasi perplesso per un attimo e dopo urlai《PAPÀÀÀÀÀ! VIENI UN ATTIMO!!!》

《ARRIVO!》disse apparendo nel corridoio. 《Salve, posso aiutarla?》chiese mio padre al signore facendogli così rifare il discorso che aveva fatto a me.

《Oh certo! Aspetti, prendo un attimo il telefono ed arrivo》disse mio papà scomparendo in salotto.

Il signore rimase fermo ad aspettare, come me, e notai dietro di lui un' auto con del fumo che fuoriusciva dal cofano, e una signora che la guardava preoccupata con due ragazzi uguali identici tra loro che parlavano. Arrivò mio padre che chiese《È quella l' auto?》all' uomo alla porta, che annuì sempre con un sorriso.

《Ok il meccanico sarà qui tra poco, intanto che ne dice se diamo un' occhiata all' auto?》

《Certo》rispose l' uomo sempre con il suo strano accento.

Andai insieme a mio padre all' auto del signore e vidi ancora da più vicino quei ragazzi: parlavano in inglese ed erano alti, più alti di me, avevano entrambi capelli neri pettinati alla stessa maniera, con il ciuffo all'insu, e mi facevano provare una certa curiosità...ma non ci feci caso e iniziai a guardare mio padre che osservava le condizioni dell' auto, così in caso gli fosse servito aiuto sarei stato pronto.

《Matteo, puoi andare dentro a prendere la mia cassetta degli attrezzi?》 Mi chiese mio padre dopo aver esaminato le condizioni dell' auto《Certo!》risposi iniziando a correre in casa, ma proprio mentre passavo vicino ai due ragazzi inciampai sul marciapiede e caddi, ma uno dei due, quello più vicino a me, mi afferrò al volo cingendomi con le sue braccia, accarezzandomi la schiena. Mentre mi stringeva ci guardammo intensamente negli occhi, e notai il colore ambrato con screziature più scure delle sue iridi, e quasi mi ci persi, poi però sentiì il sangue affluire sulle mie guance e balbettai《G-g-grazie》

《Prego》disse lui, con un sorriso. Stranamente non aveva nessuno strano accento. Mi ricomposi in fretta e corsi dentro a prendere la cassetta per gli attrezzi, ancora imbarazzato, e quando usciì fuori notai che il meccanico era arrivato.

Mi avvicinai appena in tempo per sentire il meccanico dire 《Mi dispiace, ma ci vorranno diversi giorni per aggiustare quest' auto》

《Ah, capisco》disse il signore con il suo strano accento.

《Ora la porto in officina e quando sarà pronta vi chiamerò io》disse il meccanico 《Ok, grazie》rispose il signore con un sorriso.

Quando il meccanico si allontanò il signore disse a mio padre 《La ringrazio moltissimo dell' aiuto, sà per caso se c' è un albergo qui nei dintorni?》mio padre parve perplesso e poi rispose 《Ehm...no, almeno non qui vicino, di solito qui non ci sono molti turisti》

La signora disse qualcosa in inglese al signore che rispose 《I don't know》e mio padre sembrò capire per cui disse 《Ma...se volete potete rimanere da noi, abbiamo una stanza degli ospiti...》I signori assunsero un' espressione molto sorpresa, e vidi uno dei ragazzi che mi si avvicinava, quello che prima mi afferrò al volo, e disse 《Hey!》

《Hey!》gli risposi io, un po' imbarazzato.

《Piacere》disse lui 《Io sono Grayson》

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